Recensione

Assassin's Creed Pirates

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a cura di LoreSka

L’universo di Assassin’s Creed tra giochi, romanzi, fumetti e – prossimamente – film, ha raggiunto dimensioni piuttosto ragguardevoli. Anche se molti hanno accusato Ubisoft di avere spremuto il brand come un limone per ricavarne il più possibile in termini economici, spesso sacrificando la qualità, è innegabile il fascino di questa serie.
Di conseguenza un prodotto come Assassin’s Creed Pirates, titolo disponibile su Google Play e Apple Store, è oltremodo interessante. Perché, anziché adattare concept e storia di Assassin’s Creed IV: Black Flag ai dispositivi portatili, usa l’ambientazione piratesca del gioco per fornirci una storia diversa, che nulla ha a che vedere con la vicenda di Edward Kenway e che dovrebbe fornire uno scorcio differente del periodo storico.
Una stori(ell)a
Gli ingredienti ci sono tutti: personaggi storici, misteri da svelare, l’Abstergo coinvolta nei suoi piani più o meno loschi e, ovviamente, un crescendo di avvenimenti. Il problema è che il tutto viene introdotto in maniera frettolosa, con dialoghi di una preoccupante banalità. Il nostro eroe, Alonzo Batilla, nel primo minuto di trama passa dall’essere un prigioniero a un capitano di vascello, con un twist narrativo che rasenta il ridicolo. Appare chiaro che gli sviluppatori hanno voluto andare subito al dunque, lanciando il giocatore nella mischia dopo pochi istanti dall’inizio del gioco. La soluzione è giusta da un punto di vista della grammatica videoludica: i giochi mobile non si possono perdere certo in chiacchiere. Al contempo, così facendo chi ha creato il gioco ha gettato alle ortiche tutto il fascino della serie Assassin’s Creed, banalizzando una vicenda che aveva quantomeno un buon potenziale e che si poteva e doveva sfruttare maggiormente.
Spara, esplora, spara, esplora
Le meccaniche di gioco di Assassin’s Creed Pirates sono contemporaneamente semplici e complesse. Da un lato, abbiamo l’esplorazione e le battaglie navali. Il mondo è suddiviso in varie aree accessibili con un intricato sistema di leveling, e ogni area può essere navigata in free roaming, sia attraverso la normale navigazione che attraverso un sistema di viaggi rapidi, che ci consente di tracciare la rotta con il dito in una maniera alquanto intuitiva.
Le battaglie navali, invece, sono parzialmente guidate: il gioco pone la nostra nave fianco a fianco con la nave nemica. Quando i propri cannoni sono carichi è possibile fare fuoco, mentre quando il nemico attacca è necessario schivare i colpi premendo due pulsanti. Il successo è più una questione di tempismo che di reale abilità, e in definitiva gli scontri non sono particolarmente ostici e tendono molto rapidamente alla noia, specie quando si protraggono troppo a lungo.
Le missioni si differenziano tra missioni d’assalto, in cui spesso dobbiamo completare un minigioco stealth con vista dall’alto, nel quale dobbiamo evitare le navi di pattuglia per giungere a un bottino. Ci sono poi missioni di recupero di oggetti, legate a una trama secondaria. O, ancora, vi sono missioni che prevedono di liberare un punto di sincronizzazione per sbloccare i viaggi rapidi o cacce al tesoro scomparso. Quasi tutte le missioni prevedono uno scontro navale, fatta eccezione per le missioni in cui dobbiamo condurre la nostra nave a vele spiegate verso un tortuoso percorso a checkpoint. Se ne deduce una sostanziale ripetitività delle meccaniche di gioco, che non è certo aiutata dal sistema di combattimento che abbiamo descritto poc’anzi, anch’esso estremamente tedioso e poco impegnativo.
A controbilanciare questi problemi vi è l’affascinante sistema di livelli e punti esperienza, che consente di potenziare la propria ciurma e di migliorare la propria nave, il tutto a costo di risorse recuperate a seguito degli scontri armati nell’oceano.
Il gioco si ferma qui: non vi sono parti a piedi, non vi sono elementi che richiamino Assassin’s Creed IV al di fuori delle battaglie navali, peraltro rese infinitamente più schematiche del quarto capitolo della celebre saga. Ed è un vero peccato.
Bello da vedere, intuitivo da giocare
Non è tutto da buttare, però. Pirates è un gioco tecnicamente molto valido, che offre scorci spettacolari. Lo abbiamo provato su di un iPad Air, che ci ha offerto un risultato eccellente sia dal punto di vista grafico che dal punto di vista dei tempi di caricamento, ridotti al minimo.
La struttura free roaming del gioco è un altro grande aspetto positivo. Sembra quasi incredibile che gli sviluppatori siano riusciti a ricreare l’oceano di Assassin’s Creed in un dispositivo portatile, ed è davvero bello solcare il mare e cercare le navi da assaltare con il proprio cannocchiale.
Anche il sistema di controllo è particolarmente azzeccato. Il gioco non richiede che un brevissimo tutorial per apprendere tutte le meccaniche, e grazie al sistema di leveling svela piano piano diverse carte che contribuiscono a ricreare l’esperienza.
Ottima l’idea di recuperare molti asset sonori dal gioco per console e PC: in Assassin’s Creed Pirates ritroviamo infatti le musiche, gli effetti sonori e persino i canti pirateschi di Black Flag.

– Tecnicamente molto valido

– Bel sistema di leveling

– Ottimo free roaming

– Tanti, noiosissimi scontri navali

– Storia abbozzata, quasi ridicola

– Meccaniche ultra-ripetitive

6.0

Assassin’s Creed Pirates è, per molti versi, un’occasione persa. La roboante componente tecnica riesce a tenere a galla, almeno in parte, un gioco che soffre di un’eccessiva ripetitività negli scontri, ma che si salva in corner grazie a un buon free-roaming e a qualche leggera ma piacevole componente di ruolo. Se solo il gioco avesse offerto qualche scorcio narrativo più profondo, probabilmente sarebbe un must buy per tutti i fan della saga. Ma, così com’è, è un prodotto rivolto soltanto a chi ama a dismisura la serie e intende gustarsi un po’ di buona grafica sul proprio dispositivo portatile.

Voto Recensione di Assassin's Creed Pirates - Recensione


6