Anteprima

ArcheAge

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a cura di Plinious

Negli ultimi anni il mercato dei giochi multiplayer online ha visto imporsi la diffusa tendenza a sviluppare titoli che facessero un uso massiccio dell’istanziamento, ovvero quel meccanismo che porta i server a generare più “bolle” di una determinata mappa di gioco, all’interno di ognuna delle quali si trova un gruppo di giocatori più o meno limitato. Se una decina di anni fa il concetto di open world per un MMO era quasi d’obbligo (da EverQuest a World of Warcraft, gli esempi certo non mancano), in tempi più recenti molte software house hanno deciso di puntare su ambienti virtuali istanziati, limitati e più facili da gestire, magari ponendo l’accento sulla modalità cooperativa; in questo senso lo stesso Destiny di cui si parla tanto in questi giorni ne è una fulgida dimostrazione, così come l’atteso The Division. Questa creazione di tanti “mondi paralleli” va però a scapito della socializzazione e della componente massiva, che spesso costituiscono il vero fulcro attorno a cui si cementifica la community di un MMO.
Fa dunque piacere, di tanto in tanto, vedere che esistono ancora GdR online che scelgono di concedere al giocatore un mondo aperto, persistente e realmente massivo in cui poter vivere la propria avventura in compagnia di centinaia di altri player. È per questo e altri motivi che abbiamo accolto con interesse ArcheAge, MMORPG free to play sviluppato da XL Games, uscito in Corea già a inizio 2013 ma solo adesso al debutto nel mercato europeo.
ArcheAion?
Innanzitutto ArcheAge si pone come un “sandpark”, ovvero un ibrido tra i sandbox e i themepark, i MMORPG più guidati che seguono il solco tracciato da World of Warcraft. Il gameplay di ArcheAge, che ruota attorno alle solite quest da completare, mostri da uccidere e livelli da conseguire, è infatti accompagnato da feature più libere, come un’economia player driven, l’housing non istanziato e la possibilità di volare e navigare senza restrizioni nel mondo di gioco. Fondamentale è però mantenere un equilibrio, dare un senso a entrambe le fasi, altrimenti il rischio è quello di scontentare tutti non fidelizzando né gli amanti dei sandbox né quelli dei giochi di ruolo classici.
L’inizio è assolutamente nella norma: alla creazione del personaggio si sceglie una tra quattro razze, i Nuian (umani occidentali), gli Elfi, i Nirran (razza dalle sembianze vagamente feline) e gli Harani (umani dai tratti somatici orientali). Queste razze sono divise in due fazioni contrapposte: la prima abita il continente a Ovest e la seconda quello a Est. Le due terre sono separate dal mare, mentre a Nord, più lontano, sorge un terzo continente, Auroria, che non appartiene a nessuna delle due fazioni e sarà terreno di conquiste (nonché di PvP selvaggio). Ma di questo parleremo più tardi.
Dopo aver scelto i tratti fisici e facciali del nostro PG dobbiamo deciderne la classe tra sei skillset, archetipi primari, che dopo aver raggiunto il livello 10 potremo combinare con altri due skillset a scelta per creare una classe unica e adatta alle nostre esigenze. Grazie anche a quattro skillset di supporto, ArcheAge permette di creare più di cento classi diverse incrociando le varie specializzazioni possibili. Peccato che tale ricchezza di build sia vanificata da un combat system non action ma “tab-1-2-3”, simile a quanto sperimentato in decine di altri MMO del passato: in altre parole si individua un mob, lo si prende come bersaglio e lo si affronta attivando le varie skill presenti sulla barra d’azione finchè non lo si vede stramazzare al suolo. Il tutto ripetuto per enne volte (laddove con “enne” si intende un numero molto alto).
Il setting del gioco è fantasy, con quello stile tipicamente orientale in cui un po’ tutti gli NPC maschili sono dei bellocci biondi e con gli occhi azzurri mentre quelli femminili giovani donzelle con gli occhi a mandorla. A dirla tutta, finora il lore non ci è parso particolarmente originale o denso di spunti interessanti, ma siamo solo alle fasi iniziali di gioco. Resta comunque una certa sensazione di déjà vu per un setting che non sembra discostarsi più di tanto da quanto già visto in diversi altri MMORPG coreani, per esempio Aion.
ArcheAge of Conan?
Dove invece ArcheAge fa la differenza è nel modo in cui è possibile fruire di questa ambientazione, ovvero l’esplorazione del mondo virtuale. Non a caso prima parlavamo di un ritorno di fiamma dell’open world: in ArcheAge c’è ben poco di istanziato, o almeno non lo abbiamo ancora incontrato. Superata la divisione in server tipica degli MMO, quel che ArcheAge propone è un mondo enorme, persistente e in cui i player possono interagire “fisicamente” tra loro. L’interazione con l’ambiente si attesta su alti livelli e permette di compiere azioni come accendere e spegnere lanterne, aprire e chiudere porte o addirittura arrampicarsi sugli alberi. Azioni sostanzialmente inutili, ma che contribuiscono ad aumentare l’immersione. Per incentivare l’esplorazione al giocatore vengono poi forniti diversi mezzi di trasporto per spostarsi in terra, in aqua e persino in cielo. Andiamo per ordine: sulla terraferma ci si può muovere più rapidamente con le cavalcature (una diversa per ogni razza) o anche tramite le varie carrozze che collegano una città all’altra. Per spostarsi velocemente sull’acqua è possibile comprare o costruire una barca, una nave o, nel caso di gilde potenti, anche un vero galeone con cui combattere solcando i mari. Inoltre il gioco ci regala ben presto anche un glider, ovvero un aliante con cui potersi librare in volo e ammirare gli splendidi paesaggi. Insomma, ArcheAge vuole lasciare il giocatore libero di scegliere dove andare e come arrivarci: sotto questo punto di vista, fatte le dovute eccezioni, il titolo ci ha ricordato Star Wars Galaxies per il feeling di libertà che si respira vagando per il mondo di gioco.
Con il compianto MMORPG di Sony Online Entertainment ArcheAge condivide un’altra caratteristica importante, ovvero l’housing system. Il titolo consente infatti di possedere e gestire case e fattorie private: queste costruzioni non fanno parte di un’istanza separata ma vengono “piazzate” nel mondo che tutti i player possono vedere, a patto di essere sul medesimo server. Il farming è curato fin dei dettagli, con la possibilità di inaffiare le piante, far crescere il raccolto, posizionare degli spaventapasseri per allontanare i corvi e molte altre azioni che dobbiamo ancora vedere.
Dark ArcheAge of Camelot?
Per fortuna però ArcheAge non è solo quest, case e fattorie. Oltre alle feature social e PvE è infatti presente una corposa componente competitiva: il PvP è di fatto possibile a partire dalle zone di livello 30, che sono aree “contested” e contemplano quindi lo scontro tra player, e rappresenta il perno attorno a cui ruoterà l’endgame. I giocatori possono impersonare non solo degli eroi, ma anche artigiani, pirati e tagliagole, con tutto ciò che ne consegue in termini di possibilità di gameplay: i mercanti potranno ad esempio organizzare una carovana di beni preziosi che collega più regioni e assoldare dei mercenari a proteggerli, mentre ladri e briganti avranno le loro buone ragioni per attaccare la carovana e tentare di impossessarsi della sua mercanzia.
Lo stesso dicasi per il controllo territoriale, visto che le grandi gilde possono edificare castelli e fortezze che potranno poi essere cinte d’assedio (ed eventualmente distrutte) dalle alleanze rivali. L’ambiente di gioco promette dunque di essere dinamico e in continuo cambiamento a seconda delle azioni dei giocatori stessi.
Tecnicamente, infine, ArcheAge non presta il fianco a critiche: nonostante l’uscita qui da noi in notevole ritardo rispetto al mercato orientale, il titolo mantiene comunque un aspetto grafico d’impatto e una buona pulizia grazie all’uso del CryEngine 3. Chiaramente è da valutare con attenzione la stabilità dell’engine e le performance con molti giocatori a schermo, fattore cruciale per la riuscita del PvP massivo.
Un lancio non da Rift
Purtroppo il lancio si è rivelato estremamente sofferto e travagliato. Trion Worlds, publisher europeo di ArcheAge, non ha saputo gestire la situazione con la stessa diligenza e precisione con cui aveva orchestrato l’uscita di Rift, MMORPG ricordato proprio per il lancio liscio come l’olio. Al contrario i problemi sono iniziati fin dall’headstart del 12 settembre, quando i server avrebbero dovuto accogliere i founder, coloro che avevano preordinato il titolo. La mole di giocatori presenti ha però mandato in tilt i server, causando disconnessioni, crash e file chilometriche per loggare. Ora che il gioco è disponibile per tutti la situazione non è sicuramente migliorata, vista la gran quantità di free player, ma Trion Worlds ha aperto tre nuovi server europei nel tentativo di rimediare alle difficoltà. Speriamo che questi si rivelino solo problemi di gioventù e che il gioco continui a essere supportato con regolarità.
In quanto free to play, ArcheAge è scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale. Va tuttavia approfondito il discorso riguardante il canone mensile (soprannominato Patron): per poter craftare e gestire una fattoria sono infatti necessari Labor Points, valuta che per i giocatori Patron cresce più velocemente e anche mentre si è offline a differenza degli altri utenti. Ma di questo e molto altro parleremo nella nostra recensione dopo aver provato a sufficienza l’endgame.

– Mondo da esplorare a 360°

– Possibilità di costruirsi case e fattorie

– Graficamente sa il fatto suo

ArcheAge irrompe sul mercato massivo con una buona dose di novità, cercando di portare un po’ di brio a un genere videoludico che ultimamente sta vivendo un momento non facile. Nonostante il lancio molto problematico per via dei server sovraffollati e delle estenuanti code al login, ArcheAge si preannuncia come un MMORPG ricco di potenzialità grazie a un crafting complesso, un PvP promettente, un housing system appagante e un’esplorazione libera da vincoli. Non mancano tuttavia i dubbi, dovuti a una struttura generale del gameplay (in particolare quest e combat) un po’ piatta e un modello free to play che rischia di favorire maggiormente chi paga il canone mensile. Appuntamento alla recensione del prossimo mese per il verdetto definitivo.