Recensione

Alex Kidd in the Enchanted Castle

Avatar

a cura di Mauro.Cat

Da bambino ero l’unico alunno della mia classe a possedere un NES. Tutti gli altri avevano preferito scegliere o avevano ricevuto in regalo un Sega Master System. Un giorno chiesi ad un compagno la lista dei sui giochi e nello snocciolare la serie di nomi l’amico citò il mitico Super Mario Bros. Di fronte ad una mia immediata perplessità riguardo l’impossibilità di vedere il baffuto idraulico su una console concorrente ricevetti una risposta poco convincente. Il mio amico sosteneva che sul Sega Master System ci fosse “un gioco con l’omino che salta” uguale a Super Mario Bros. Il videogioco al quale si riferiva era ovviamente il discreto Alex Kidd che prima dell’avvento del veloce riccio blu e della sua cricca era uno dei personaggi Sega di maggior richiamo. Questo marchio si è smarrito nel corso degli anni ed onestamente rivisti dopo tanto tempo i sei titoli risaltano soprattutto per non aver mai brillato di luce propria.

Il Castello incantatoEra il 1989 e Sega lanciò il quinto episodio della serie su entrambe le sue console da casa. La versione disponibile sulla Virtual Console è quella pubblicata per Sega Megadrive e scaricabile per 800 Wii Points. Alex Kidd and the Enchanted Castle è disponibile anche nella raccolta Sega Megadrive Collection pubblicata per PS2 e PSP, per cui state attenti a non acquistare un titolo doppio (o troppo caro).Alex Kidd percorre undici livelli abbastanza vari alla ricerca del padre Thor, re del pianeta, rapito dal malvagio fratello e nuovo re Igul.Il nostro protagonista non gode di moltissime armi e quasi tutte le speranze di ritrovare l’anziano e saggio sovrano sono riposte nei potenti pugni e nel calcio volante.L’avventura si snoda in maniera canonica e le ambientazioni spesso mutano senza un grande senso logico. La sensazione è che i livelli siano stati costruiti in maniera abbastanza approssimativa. Alcuni sono brevi e molto facili, altri sono invece congegnati con una certa cura.La struttura di alcuni stage è costruita su più piani di azione, in questo modo sfruttando in maniera adeguata il calcio volante troveremo facilmente dei percorsi alternativi ricchi di bonus all’interno di caverne sotterranee. Nota di merito va al castello finale che, oltre ad essere impegnativo in manierta calibrata, nasconde più di una sorpresa ed una struttura piacevolmente contorta.

Forbice, sasso o carta?La morra cinese ha un peso importante nel corso dell’avventura. Molti nemici che scommettono vari bonus ed alcuni boss finali si affrontano proprio utilizzando questo essenziale ma geniale gioco. Certamente proverete fastidio quando dopo avere percorso incolumi un livello pieno di insidie perderete una vita per una sconfitta alla morra.Talvolta entrando nelle stanze sparse per i livelli e sfidando vari assurdi personaggi, otterrete appunto una serie di bonus interessanti ma alla lunga quasi mai decisivi nel corso dell’avventura.Il breve livello dieci è una sorta di stage sparatutto che non ci ha per nulla convinto soprattutto a causa di una assurda implementazione dei comandi che ci costringe a premere di continuo un tasto. Discreti, grazie alla buona caratterizzazione dei nemici, sono invece gli stage ambientati nelle piramidi e quello sotto il mare. Il titolo originale giapponese, tra l’altro, ha subito una lieve censura ed un leggero cambiamento dei livelli a causa di alcuni contenuti ritenuti volgari che oggi farebbero sorridere. La città del primo livello ad esempio era originariamente nota come Bikini Town.Tecnicamente il gioco è più che discreto. La risposta ai comandi è ottima e lo stile grafico assolutamente convincente. Buono l’utilizzo del telecomando Wii come controller.In generale tutto il prodotto soffre di una discreta mancanza di personalità che alla lunga risulta significativa. L’azione è talvolta blanda e lontanissima dalle adrenaliniche avventure di Mario o di Sonic.La longevità è buona e l’assenza di veri e propri continue, che potrebbe far storcere il naso ai più pigri, è una scelta condivisibile visto anche l’esiguo numero di livelli. Alcuni potrebbero però trovare il tutto un po’ frustrante.Alex Kidd in the Enchanted Castle è un platform discreto e ben programmato che però oggi come allora sparisce se confrontato con i mostri sacri del genere; una certa mancanza di carisma del protagonista e dell’avventura si avvertono e rendono l’esperienza di gioco onesta ma non proprio indimenticabile.

– Sfida impegnativa…

– Buona risposta dei comandi

– …ma a tratti frustrante

– Poco orginale anche ai tempi dell’uscita

– Oggetti bonus spesso inutili

6.5

Alex Kidd in the Enchanted Castle è un discreto platform. Il gioco è abbastanza lungo e discretamente strutturato, ma le idee non sono quasi mai interessanti. Tutto pare scimmiottare un po’ troppo Super Mario Bros e l’avventura soffre di un ritmo scostante legato soprattutto ad una discutibile conformazione di alcuni livelli. Gli appassionati della storia Sega invece troveranno in questo episodio un gradito ricordo ed un piacevole ritorno al passato. Alex Kidd è stato infatti per molti appassionati di platform game l’unico degno avversario di Mario per diversi anni. A questi ultimi consiglio di scaricare il titolo, gli altri farebbero bene a pensarci un attimo prima di investire otto euro in un platform accettabile ma assolutamente nella media.

Voto Recensione di Alex Kidd in the Enchanted Castle - Recensione


6.5