Recensione

Afro Samurai

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a cura di Folken

Afro Samurai è l’adattamento dell’omonima miniserie di anime giapponese creata da Takashi Okazaki e portata sugli schermi dallo studio Gonzo. Costruito sulla base dei più tipici giochi d’azione e combattimenti all’arma bianca, il titolo Namco Bandai punta tutto su uno stile originale e accattivante, senza temere di mostrare sangue a litri, gambe e braccia mozzate o corpi tagliati in due.

Samuel L. Jackson nel Giappone feudale?La storia è ambientata in un mondo futuristico, ma allo stesso tempo visivamente legato al medioevo giapponese. La tradizione guerriera vuole che il Numero Uno sia il più potente di tutti e possa così governare il mondo, forte di poteri vicini a quelli di un Dio. Solo il Numero Due può però sfidarlo a duello e tentare di spodestarlo, conquistandone la bandana. Il protagonista è un samurai da tutti chiamato Afro per via dei suoi capelli, ronin desideroso di vendicare l’assassinio del padre per mano di Justice, attuale Numero Uno. Essendo il protagonista il nuovo Numero Due, un’infinità di avversari tenteranno, invano, di affrontarlo e ucciderlo. Nel mentre, faranno la loro comparsa diversi personaggi tra cui citiamo la bella Otsuru, Sasuke e gli Empty Seven.Se la trama vi ha confusi, il gioco non vi aiuterà di certo. Pensato probabilmente con in mente solo gli appassionati della serie, i profani si troveranno davanti a sequenze animate e livelli apparentemente slegati tra loro, la cui comprensione viene resa ancora più difficile dai continui flashback. Di contro, la caratterizzazione dei vari personaggi è di altissimo livello, coadiuvata da un doppiaggio d’eccezione, con le voci originali di Samuel L. Jackson per il protagonista ed il suo compagno di viaggi Ninja Ninja, e Ron “Hellboy” Perlman per Justice. Non di meno, lo stile grafico scelto da Namco Bandai è semplicemente eccezionale e vi farà dimenticare qualsiasi desiderio di comprendere la trama, lasciandovi a bocca aperta di fronte ad ogni nuova scena animata.

Arti marziali a ritmo di Hip-hopLa giocabilità di Afro Samurai attinge a piene mani dalla tradizione degli hack ‘n’ slash, basando il sistema di combattimento sulla classica combinazione di attacchi forti e deboli, assegnati a due pulsanti diversi, ai quali si aggiunge la possibilità di saltare e tirare calci. Il gioco prevede la concatenazione di combo, visionabili dall’apposito menu e conquistabili con l’aumento dell’esperienza. Ben presto, però, vi accorgerete che per avere la meglio sui nemici è sicuramente più produttivo premere come forsennati i tasti a caso, in particolar modo nei momenti più affollati. La situazione migliora leggermente quando vi ritroverete ad affrontare due o tre cattivi alla volta, uniche vere fasi in cui potrete sfruttare efficacemente la modalità focus, attivabile con il trigger di sinistra. Questa vi farà entrare in una sorta di bullet-time e vi permetterà di sferrare attacchi speciali che, nel caso vadano effettivamente a segno, si tradurranno nell’affettamento indiscriminato del vostro avversario. In Afro Samurai vedrete scorrere sangue a fiumi e brandelli di corpi spargersi per il terreno di gioco. Proprio come l’opera originale, questo titolo si rivolge ad un pubblico maturo e che non si scandalizza di fronte a violenza gratuita (seppur in parte edulcorata dallo stile cartoon) o ad un seno messo in bella mostra da sensuali e tatuatissime donne ninja.Il vero difetto della gestione degli scontri sta non tanto nella sua semplicità, quanto nella mancanza totale di una qualunque forma di strategia e, soprattutto, nella cronica ripetitività degli stessi. Dopo l’ennesima volta che vi ritroverete chiusi in un’arena virtuale, con la strada sbarrata da muri invisibili ed in balia di frotte di nemici che arrivano a turni spuntando dal nulla e la cui eliminazione sarà l’unica chiave per poter proseguire, la noia sopraggiungerà inesorabilmente. Inoltre, laddove un Devil May Cry dava un’incredibile quantità di opzioni per portare a termine la vita del cattivo di turno, Afro Samurai fallisce miseramente, riproponendo la stessa sequenza di attacchi all’infinito. A peggiorare un quadro già mediocre, contribuisce una telecamera che riesce costantemente a puntare lo sguardo nella direzione sbagliata complicandovi la vita inutilmente. Le brevi fasi esplorative possono contare su di una linearità meno accentuata rispetto alla media, permettendovi di perlustrare abbastanza liberamente i vari livelli. Di contro, alcuni bug vi costringeranno a ritentare più volte gli stessi passaggi, procurando una certo fastidio. Questo elemento si farà ancora più evidente verso la fine del gioco, dove vi verrà richiesto di affrontare una sezione in pieno stile platform. Non meno frustrante vi risulterà il combattimento con due dei vari boss, calibrato veramente male e che vi porterà alla schermata di game over senza vere giustificazioni e tanto spesso da mettere a dura prova la pazienza anche dei giocatori più hardcore.

Quando lo stile è tuttoSimilmente a quanto visto nel recente Prince of Persia, Afro Samurai ha puntato molto sullo stile. Se il comparto grafico è sicuramente l’elemento più evidente, non sono da meno le musiche, prese di peso dall’opera originale e supervisionate da RZA. La ciliegina sulla torta è però rappresentata dal doppiaggio, che speriamo vivamente resti intatto nella versione italiana, probabilmente il migliore fin’ora in ambito videoludico. Tra tutti spicca un Samuel L. Jackson in stato di grazia, dal quale verrete insultati con i peggiori improperi che la lingua americana permette e del quale non vi stancherete mai. L’impatto visivo è una nuova reinterpretazione del più classico cel-shading, arricchito da delle bellissime ombre che simulano i tratti tipici della matita e da animazioni facciali di primissimo livello. Purtroppo il motore grafico non è stato ottimizzato al meglio, portandovi ad assistere a fastidiosi rallentamenti. Questi sono molto evidenti nelle sequenze, piuttosto frequenti, che sfruttano una sorta di split-screen in stile 24, inserite dai programmatori con lo scopo di mostrarvi più eventi contemporaneamente. La longevità si attesta intorno alle sei ore, di certo non molte, e i vari extra da sbloccare e segreti da cercare non ci sono parsi elementi sufficienti ad invogliare il giocatore a riprendere in mano il gioco.

– Grafica originale

– Sonoro eccellente

– Samuel L. Jackson!

– Giocabilità approssimativa

– Trama frammentaria

– Ripetitivo e poco longevo

5.8

Afro Samurai è un titolo frustrante. Lo è il suo gameplay, ma soprattutto lo è vedere un’occasione come questa, sprecata con uno sviluppo superficiale e frettoloso. Il contrasto tra impatto visivo e sonoro di altissimo livello da un lato e giocabilità scadente e approssimativa dall’altro, è nettissimo e ci fa sentire di consigliare il titolo solo agli appassionati più sfegatati della serie, comunque a tutt’oggi inedita in Italia. Tutti gli altri girino alla larga, c’è di molto meglio in giro.

Voto Recensione di Afro Samurai - Recensione


5.8