Recensione

Arslan: The Warriors of Legend

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a cura di FireZdragon

Il genere dei musou è fermo da ormai dieci anni. Le innovazioni e le evoluzioni nel gameplay sono state talmente poche e poco significative che quando si prende in mano un nuovo capitolo di qualsiasi serie bisogna andare con il lanternino a cercare le novità.Pur di evitare un’evoluzione del suddetto genere le case hanno allora trovato altri escamotage per far vendere il prodotto, perseguendo ovviamente la via più facile: quella delle licenze.One Piece, Ken il Guerriero e Saint Seiya sono solo alcune delle più famose e ad aggiungersi alla pletora di rivisitazioni in salsa musou arriva proprio in questi giorni anche La Leggenda di Arslan, trattata oggi nella nostra recensione.

Dalla notte dei tempiLa Leggenda di Arslan non è una serie di gran presa in occidente e non è detto che tutti la conoscano. La storia che fa da sfondo all’avventura narra le gesta del principe Arslan e degli intrighi di palazzo che vogliono sovvertire il regno, scatenando così una guerra di proporzioni epiche. In tutto questo noi dovremo guidare il principe e i suoi fedeli sudditi alla riappacificazione delle terre, sfidando la nostra giovane età e alcuni cattivoni piuttosto canonici.La storyline principale si dipana attraverso un buon numero di livelli, per un’avventura che vi terrà impegnati una decina di ore durante la vostra prima run, ma potrebbe portarvi via molto più tempo se vorrete tentare di portare a termine il gioco al livello di difficoltà più alto dove, come sempre, i nemici invece di mettere in campo migliori strategie di attacco resisteranno semplicemente ad un quantitativo di colpi maggiore e causeranno danni più ingenti.Lo schema di gioco per portare a termine i differenti stage rimane ancorato saldamente al genere, con azioni da compiere in maniera lineare liberando varie zone di confine per arrivare poi al cuore della mappa e sbaragliare il generale di turno. Sulla vostra strada, nemmeno a farlo apposta, migliaia di soldati scarsamente armati che renderanno le vostre giornate un continuo button mashing nella speranza di liberarvi il più in fretta possibile di loro.Le meccaniche di combattimento non variano in alcun modo rispetto alle altre iterazioni della serie, con la necessità di concatenare tra di loro attacchi veloci e potenti per sfoderare la potenza nascosta delle vostre armi. Ecco che allora i personaggi diventano tritacarne immortali capaci di sbaragliare da soli intere formazioni avversarie senza battere ciglio, con un sistema che diventa ripetitivo e noioso già dopo i primi dieci minuti di scontro.Il gioco non ci prova nemmeno a dare più pepe al combat system, limitandosi semplicemente ad aggiungere speciali danni elementali alle armi mano a mano che il vostro personaggio salirà di livello. A differenza dei musou Omega Force, infatti, questa volta i capitani dell’esercito avversario non avranno più la possibilità di far cadere armi ed equipaggiamento di vario tipo una volta sconfitti, quanto piuttosto semplici carte che andranno a modificare le vostre statistiche passive.Ognuna di queste carte viene contrassegnata da una lettera che ne indica la rarità e, ovviamente, la potenza. Potrete equipaggiarne tre per ogni personaggio liberamente oppure affidarvi ai set precostruiti con bonus speciali alle statistiche creati per l’occasione.Nel nostro caso, abbiamo semplicemente optato per la combinazione che forniva più potere d’attacco in modo da finire in fretta i livelli, ma nulla vi vieterà di optare per una quantità maggiore di vita, di difesa o di barra speciale, fino ad arrivare a potenziamenti per le Mardan Rush, mosse speciali attivabili in determinati punti della mappa e grazie alle quali potrete liberare la vera potenza distruttiva del vostro esercito. Per rendere i generali nemici più resistenti Koei Tecmo ha poi optato per una speciale barra da distruggere prima di andare a intaccare la vita del nemico. Il problema più grosso è che questa specifica barra si rigenera velocemente, tanto da costringervi a romperla più e più volte nello stesso combattimento. Un fattore che aumenta inutilmente la durata dello scontro e che non ci è proprio piaciuto.

Rush Zone, la vera novitàQueste aree, contrassegnate da un’aura blu, vi permetteranno di richiamare la cavalleria, di lanciarvi in carica con la fanteria oppure di scagliare frecce incendiarie sul nemico. In questo modo potrete liberarvi di centinaia di soldati semplicemente camminandoci in mezzo o, in alternativa, sfruttare le cariche per sbloccare passaggi bloccati o disintegrare le macchine d’assedio nemiche.Tutto è comunque molto lineare e il gioco vi porta obbligatoriamente ad utilizzarle in determinati punti, mettendo la vera strategia da parte per l’ennesima volta. Essendo l’anime da cui è tratto questo videogioco una storia medievale, mancano le armi più fantasiose viste negli altri musou, anche se qualche “licenza poetica” è stata presa così da far combattere Narsus con il suo pennello o Gieve con il magico liuto che si porta appresso.Tutti gli altri personaggi, una quindicina in tutto, avranno invece in dotazione un’arma principale e, solitamente, un arco e una lancia, che potranno essere scambiati in combattimento per prolungare le combo o cambiare stile di gioco al volo. Il sistema funziona in maniera fluida ma quello che apporta al gameplay, come detto nell’incipit, è una variazione davvero minima e ininfluente delle classiche meccaniche musou.Probabilmente gli sviluppatori volevano porre l’accento questa volta sui combattimenti a cavallo, feature che purtroppo non gli è riuscita particolarmente bene dato che questi risultano legnosi e scomodi, e in definitiva combattere a piedi regala sicuramente qualche soddisfazione in più. In larga parte è colpa del motore del gioco che ha sempre trattato i combattimenti in sella come elemento di contorno e che ora non riesce proprio a farli diventare parte integrante del gameplay.Le animazioni dal canto loro sono invece più che apprezzabili, con alcuni tocchi di classe che gli amanti della serie originale apprezzeranno sicuramente, ma che ancora perdono di fluidità quando si effettuano salti o si cerca di interagire in maniera limitata con l’ambientazione.

Piattezza esasperanteÈ tutto il comparto tecnico in realtà a risentire del peso degli anni, nonostante un effetto cel shading ben realizzato e che va, almeno parzialmente, a coprire le magagne più grosse.Se è vero che i personaggi risultano curati e apprezzabili, è altresì vero che le ambientazioni scarse di poligoni e con texture davvero lontane dall’alta definizione rendono il gioco nel complesso solo sufficiente. Per gli appassionati della serie invece, nota positiva è il parlato in giapponese, con i sottotitoli però solo in lingua inglese e le voci riprodotte sia dalle casse della tv che dal pad ps4, una decisione inspiegabile che crea semplicemente un fastidioso eco del sonoro.Ad aggravare la situazione di questo musou è purtroppo il roster di personaggi estremamente limitato, in netta controtendenza al lavoro svolto negli altri episodi del genere. Una volta terminata la trama principale vi ritroverete con circa quindici personaggi selezionabili, da utilizzare poi in Free mode per ripetere le battaglie già affrontate, sempre che ne abbiate ancora voglia.La tipologia di narrazione invece ci è piaciuta e oltre a ripercorrere la storia della serie ci fa vivere le avventure con gli occhi dei vari protagonisti, saltando da un personaggio all’altro nel bel mezzo della missione, elemento questo che riesce ad attutire la ripetitività classica della produzione.

– Qualche nuova idea nelle meccaniche di gioco

– Personaggi ben disegnati

– Un monte ore di gioco cospicuo

– Tutti i difetti classici dei musou, nessuno escluso

– Non tutte le innovazioni sono riuscite

6.5

Arslan: the Warriors of Legend porta minime novità al genere dei musou e se avete già giocato ad un qualsiasi altro capitolo di questa longeva serie sapete esattamente cosa aspettarvi. A mescolare un po’ le cose ci pensano un sistema di carte per potenziare le vostre statistiche, le rush zone grazie alle quali sbaragliare interi eserciti in pochi istanti e una gestione delle armi leggermente diversa dal solito. Tutto il resto invece galleggia ai livelli dei classici titoli Koei Tecmo.

Voto Recensione di Arslan: The Warriors of Legend - Recensione


6.5