Recensione

Alpha Black Zero: Intrepid Protocol

Avatar

a cura di Maxduro

Due uomini in uniforme percorrono in maniera decisa un ampio corridoio. Chiacchierano di eventi oramai accaduti e terribili, di responsabilità, di un massacro perpetrato da un Luogotenente dell’esercito. Costui, avvalendosi della superiorità tattica e di armamento della propria squadra, sebbene nel corso di una missione, avrebbe trucidato senza pietà centinaia di civili. Un processo aspetta quest’uomo, un processo che stabilisca la verità. Gli uomini in uniforme raggiungono una cella buia al cui interno un terzo soldato seduto sulla branda si tiene cupamente le tempie pensando forse a ciò che lo aspetta. La pesante porta di ferro si apre con uno schianto metallico lasciando finalmente penetrare la luce nella strettissima camera. “Hardlaw” – Tuona uno dei due carcerieri, “è l’ora del processo…”. Con queste brevi ma intriganti immagini si apre Alpha Black Zero: Intrepid protocol (ABZIP), il recentissimo shooter in terza persona della Playlogic International. La gradevole sequenza animata che ci guida attraverso le prime fasi del gioco e che prosegue anche dopo la scena che vi ho descritto, svela alcuni scampoli di una trama non banale e decisamente articolata ambientata in un lontano futuro, il 2366, che farà da sfondo alla produzione e che costituirà il filo rosso che congiunge le svariate sessioni di gioco di ABZIP. Fin dalle prime battute infatti sarà chiaro che le accuse nei nostri confronti (ebbene si, Hardlaw è proprio il vostro alter ego) sono infondate e che anzi voi ed i vostri uomini siete vittime di un complotto teso a screditarvi insieme alla vostra squadra di marine scelti, la Alpha Black Zero. Una volta dinanzi alla corte, Hardlaw, il cui nome, a ben vedere, rappresenta già una garanzia di integrità morale, comincia a raccontare come si sono svolti gli eventi dal principio ed è qui che entrate in gioco voi. A voi, infatti, toccherà rivivere le esperienze narrate dell’inflessibile e mascelluto Luogotenente, esperienze che si concretizzeranno in tutta una serie di missioni che vi sarà richiesto di portare a termine per avanzare nel gioco. Le premesse fin qui ci sono tutte per solleticare gli appetiti degli appassionati di sci-fiction e degli action game, purtroppo pero’ la cruda realtà si svela ben presto impietosa ai nostri occhi mostrandoci un gioco dal gameplay monotono e ripetitivo, caratterizzato da una grafica ed un sonoro appena sufficienti e da un ritmo di gioco a dir poco narcotico.

La Storia Come ho accennato in prima battuta se c’è una cosa da salvare in questa produzione della Playlogic si tratta della storia, della cornice in cui sono stati inseriti gli eventi e le situazioni che prendono forma in ABZIP. Intendiamoci, non è che si tratti di una storia da premio letterario ma senza dubbio è dotata di una certa carica scenica. La scelta di rappresentare gli eventi attraverso il racconto di un uomo in un tribunale, il doppiaggio decisamente convincente dei vari personaggi durante le “cutscenes”, la qualità generale della realizzazione delle scene di intermezzo che, benché realizzate con lo stesso motore del gioco, risultano nettamente migliori della grafica in- game, la lunga e complessa trama spiegata anche all’interno dei briefing pre missione sono tutte cose che, messe insieme, conferiscono all’aspetto puramente narrativo del titolo una certa dignità. Dato però a Cesare quel che è di Cesare, appena si mettono le mani sulla tastiera per sforacchiare un po’ di coloni ci si accorge della scarsa cura realizzativa che impregna ogni altro aspetto del titolo degli Khaeon. In ABZIP sarete al comando di un gruppo di cinque marine scelti, armati alla bisogna, alle prese con una serie di missioni su vari pianeti destinati al terraforming e alla colonizzazione ma che, per varie ragioni, non hanno mai raggiunto uno stadio di sviluppo tecnologico paragonabile a quello della terra; per questo motivo tali pianeti sono stati occupati da bande di cosiddetti Troglo-imperialisti (in pratica imperialisti trogloditi anche se non vanno in giro vestiti di pelli) il cui unico scopo sembra quello di mantenere lo stato di caos da loro determinato sui pianeti stessi.

L’esperienza in-gameNon appena si comincia a giocare nei panni di Hardlaw si ha il primo brutto approccio con il sistema di controllo del gioco, decisamente mal implementato. I movimenti del nostro uomo sono scattosi e imprecisi, soprattutto quelli laterali, e risulta veramente difficoltoso riuscire a mirare in maniera decente senza farsi assalire da devastanti crisi di nervi. Vi assicuro che avere un nemico di fronte a pochi metri e non riuscire a centrarlo perché il mirino si muove in maniera sconclusionata è davvero frustrante. A dire il vero esiste la possibilità, tramite la pressione del taso destro del mouse, di passare ad una modalità di mira più precisa, quasi in prima persona, nella quale la gestione del mirino è ragionevolmente accurata; purtroppo però in questa modalità si è costretti a muoversi lentamente e non è immaginabile percorrere le sterminate mappe di ABZIP così piano. Pochi minuti di gioco e anche l’IA degli avversari mostra le sue lacune. In alcuni casi gli avversari si accorgeranno del nostro avvicinamento e prenderanno a spararci addosso, altre volte invece potremo avvicinarci a fanfare sonanti ad altri che non si sposteranno di un solo millimetro non essendosi minimamente accorti della nostra presenza (anche se ad essere onesti questo sembrerebbe più un bug che un grossolano difetto di programmazione). In generale poi le tattiche belliche messe in luogo dai coloni troglo-imperialisti sono davvero elementari rasentando e superando spesso quello che potremmo definire un vero e proprio istinto suicida. Nella stragrande maggioranza dei casi rimarranno, infatti, fermi dove sono senza cercare copertura alcuna ed esponendosi masochisticamente al vostro fuoco. In altre circostanze li vedremo invece battere in ritirata anche qui però senza logica, spostandosi magari di pochi metri e rimanendo passivi ai vostri spari. Questo accade, anche se in minore misura, anche nei livelli più avanzati e raramente gli avversari costituiranno di per sé una vera sfida laddove paradossalmente sarà invece più difficile riuscire a fare un uso parsimonioso delle pallottole o riuscire a prendere correttamente la mira.Più lucida invece appare la compagine alleata. I commilitoni che vi accompagnano durante le missioni rimarranno sempre attenti ai movimenti nemici e saranno in grado di eliminare anche grossi gruppi di avversari senza subire troppi danni. In generale gli uomini Alpha rispondono bene ai comandi che potrete impartire loro attraverso dei semplici menù (scordatevi la complessità e l’eleganza della gestione della squadra in titoli come Ghost Recon comunque!) come mantieni la posizione, raggruppa, fuoco di copertura ecc, ma, di contro, sono in grado di smarrirsi, soprattutto nelle locazioni al chiuso, con una facilità disarmante al punto che sarete costretti più volte a tornare sui vostri passi per recuperarli.Anche il gameplay si rivela ben presto per ciò che è e cioè tremendamente ripetitivo. Una missione dopo l’altra vi sarà richiesto sistematicamente di avanzare da un punto al successivo facendovi strada fra orde di questi benedetti troglo-imperialisti che non hanno di meglio da fare se non lasciarsi impallinare da voi e dalla vostra squadra. Pochissime le variazioni tra uno schema e l’altro. In un livello ad esempio vi verrà richiesto di scortare un gruppo di civili attraverso una mappa, come la maggior parte delle mappe in questo gioco, abnormemente estesa, muovendovi e avanzando in canyon sempre uguali con pochissimi elementi su schermo oltre al panorama stesso: questo schema vi verrà di fatto ripresentato nella maggioranza dei livelli di gioco ingenerando ben presto, anche nel più ottimista dei giocatori, un certo scoramento. La maggior parte delle mappe sono caratterizzate inoltre da un gamut, cioè una gamma cromatica spinta sui toni scuri del verde e del marrone in una atmosfera quasi sempre crepuscolare. Il tutto, unito al fatto che la mini-mappa porta solo la posizione dell’obbiettivo e non dà nessun tipo di ulteriore riferimento topologico, porta a sperdersi spesso ed a non riuscire a trovare immediatamente la direzione giusta in cui proseguire. Anche gli avversari in queste condizioni di scarsa illuminazione risultano di non facile individuazione, il che unito al pessimo e già citato sistema di controllo contribuisce a rendere estenuante la già diluita e frammentaria esperienza ludica.

Grafica e amenità varie Dal punto di vista meramente estetico ABZIP si presenta a tratti in maniera piacevole soprattutto in alcune locazioni al chiuso, ma in generale, pur avvalendosi dell’ottimo motore di Serious Sam, di avvilente qualità soprattutto nelle locazioni all’aperto, che risultano estremamente scarne e costituite da un ripetersi infinito e ipnotizzante di canyon e alture più o meno verosimili. Buono, o almeno nella media, il modelling dei marine, mentre si rivela più sottotono quello degli avversari nella maggioranza identici fra loro e privi di qualsiasi carisma estetico. Il sonoro latita fortemente visto che a parte un motivo raramente udibile, si fa sentire solo nei dialoghi, tutti doppiati, e negli insoddisfacenti effetti sonori delle armi. Va detto che al momento del briefing pre-missione ci è data la possibilità di scegliere per i nostri fra tre diversi assetti da guerra; uno standard, uno pesante ed uno stealth. Viene da sé, dopo tutto quello che vi ho detto che tale scelta in termini di gameplay si rivela di fatto solo nominale.

HARDWARE

Windows 98/ME/2000/XP, Pentium III 1GHz, 256MB RAM, 64 MB video card, 24X CD-ROM, 2 GB HD , DirectX 9

MULTIPLAYER

Server – assentiLan – 4 giocatori volenterosi

– Convincente cornice narrativa

– Intrigante atmosfera

– Gameplay monocorde

– Ritmo di gioco scarso

– Scarso sistema di controllo (considerando che è uno sparatutto!)

5.2

Anche Alpha Black Zero, come molti altri shooter, era stato preannunciato come un gioco dalla trama mozzafiato e dal ritmo incalzante: “fast paced action shooter” per dirla nel gergo dell’americano ma in questo sparatutto di “fast paced” c’è ben poco. Si è vero, la storia è ambientata in un futuro corrotto e crepuscolare e si articola in maniera elegante, anche se non eccelsa lo ripeto, fino all’epilogo conclusivo (se riuscite ad arrivarci!) ma oltre questa buona cornice ABZIP si rivela essere uno shooter meno che convenzionale, mediocremente realizzato e mal curato nella maggioranza dei suoi aspetti. Inoltre, è in grado di instillare torpore, nella migliore delle ipotesi, anche nel videogamer più infoiato che abbia appeso in camera il poster della Playlogic. Dubito che possiate resistergli per più di cinque minuti.

Voto Recensione di Alpha Black Zero: Intrepid Protocol - Recensione


5.2