Recensione

Agatha Christie: E Non Ne Rimase Nessuno

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a cura di Alex64

Una lugubre filastrocca proveniente da un vecchio grammofono risuona nell’aria ammuffita del salone, quella sera pieno di gente come non capitava da anni. Rimbombando nelle pareti cave ormai consumate dai tarli, l’angosciante ritornello si propaga all’istante, arrivando a rompere il silenzio negli angoli più remoti della villa. Dieci persone si ritrovano assieme dinanzi alla luce tremolante di un camino acceso, e sopra al camino dieci indiani, dieci piccoli insignificanti pupazzetti. Intanto la musica finisce, e resta solo una sgraziata promessa di morte affidata alla flebile ed incerta voce di un disco in vinile: “di voi non rimarrà nessuno”.

The “Ten Little Indians”…Per tutti coloro che non sono a conoscenza del romanzo scritto da Agatha Christie “I Dieci Piccoli Indiani”, e altresì come omaggio a quelli che invece lo conoscono e da tempo aspettavano una trasposizione videoludica dello stesso, la “AweGames”, con la complicità della “The Adventure Company”, ci fa dono di Agatha Christie: E non ne rimase nessuno, avventura grafica ispirata al libro prima ancora che agli innumerevoli film dedicati usciti dagli anni ’70 ad oggi. I dieci piccoli indiani altro non sono che le dieci persone (di cui due appartenenti alla servitù) destinatarie della macabra promessa di morte. Questi forestieri, tra di loro estranei, si ritrovano di colpo seduti alla stessa tavola, partecipi di un house party di cui non conoscono neanche l’organizzatore, se non per la lettera di invito speditagli dallo stesso e firmata a nome di U.N. Owen. Ma qual è stata la ratio della scrittrice quando ha pensato di far ritrovare “tutti insieme appassionatamente” dieci individui che non sanno niente gli uni degli altri? Ebbene, il comune denominatore di questi egregi signori è il loro oscuro passato, segnato da eventi diversi per attuazione ma di intento simili: delitti, che per quanto ci si sforzi a seppellire negli angoli più bui del subconscio freudiano, riaffiorano prepotentemente ad ogni richiamo del presente. Nessuno dunque è innocente, tutti sono potenziali colpevoli, e sarà quindi la sfiducia reciproca, prima ancora del loro bieco assassino, a condurli anzitempo nelle fredde braccia della morte. Non resta che capire il perché e il percome il misterioso giustiziere sia a conoscenza di tali segreti.

L’inizio di tutto…Vestiremo i panni di Patrick Narracott, un tranquillo barcaiolo che campa alla giornata, abbastanza soddisfatto della vita e innamorato del posto in cui vive, Sticklehaven, una anonima ma dignitosa cittadina di mare situata al limitare di una insenatura. Un bel giorno, il nostro Patrick viene inaspettatamente incaricato di accompagnare un gruppo di persone sull’isola di Shipwreck (un nome un programma), una lingua di terra a Sud della “Devon Coast” da sempre guardata con occhio sospettoso e timore reverenziale dai pescatori della zona. Arrivati sull’isola, Patrick intuisce fin da subito che qualcosa non va come dovrebbe, e di lì a poco si ritroverà invischiato in una situazione non preventivata né preventivabile. L’unica speranza è la fuga, ma da copione il motoscafo viene sabotato poco dopo lo sbarco e le acque attorno all’isola sono impraticabili a nuoto causa forti correnti che attraversano il canale. Direi che i presupposti per qualcosa di interessante ci sono tutti, peccato che poi in fase realizzativa quel qualcosa sia andato storto.

L’assassino vince sempre…E’ bene sapere che la storia si svolge lungo due direttrici del tutto indipendenti e non influenzabili tra loro: vi è quella principale, costruita in base al romanzo di Agatha Christie, e quella invece “giocabile”, introdotta dai programmatori per dare un quid al nostro improvvisato insider, che con i dieci protagonisti del romanzo non ha nulla a che spartire. Scelta a mio avviso obbligata, quella di inserire un undicesimo personaggio estraneo alla faccenda, se si vuole mantenere inalterato e fedele al libro il corso degli eventi riportati nel gioco. Tuttavia, come conseguenza quasi matematica a questa scelta, il nostro operato risulterà spesso del tutto infruttifero: non potremo mai intervenire in chiave salvifica, e prima o poi tutti i componenti del gruppo cadranno vittime della catena di omicidi, a prescindere da cosa faremo. Infatti, quel che scopriremo circa i misteri della villa e del suo proprietario, non ci eviteranno di arrivare sul posto sempre a delitto compiuto, e per quanto impegno possa metterci nell’investigare, Patrick sarà sempre un passo indietro rispetto all’assassino, ma non per colpa nostra ben inteso, semplicemente il gioco vuole così… del resto, la maledizione deve compiersi. Questa palese inutilità della quest principale mi lascia perplesso e non poco, a questo punto sarebbe stato meglio una sorta di libro interattivo, piuttosto di un titolo che a conti fatti ci tiene sistematicamente fuori dai giochi. Ad ogni modo, le side-quest e, soprattutto, i puzzle tipici del genere adventure, si sono dimostrati interessanti, talvolta veramente astuti e godibili, e mi hanno fatto chiudere un occhio su quella che ritengo una pecca non facilmente trascurabile. Del resto, per quanto la mancata implementazione del solito cliché dell’eroe salva tutti mi faccia anche piacere in un mondo ormai pieno di cloni, non posso negare che la eccessiva preoccupazione dei programmatori di non fare violenza alla lettera del romanzo vada sicuramente a discapito dell’interattività del gameplay, di fatto emarginato dal racconto.

L’arte di rimboccarsi le maniche…Ricapitolando, il gioco dunque ha come unico fine il farsi largo tra i misteri della villa per ricostruirne la storia recente a colpi di soluzioni, più o meno ricercate, di puzzle e minigames, magari riuscendo a trovare il modo di fuggire dall’isola. Se lo riterrete opportuno, potrete in ogni caso interrogare i dieci malcapitati, ma sempre e solo al fine di ricevere anticipazioni o approfondimenti circa la trama del racconto, senza influire sul loro destino che è già stato scritto. La componente investigativa risulta facile da gestire grazie anche ad una interfaccia semplice ed intuitiva, che ci offre da una parte l’inventario, con tutti gli oggetti raccolti che possiamo utilizzare, combinare o scartare, e dall’altra il taccuino, in cui il buon Patrick provvederà di volta in volta ad annotarsi i passi principali di testi e documenti. Al solito, risulterà particolarmente importante lo spirito di osservazione e la capacità di distinguere elementi scenario che magari sovrastano gli altri per fattura o dislocazione spaziale. Rimane giusto da dire che, una volta finito, il titolo in questione non offre molti spunti di essere rigiocato, di finali alternativi ne esistono 4, ma, per i motivi predetti, l’assassino non cambia, e neanche la successione degli omicidi. Alla fine, dopo che sarete stati spettatori di uno di questi 4 finali (che comunque di “alternativo” avranno sempre ben poco), un ultimo puzzle da risolvere vi offrirà l’opportunità di vedere la ending originale del libro, in ossequio suppongo alla scrittrice.

Giudizio tecnico…Quando si parla di avventure grafiche e di tecniche realizzative, non so perchè mi viene subito alla mente la serie “Myst”, maggiore esponente del cube mapping, tuttavia, non è questo il caso, visto che la “AweGames” ha scelto la ben più semplice implementazione di personaggi poligonali su sfondi pre-renderizzati. A prescindere dai gusti personali, che mi vedono preferire di gran lunga la tecnica esposta ad inizio capoverso, c’è da dire che gli scenari in Agatha Christie: E non ne rimase nessuno sono comunque statici, veramente troppo statici per essere credibili: anche all’aperto non si muove un filo d’erba (e mi riferisco specialmente allo “ShipRock Summit”, dove il vento si sente ma non si vede), e l’unica cosa “viva” che ricordo è il mare, la cui realizzazione in ogni caso non è delle migliori. A parte questo, il lavoro che è stato fatto in termini di level design è decente, e l’ambientazione d’effetto è in parte assicurata sia all’interno che fuori della mansion da scelte stilistiche tutto sommato azzeccate (arredamento, illuminazione e quant’altro), peccato che i colori siano troppo spesso smorti e monocordi; anche il dettaglio grafico è molto contenuto e il colpo d’occhio generale impallidisce se si pensa a titoli come “Syberia” (PC-Xbox-PS2) in cui il lato artistico viene esaltato sicuramente in misura maggiore. I modelli poligonali sembrano appartenere ad un’altra generazione di Computer, sia per complessità che per animazioni, e il sistema di collisione tra protagonista ed elementi/scenario talvolta fa acqua: non stupitevi se Patrick, per andare da un punto all’altro del luogo in cui si trova, sale inavvertitamente su una sedia o passa sopra a un tavolo, vi capiterà fin troppo spesso nell’arco dell’avventura. I veri problemi comunque si notano quando la telecamera stringe sugli oggetti offrendocene una visione ravvicinata in termini di mappatura: le textures lasciano veramente a desiderare, decisamente compresse e pixellose. Per quanto riguarda il comparto audio, il gioco si lascia ascoltare, la colonna sonora varia di intensità rispetto al divenire dell’azione ed offre un discreto coinvolgimento emotivo, ma sono cose a cui siamo abituati già da tempo e da una miriade di altri titoli. Gradevole e orecchiabile il theme principale, per quanto alla lunga ripetitivo, mentre è buono il doppiaggio originale; nella norma quello italiano con il beneamato Riccardo Rovatti.

HARDWARE

Requisiti Minimi Di Sistema

Windows 98/2000/ME/XPPentium 800MHz o equivalente 256 MB di Ram32 MB di memoria video950 MB di spazio su Hard DiscDirectX Version 8.1

Requisiti RaccomandatiPentium 1GHz o equivalente512 MB di Ram64 MB di memoria video

MULTIPLAYER

Assente

– Ambientazione d’effetto

– Facile interfaccia

– Comparto tecnico obsoleto

– Sonoro a tratti ripetitivo

– Fondamentalmente corto

– Finito, non lo rigiocherete

6.3

La “AweGames” ripropone un grande classico della letteratura del brivido dotandolo di una nuova ed inedita veste elettronica. Il risultato non è certo dei migliori, ma non è neanche tanto malvagio da essere scartato a priori. Gli estimatori del genere probabilmente lo apprezzeranno per il solo fatto che a proporcelo sono proprio gli istrioni della “The Adventure Company”, ormai veterani di indiscussa fama in questo campo; certo è che invece, uno digiuno di avventure grafiche, non inizierà certo la sua conversione ai “punta e clicca” con questo titolo, del tutto privo di interesse generale. In ultimo, l’aver già visto una delle tante pellicole o, di contro, l’aver già letto il libro, non preclude qualche emozione forte di tanto in tanto.

Voto Recensione di Agatha Christie: E Non Ne Rimase Nessuno - Recensione


6.3