Recensione

Alan Wake's American Nightmare

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a cura di jewel

Oggi più che mai, il mercato videoludico è stracolmo di software house di talento e di gente in gamba. In uno scenario del genere, se non si vuole finire per essere dimenticati, c’è bisogno di una marcia in più, di una caratteristica che sia in grado di lasciare il segno nella memoria dei giocatori. Remedy Entertainment, fin dai tempi del primo amatissimo Max Payne, ha sempre dimostrato di avere una peculiare capacità che oggi spesso viene sottovalutata: quella di raccontare delle grandi storie. Chiunque abbia giocato il primo Alan Wake sa esattamente ciò di cui stiamo parlando: Remedy è riuscita a trovare il giusto equilibrio tra testi, immagini e suoni, creando un’atmosfera unica in grado di tenere il giocatore col fiato sospeso fino ai titoli di coda. Eppure, anche se in tantissimi avevano apprezzato l’originale, all’annuncio del nuovo Alan Wake’s American Nightmare non tutti erano pienamente convinti delle intenzioni della software house. Fin dai primi video il progetto aveva infatti dimostrato di protendere verso una caratterizzazione più action, fattore che già da solo aveva spaventato un gran numero di appassionati. Come se non bastasse, molti si erano detti insoddisfatti della decisione di distribuire il titolo come Xbox Live Arcade, fattore che secondo loro avrebbe sicuramente inciso sulla ricchezza di contenuti. Nonostante tutto, Remedy ha sempre assicurato che American Nightmare non avrebbe deluso le aspettative degli appassionati. Finalmente abbiamo potuto giudicare in prima persona.

Ho visto il mio nemico, sono ioIl titolo vede ancora una volta lo scrittore Alan Wake intrappolato nel Luogo Buio, impegnato nella continua ricerca di un modo per evadere e tornare alla sua vita normale, dalla moglie che ha sempre amato. Ad ostacolare i suoi tentativi di fuga è Mr. Graffio, spietato antagonista che in realtà altri non è che la parte cinica, cattiva e maniacale del nostro amato protagonista. Il titolo è stato presentato come stand-alone, eppure fin da subito appare chiaro che chiunque non abbia giocato l’originale non potrà mai apprezzare a fondo ciò che la storia di American Nightmare ha da offrire. Anzi, per una completa visione degli eventi è consigliabile aver giocato anche i DLC “The Signal” e “The Writer”, cui il nuovo titolo fa praticamente da seguito. All’inizio della storia, il protagonista si sveglia steso a terra in una sperduta cittadina dell’Arizona che non esiste nel mondo reale: si tratta infatti dell’ambientazione di una serie TV scritta dallo stesso Wake tempo addietro, molto differente dallo scenario boschivo del predecessore. Qui, in un limbo sospeso tra diverse dimensioni, l’eroe dovrà vagare alla ricerca delle pagine che lui stesso aveva scritto, così da raccogliere le informazioni necessarie a deformare quella realtà e sconfiggere lo spietato Mr. Graffio. Anche se la storia si presenta meno avvincente rispetto a quella del predecessore, il titolo approfondisce il personaggio principale in maniera straordinaria, ponendo l’accento sui difetti che lo caratterizzano, sulle sue debolezze e le sue manie. Il fulcro della trama è infatti il rapporto tra la parte buona e quella cattiva del protagonista, raffigurate spesso in imperdibili sequenze live-action in cui l’attore Ilkka Villi interpreta entrambi i ruoli succitati. Per quanto questa trovata in stile Dr. Jekyll e Mr. Hyde non sia proprio originale, Mr. Graffio resta un grande antagonista e il gioco non perde occasione per farcelo notare. In ogni area sarà infatti possibile trovare video di dubbio gusto che mostreranno il cattivo intento a uccidere ragazze oppure condurre insani monologhi: le classiche cose che ci si aspetterebbe da un gemello malvagio. Si fa notare invece una certa ripetitività dopo le prime due o tre ore di gioco, con situazioni e dialoghi che finiscono per sembrare sempre uguali e che appesantiscono notevolmente l’esperienza generale a causa della scarsa longevità del titolo (quattro o cinque ore al massimo).

Nuovo giorno, stesse meccanicheAl pari del primo capitolo della serie, anche American Nightmare vanta una visuale in terza persona che può essere spostata dalla spalla sinistra a quella destra del protagonista. Nel corso della sua avventura, Alan Wake sarà braccato dai cosiddetti “Posseduti”, uomini che emergono dalle tenebre e che vengono controllati e protetti da uno “scudo” di oscurità. Prima di poterli uccidere sarà quindi necessario distruggere quella coltre puntando la fedele torcia del protagonista nella loro direzione. Una volta sprovvisti di difese, i nemici potranno essere eliminati con una qualsiasi delle armi a disposizione: sparachiodi, magnum, fucili a pompa e perfino fucili d’assalto, anche se questi ultimi risultano a nostro avviso poco attinenti al contesto. Se da una parte abbondano le armi e i colpi a disposizione, dall’altra invece i nemici spesso scarseggiano e, nei pochi momenti in cui vi troverete di fronte a molti Posseduti, state certi che avrete munizioni a sufficienza per accontentare tutti. Proprio per questo motivo viene meno anche l’uso della “schivata”, utilissima solo se si viene sorpresi con un attacco improvviso o alle spalle. Per finire, le armi più potenti potranno essere raccolte solo dopo aver collezionato un certo numero di pagine dello scritto di Alan Wake, numero che verrà richiesto di volta in volta dalla cassa che si intende aprire.

Occhi e orecchiePer essere un titolo arcade, Alan Wake’s American Nightmare vanta un comparto grafico piuttosto valido. Di primo impatto il quadro generale che ci si ritrova difronte tende a impressionare, mentre solo prestando la dovuta attenzione si noteranno alcuni difetti poligonali e nelle animazioni. Mancano i romantici tramonti del predecessore, ma vista l’entità del progetto ci si accontenta volentieri di un bel cielo stellato e di ambienti leggermente più scarni, soprattutto visto che i tanto amati giochi di ombre e luci sono ancora affascinanti come un tempo. L’ottima colonna sonora (che include una hit dei Kasabian) rende piacevole molti momenti di gioco, così come il doppiaggio inglese (con sottotitoli in italiano), sempre credibile e soddisfacente. In generale, per essere un titolo arcade non avremmo potuto chiedere di meglio, ma anche senza considerarlo tale, il risultato non sarebbe affatto da disprezzare.

Gears of WakeAd arricchire l’offerta di American Nightmare è infine presente una sorta di modalità “orda”, in cui il nostro caro Alan non dovrà fare altro che resistere per dieci minuti alle ondate di Posseduti nemici. Per questa modalità sono presenti cinque mappe differenti, da ripetere eventualmente con un livello di difficoltà più alto, in cui le ondate vengono sostituite da un flusso costante di nemici in arrivo da ogni direzione. Alla fine di ogni partita verrà assegnato al giocatore un tot di stelle (3 al massimo) in base ai punti accumulati con le uccisioni effettuate. Eseguire uccisioni in serie senza essere colpiti dalle armi nemiche farà aumentare l’apposito moltiplicatore, aiutando l’escalation verso il top delle classifiche. L’aggiunta di questa modalità, per quanto accessoria, aggiungerà ai più volenterosi qualche ora di buon divertimento, con tanto di classifiche online in cui confrontarsi con gli amici e con il mondo.

– Grande antagonista

– Buon comparto tecnico

– Due modalità di gioco

– Ripetitivo dopo le prime due o tre ore

– Trama meno avvincente del previsto

8.0

Alan Wake’s American Nightmare è un ottimo titolo arcade, uno spin-off utile per approfondire la conoscenza dell’ormai celebre protagonista nonostante la presenza di una storyline non proprio avvincente. Sia dal punto di vista grafico, che sonoro, il gioco soddisfa alla grande le aspettative, mentre la presenza di una modalità “orda” si rivela utile per passare qualche ora di sano divertimento anche dopo la conclusione della storia principale. Da segnalare una certa ripetitività, che già dopo le prime due o tre ore finisce per danneggiare irrimediabilmente l’esperienza di gioco. Speriamo infine che questo sia uno slancio verso un secondo capitolo, magari più vario e longevo di quanto visto finora.

Voto Recensione di Alan Wake's American Nightmare - Recensione


8