Recensione

Alien Syndrome

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a cura di Mauro.Cat

In un imprecisato futuro la colonizzazione di altre galassie è ormai diventata una realtà. Le insidie sono sempre dietro l’angolo e la stazione interstellare SAT5 ha interrotto le comunicazioni da troppo tempo. Sulla terra c’è preoccupazione e dal quartier generale si decide di inviare una missione di indagine per capire cosa sia successo. Il luogotenente Aileen Harding ha il compito di scendere in prima linea ed affrontare la situazione anche a costo della propria vita…

Una nuova speranza L’ambientazione di Alien Syndrome raccoglie a piene mani da alcuni classici di fantascienza. Star Wars, Star Trek ed Alien, solo per citare i più famosi, hanno più di un punto di contatto con questo titolo di azione prodotto da Vicious Engine e Totally Games e distribuito da Sega.Il gioco è la rivisitazione di un vecchio sparatutto alla Commando pubblicato nel 1987 in sala giochi e successivamente convertito su diversi formati (personalmente ai tempi avevo provato la versione per la console portatile Sega Game Gear). Una rivisitazione nella grafica e nei comandi ma non nella struttura base del gioco. Alien Syndrome è un mix tra un titolo di azione ed uno sparatutto con una visuale dall’alto che si serve dei comandi Wii per poter risultare più accattivante ed immediato. Il gioco è da poco disponibile anche per PSP.Il giocatore deve affrontare una quindicina di livelli pieni zeppi di mostri orribili (vermi ed esseri deformi sono i nemici più frequenti) e fare luce sul mistero che circonda SAT5. Inizialmente è possibile scegliere il livello di difficoltà tra i tre disponibili e la specializzazione che si preferisce, definita nel gioco come competenza del soldato. Questa scelta è positiva visto che le cinque versioni della nostra protagonista si differenziano in maniera interessante.Il primo personaggio è l’esperto di demolizioni che possiede delle armi esplosive molto potenti ma poco precise da utilizzare. L’incendiario è il mio preferito. Armati di lanciafiamme si sparano getti infuocati arrostendo i vermi giganti che ci perseguitano ad ogni angolo. Il seal spara con la sua fida pistola laser ed è piuttosto resistente. Questo personaggio è il più classico ed equilibrato dei cinque e l’ideale per il giocatore alle prime armi. Il carro armato predilige invece i combattimenti corpo a corpo. Con questa scelta si arma la soldatessa con una specie di bastone bombato ai lati che a me ha ricordato quelli utilizzati nella trasmissione televisiva American Gladiators (per chi se lo ricorda). L’ultimo è l’occhio di falco specializzato nell’utilizzo delle armi da fuoco e molto preciso nello sparo. Ogni versione di Aileen ha quattro caratteristiche fisiche che sono più o meno sviluppate (forza, destrezza, precisione, resistenza). Non ho capito per quale scelta sia stato messo come personaggio di default l’esperto di demolizioni che appare essere il meno intuitivo da gestire.

Avventure nello spazio Alien Syndrome comincia con alcuni filmati di buona fattura che raccontano la solita storia amara e francamente trascurabile. In questa fase introduttiva mi ha convinto la scelta stilistica con cui si raccontano alcuni aspetti della trama. Il design dei personaggi e le tinte sbiadite delle scene fisse mi sembrano gradevoli ed originali. Questa proposta grafica mi è sembrata un richiamo ai vecchi fumetti classici di fantascienza. Terminata la fase di presentazione comincia il gioco vero e proprio.Il titolo non risalta per la particolare originalità. Dopo una breve fase di spiegazione dei comandi, che si sviluppa premendo il tasto Z in prossimità di alcuni punti di domanda viola, comincia l’azione sparatutto pura. La precisione ed il divertimento di questa fase dipendono in larga parte dalla competenza del soldato scelta all’inizio del gioco. Bruciacchiare con il lanciafiamme è senza dubbio spassoso, sparare con il lanciagranate che fa un po’ quello che vuole lo è un po’ meno. In questa fase bisogna purtroppo contenersi nel consumare le munizioni. Non capita spesso di rimanere senza colpi ma quando succede non si prospetta una gran speranza di vita. Ci sono poi tutte le classiche espansioni e ed i vari pacchi ricarica. In qualche caso è necessario trovare delle schede di accesso che permettono di aprire determinati cancelli. Questa fase garantisce una maggiore profondità al titolo. La nostra soldatessa può utilizzare un dettagliata mappa che, oltre ad indicare le frequenti stazioni di salvataggio, segnala anche le altre zone interessanti del livello. Nelle dimensioni standard la mappa appare poco chiara ed una volta aperta completamente (premendo la croce direzionale verso l’alto) risulta ingombrante. La nostra eroina è accompagnata da un simpatico robot fluttuante di nome Scrab che permette di riciclare gli oggetti e di offrire altri potenziamenti. In qualche caso si possono affrontare delle specie di minigiochi che non mi hanno per nulla entusiasmato.La visuale dall’alto a volte appare limitante specie per la decisione di mostrare una porzione troppo ristretta di schermo. Per questo motivo ci si riduce a combattere troppo vicino ai nemici. Forse sarebbe stato meglio ridurre le dimensioni dei personaggi e permettere qualche combattimento a distanza in più.Il divertimento maggiore del titolo sta nella possibilità di vivere l’avventura con un gruppo di amici. Tutto questo è reso però a volte difficoltoso dal caos che si scatena nel muoversi e nello sparare in uno spazio così ridotto in più di un giocatore. Il rubare questo o quel potenziamento agli amici è impagabile e vale il prezzo del biglietto.

La Virtual Console Il primo titolo che mi è tornato alla mente provando Alien Syndrome è il vecchissimo Smash Tv (che nostalgia ai tempi del Commodore 64!). Per qualche ragione la meccanica di gioco e le orde di ostinati nemici mi hanno ricordato proprio il titolo Williams. Anche la meccanica della serie Gauntlet, specie per la possibilità di giocare in quattro contemporaneamente, appare strizzare l’occhio in più di un’occasione al titolo Sega. Proprio in Gauntlet si affrontavano orde di nemici attraversando livelli intricati. Il titolo Sega presenta una meccanica di gioco analoga e talvolta è più sensato fuggire superando i nemici in corsa lasciando per strada qualche oggetto piuttosto che affrontarli tutti rimettendoci molta energia.Alien Syndrome sembra spuntato, a livello di struttura e di idee di gioco direttamente, dal Wii Shop e questo è allo stesso tempo un pregio ed un difetto. Chi cerca un titolo palesemente arcade per divertirsi con gli amici può trovare il gioco divertente, chi predilige titoli maggiormente profondi dovrebbe forse guardare altrove. Le idee interessanti arrivano prevalentemente dall’utilizzo del telecomando Wii e su questo c’è poco da dire. Con il Nunchuk si muove il personaggio principale e con il tasto Z si eseguono le varie azioni (apri, prendi etc.). Con il tasto C si attiva lo scudo. Con il telecomando si muove il mirino per sparare e con il tasto B si spara. Gli altri tasti e la croce direzionale sono utilizzati per ricaricarsi, aprire la mappa ed i vari menu. Esistono poi attacchi speciali da effettuare movendo il telecomando come se fosse un coltello. Per giocare a questo titolo è necessario riuscire ad essere abili nel fare due azioni diverse contemporaneamente con le mani (cosa non facile). L’aspetto legato ai controlli, pur rappresentando una solo discreta rivoluzione, funziona in maniera soddisfacente. L’unico fattore che mi ha davvero infastidito è la gestione della telecamera. Nel caos di pigiare i molti tasti si deve porre attenzione su come si muove il nunchuk che controlla il movimento dello schermo a destra o a sinistra. Nelle fasi più concitate si finisce per muovere troppo la telecamera provocando un traballante effetto mal di mare nel nauseato giocatore. A livello tecnico Alien Syndrome si assesta su livelli mediocri. Graficamente è abbastanza pulito ma poco dettagliato. La scelta dei colori e la gestione degli effetti luminosi è comunque buona.Il sonoro, seppure in tema, non merita di essere ricordato e la longevità si attesta su buoni standard anche grazie ai tre livelli di difficoltà.Alien Syndrome non è un brutto titolo. In alcuni casi riesce a coinvolgere il giocatore, in altri appare frustrante e trascurato. I livelli sono piuttosto vari come ambientazione ma i nemici si somigliano un po’ troppo. La giocabilità è a volte minata da alcuni passaggi imprecisi e da altri molto confusionari. Talvolta non si capisce cosa ci stia colpendo. La trama è molto classica e ha rari momenti interessanti. Il titolo, ispirato alla vecchia scuola, paradossalmente potrebbe risultare originale per i più giovani che non conoscono bene il genere e divertente per i gruppi di amici che amano trovarsi a giocare insieme. In singolo non è da buttare ma non è neppure un capolavoro. A mio parere Alien Syndrome è un titolo troppo nella media per risaltare ma neppure così brutto da essere evitato a tutti costi. Tutto dipende dai gusti personali e… ora vado a distruggere qualche altro verme spaziale.

– Divertente in multiplayer

– Buon grado di sfida

– Tecnicamente limitato

– Nessuna idea originale

– Monotono e confusionario

6.0

Gli sparatutto di questo genere sono in via di estinzione e questo mi dispiace. Alien Syndrome è un prodotto discreto e probabilmente un po’ fuori dal tempo. Il titolo è piuttosto divertente ma tecnicamente e visivamente impreciso. L’utilizzo di telecomando e nunchuk rende il tutto piuttosto originale anche se, a tratti, faticoso da digerire. Alcune idee sono buone e la possibilità, pur sfruttata in maniera incerta, di giocare insieme a degli amici risolleva il prodotto. Provando il gioco si ha la sensazione che con un po’ di attenzione in più si sarebbero potute eliminare alcune lacune fastidiose. Consiglio il titolo a chi vuole affrontare un onesto sparatutto vecchio stile ed a chi ama giocare cooperando con uno o più amici.

Voto Recensione di Alien Syndrome - Recensione


6