Recensione

Alien Breed 3: Descent

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a cura di Pregianza

I ragazzi di Team 17 sono stati piuttosto attivi quest’anno e hanno regalato ai loro fan molti titoli, quasi tutti facenti parte dei brand storici creati dalla software house nei suoi anni d’oro. Abbiamo provato e recensito ogni loro uscita e, oltre a rimanere piacevolmente colpiti dall’impeccabile ritorno dei mitici Worms su PC e console, abbiamo molto apprezzato anche la ricomparsa di un’altra indimenticabile serie, quella di Alien Breed. I primi due capitoli sono stati un gradito tuffo nel passato e sono riusciti a divertirci riproponendo la classica ma collaudata formula dello sparatutto con visuale isometrica. In particolare Alien Breed 2: Assault, pur presentando una trama più complessa, nuovi gingilli con cui spargere distruzione e una campagna principale meglio strutturata, era ancora troppo simile al gioco originario e mancava quasi totalmente di innovazione. Un vero peccato, ma il britannico team non è esattamente noto per la sua capacità di innovare, bensì per la tendenza a fissarsi un po’ troppo su formule di gioco semplici ed efficaci, senza cambiarle di una virgola. Non che sia un ragionamento del tutto sbagliato, dopotutto squadra che vince non si cambia, tuttavia anche il fan più sfegatato non può che stancarsi a forza di rigiocare in continuazione titoli estremamente simili tra loro.

È il mio giorno fortunato! Ok, sono circondato da mostri e sto precipitando su un pianeta ghiacciato, ma quella porta si è aperta da sola quando ne avevo bisogno! Ah no, ce n’è un’altra bloccata dietro…Alien breed 3: Descent vi rimette per la terza volta nei panni di Theodore J. Conrad, ingegnere duro fino al midollo e tanto temerario quanto poco fortunato (non teme proprio nulla, quindi la sua scalogna è pressochè illimitata). Dato che la storia comincia da dove il secondo capitolo era terminato, vi diremo solo che l’incredibile sfortuna di Conrad si è aggravata ulteriormente nel corso delle sue avventure, che il relitto spaziale su cui si trova sta precipitando su un pianeta sconosciuto e che non potrete più comunicare via radio con Mia (il cyborg che vi ha accompagnato durante le precedenti missioni). Al posto della sua soave voce sarete costretti a sorbirvi gli irritanti monologhi del Dottor Klein, stereotipatissimo scienziato pazzo che recita la parte del cattivone finale di turno. Questo è l’ultimo capitolo della serie di remake e conclude definitivamente una trama che, seppur poco originale, risulta più che adatta ad un titolo di questo stampo.

Sarai pure un genio del male Klein, ma sto piano lo hai copiato paro paro da AlienSe avete giocato ai primi due capitoli di Alien Breed non c’è più nulla che dobbiate imparare. Il gameplay non è cambiato di una virgola: tastiera per muovere Conrad e selezionare armi e oggetti, mouse per sparare. Alien Breed ha mantenuto il suo basilare sistema di controllo per tutta la trilogia, purtroppo però, proprio a causa della sua semplicità, non si tratta di un gameplay adatto a campagne molto prolungate, men che meno a una serie di tre titoli consecutivi. Visto il breve tempo di sviluppo trascorso tra Descent e Assault, non potevamo aspettarci un gameplay totalmente rimaneggiato, ma speravamo perlomeno nell’aggiunta di missioni originali e di fasi in grado di spezzare la monotonia. Nulla di questo è accaduto, il gioco è ancora una volta uno sparatutto estremamente lineare, nel quale dovrete sterminare centinaia di mostri pronti a spuntar fuori da ogni dove, e riparare un egual numero di porte e meccanismi guasti, per poter avanzare negli angusti corridoi del relitto stellare (non c’è nemmeno un minigioco per queste riparazioni, che vengono eseguite con la semplice pressione del tasto azione). Le uniche varianti sono rappresentate da un paio di boss fight, da zone in cui dovrete tenere d’occhio il livello d’ossigeno della vostra tuta e da alcuni cambi d’inquadratura. Davvero troppo poco per giustificare il numero 3 dopo il titolo. Se ciò non bastasse, il titolo sembra meno curato rispetto al solito, e imprecisioni nei controlli o bug che bloccano i movimenti del protagonista sono diventati nettamente più frequenti. Sono problemi che si verificano ancora piuttosto raramente, ma risultano davvero fastidiosi nelle fasi più avanzate, dove i terminali per il salvataggio tendono a diventare più radi e morire può essere frustrante. Un altro difetto è la sparizione di Mia, non tanto per la bravura della sua interprete, quanto per l’incredibile capacità del doppiatore di Klein di farsi odiare nel giro di pochi secondi. Di solito un cattivo detestabile rende un’esperienza di gioco più immersiva, ma non è questo il caso. Le continue intromissioni vocali dello scienziato durante il vostro peregrinare sono davvero fastidiose e, ora della fine, non vi importerà più nè del destino di Conrad nè della trama, vorrete solo chiudergli la bocca una volta per tutte. Dovrete pertanto sorbirvi un “compagno” insopportabile ed affrontare ancora una volta ore di sparatorie identiche a quelle dei capitoli precedenti. Persino le due nuove armi che vanno ad aggiungersi alla solita trinità di mitragliatore, fucile e lanciafiamme sono meno divertenti da usare ed efficaci rispetto alla minigun ed al lanciarazzi visti in Assault (seppur più sceniche). Ci dispiace dirlo, ma forse di questo seguito non c’era bisogno, o almeno non così presto.

Questo lanciafiamme è stupefacente. Funziona nell’acqua e nello spazio!Alien Breed 3 è ancora una volta tecnicamente più che discreto. L’Unreal Engine 3 è stato usato senza dubbio meglio in passato, ma il gioco di Team 17 si difende comunque bene. In questo capitolo il miglioramento principale consiste in un netto aumento nel numero di oggetti su schermo e nella complessità delle mappe, miglioramenti tuttavia indirettamente responsabili anche della maggior tendenza di Conrad a rimanere bloccato negli elementi del paesaggio. Buoni gli effetti, scarsini invece i modelli poligonali, che sono piacevoli da vedere dalla distanza ma dimostrano una certa carenza di dettaglio quando la telecamera si avvicina troppo. Quasi inesistente la fisica: l’acqua impedisce a Conrad di correre e l’adesivo dei Webber rallenta i suoi movimenti, ma la simulazione si ferma qui. I puristi della scienza troveranno incredibile il fatto che il lanciafiamme d’ordinanza sia in grado di cucinare anche i nemici sommersi e di funzionare nel vuoto del cosmo. Il sonoro è di buon livello, anche se dopo un po’ la risata di Klein potrebbe provocarvi un’inarrestabile crisi di rabbia. La durata della campagna principale si aggira attorno alle cinque ore di gioco, a cui vanno ad aggiungersi ancora una volta la modalità cooperativa ed il Survival Mode.

HardwareOS: Windows XP SP2 o successiviProcessore: 2.0+ GHZ Single CoreMemoria: 1GB RAMScheda grafica: NVIDIA 6800+ o ATI Radeon X700DirectX®: 9.0cHard Drive: 2.0GB

– Prezzo basso

– Conclude la serie

– Gameplay classico ma divertente se non avete già giocato ai capitoli precedenti

– Troppo simile ai suoi predecessori

– Ripetitivo

– Klein è insopportabile

– Bug più frequenti

6.5

Alien Breed 3 è il tipico “troppo che stroppia”. Il gameplay semplice e classico della saga ha dimostrato un certo potenziale per i primi due titoli ma, giunto al terzo episodio senza alcuna variazione, ha sinceramente stancato. Team 17 possiede sicuramente i mezzi e le capacità per offrire qualcosa di più ai suoi fan, e sarebbe ora che la software house iniziasse a lavorare su IP nuovi ed originali piuttosto che riproporre di continuo giochi già visti. Rimane comunque un discreto sparatutto, sicuramente consigliato se non avete giocato ai primi due. Coloro che hanno acquistato tutta la serie potrebbero invece stancarsi dopo pochissimo, affrontando un prodotto che si presenta come una copia carbone del precedente, con la sgradita aggiunta di un cattivo irritante e decisamente logorroico.

Voto Recensione di Alien Breed 3: Descent - Recensione


6.5