Recensione

Archimedes

Avatar

a cura di Francesco Ursino

Spulciando il catalogo Steam ci si imbatte spesso in prodotti sviluppati con un budget ridotto, ma nonostante ciò fantasiosi e capaci di proporre esperienze fuori dagli schemi. Caratteristiche, queste, che è possibile ritrovare in Archimedes, titolo indipendente oggetto di questa recensione.

Volevo un gioco, mi ritrovo un emulatoreLa prima sorpresa di Archimedes avviene subito dopo l’avvio dell’eseguibile: il giocatore, infatti, non si ritroverà davanti a un classico menu principale, ma bensì alla fase di boot di un sistema operativo esteticamente simile a Windows 95. Una volta apparso il desktop, sulla destra, si aprirà la finestra di un programma di messaggistica, occupata dal saluto di un misterioso interlocutore. Da qui, dunque, partirà l’esperienza di gioco vera e propria, che porterà il giocatore all’interno di una storia sostanzialmente breve, e capace di instillare una seppur minima voglia di vedere dove vada a parare il tutto. Non insistiamo molto sui particolari del plot anche perché, come prevedibile, l’esperienza proposta è assai breve, (dalla durata di circa novanta di minuti), e risulta peraltro ben poco rigiocabile. L’elemento di maggiore interesse di Archimedes, dunque, risiede nella sua natura di gioco che finge che di non essere tale; nell’ambito della finzione narrativa, infatti, l’avatar che andremo a impersonare si dirà sorpreso del fatto che il gioco appena acquistato si sia rivelato essere un vecchio sistema operativo emulato, ed è anche vero che più volte il titolo stesso ci inviterà a chiudere l’eseguibile, e a compiere ricerche nel mondo “reale”. Questa commistione tra finzione e realtà, realizzata in modo simile a quanto proposto anche da alcuni titoli mobile, rappresenta sicuramente l’elemento distintivo della produzione sviluppata da Joshua Hughes.

Attività collateraliNel concreto, non sembra sia possibile parlare di vero e proprio gameplay: quello che il giocatore dovrà fare, all’interno del gioco, sarà utilizzare il sistema operativo Intra, simile in tutto e per tutto a una iterazione qualsiasi di Windows. C’è da dire, entrando nel dettaglio, che siamo rimasti un po’ delusi dal modo in cui è stata costruita l’interazione con il nostro misterioso interlocutore attraverso il programma di messaggistica. Tutto quello che il giocatore potrà fare, quando interpellato, sarà premere alla rinfusa i tasti sulla propria tastiera: facendo ciò, infatti, il gioco provvederà a scrivere le linee di dialogo già impostate, difatti togliendo ogni possibilità di interazione più profonda. In ogni caso, la discussione con il nostro potenziale alleato (conosciuto nel gioco solo con il nickname “User2409”) genererà delle interessanti dinamiche che, volendo utilizzare parole particolarmente ricercate, è possibile definire metavideoludiche. Anche in questo ambito, entrare nei dettagli vorrebbe dire “spoilerare” importanti parti della trama, ma dobbiamo pur dire che il titolo spingerà molte volte il giocatore ad uscire dalla dimensione fittizia della sua storia, per spingerlo ad utilizzare strumenti del tutto quotidiani. Che si tratti di scaricare file e archivi partendo da un link, oppure di ricercare location su Google Maps, è possibile dire che è proprio questo continuo mescolarsi tra finzione e realtà la caratteristica più interessante di tutta la produzione. Si tratta, peraltro, di una trovata intelligente, perché ha permesso di creare dinamiche di gioco sfiziose e sostanzialmente a costo nullo, ma che presenta un importante lato negativo. Come intuibile, il titolo presenta testi in inglese, ma non basta. In un determinato frangente, infatti, il giocatore sarà chiamato anche ad ascoltare dei dialoghi nella lingua di Albione che, spulciando il forum di Steam dedicato al gioco, sembrano essere difficilmente comprensibili anche da alcuni anglofoni.In ogni caso si può comprendere, alla luce di quanto detto, come non sia possibile parlare di un titolo con un vero e proprio contenuto videoludico, ma bensì di una sorta di puzzle game che invita il giocatore a far parte della finzione narrativa, ed a credere che tutto ciò che sta accadendo davanti ai propri occhi abbia un riscontro anche nel mondo reale. Da questo punto di vista, allora, Archimedes può avere un qualche interesse.

Visioni dal passatoEsteticamente, la prima impressione che abbiamo avuto avviando Archimedes è stata quella di essere davanti ad un titolo in grado di riprendere lo stile di Her Story. Anche nel gioco ideato da Sam Barlow, infatti, era possibile agire all’interno di un vecchio sistema operativo dalla limitata interattività. Le analogie tra i due giochi finiscono qua, ma abbiamo voluto in ogni caso affiancarli per far rendere conto di quale aspetto grafico si stia parlando. Va detto che, in qualche modo, avvicinandosi al titolo l’impressione data ad alcuni è stata quella di un prodotto appartenente al genere horror, o comunque in grado di dare scariche di adrenalina o possibili jumpscare. Se cercate un gioco del genere, vogliamo renderlo chiaro, Archimedes non è una buona scelta, considerato che il titolo non proporrà alcuna scena anche solo minimamente avvicinabile a un prodotto horror. Poco da dire dal punto di vista del comparto audio che, oltre ai circoscritti problemi relativi alla lingua inglese citati in precedenza, proporrà solo alcuni rumori di fondo, oltre che accompagnamenti audio selezionabili navigando tra impostazioni del sistema operativo.

HARDWARE

Requisiti minimi:Sistema operativo: Windows Vista Processore: 2 GHz Dual Core Memoria: 2 GB di RAM Scheda video: supporto alla risoluzione 1366 x 768Memoria: 300 MB di spazio disponibile

Requisiti consigliati:Sistema operativo: Windows 7+ Processore: 2 GHz Dual Core Memoria: 4 GB di RAM Scheda video: supporto alla risoluzione 1366 x 768Memoria: 300 MB di spazio disponibile

– Commistione tra finzione narrativa e realtà ben progettata

– Rigiocabilità nulla

– Scarso impatto videoludico

– I meno avvezzi all’ascolto della lingua inglese potrebbero avere problemi

6.0

Archimedes è un titolo estremamente peculiare: una definizione, questa, la quale dovrebbe sottintendere il fatto che quella proposta da Joshua Hughes è un’esperienza definibile come una sperimentazione metavideoludica che mischia realtà e finzione. Questa continua commistione, infatti, trova un valido appoggio nelle attività richieste al giocatore, che dovrà compiere azioni in un contesto reale, utilizzando strumenti quotidiani quali il proprio browser, il client mail o Google Maps. Un esperimento sufficientemente riuscito, dunque, anche se probabilmente appetibile solo ai giocatori in cerca dei titoli maggiormente fuori dagli schemi.

Voto Recensione di Archimedes - Recensione


6