Recensione

Advance Guardian Heroes

Avatar

a cura di Hermit Purple

L’originale Guardian Heroes apparso ai tempi del Saturn può essere considerato indubbiamente uno dei migliori giochi bidimensionali approdati sui lidi della console Sega, prova ne è il fatto che ancora oggi chi ha avuto la fortuna di provare la prima esperienza Treasure su un sistema 32 bit ricordi ancora con entusiasmo le ore passate con quel capolavoro di giocabilità.

La maledizione del primo sequelAndando contro ad uno dei propri dogmi assoluti, Treasure confeziona per la prima volta nella sua brillante carriera un sequel vero e proprio creando un gioco che purtroppo dell’originale conserva ben poco. Per i limiti imposti dal sistema su cui gira o forse semplicemente perché, secondo i programmatori, un titolo Treasure deve sempre e comunque stupire per la sua assoluta giocabilità e freschezza, questo Advance Guardian Heroes (da ora AGH) non conserva nè la stessa articolata trama, né i personaggi e paesaggi splendidamente caratterizzati ed ispirati, né i bivi alla fine di ogni livello che nel primo episodio permettevano di personalizzare l’esperienza di gioco ed allungare la longevità e, più in generale, quel senso di meraviglia che pervade solitamente i gioielli della softco nipponica.A livello di gameplay, pur presentando alcune peculiari caratteristiche riscontrabili in molte produzioni degli stessi programmatori (es. freneticità, originale meccanica di gioco, personaggi bizzarri), AGH è stato semplificato tanto da divenire un gioco più simile ad un Final Fight qualsiasi, magari un po’ bizzarro, piuttosto che al sequel del suo illustre predecessore.Analizzando più da vicino il sistema di controllo e la giocabilità si può notare già dalle prime battute la quantità di “carne al fuoco” che i cuochi (ehm, volevo dire i programmatori) hanno inserito forse per rendere meno insipida la pietanza, riuscendoci però solo in parte. Per sconfiggere le forze del male avremo a disposizione oltre i soliti calci e pugni un vero arsenale di possibilità a disposizione: mosse speciali eseguibili in combinazione con la croce direzionale ed un pulsante, un set di incantesimi che andranno a consumare un’apposita barra deputata alle magie, la possibilità di erigere in nostra difesa una sorta di barriera non solo in grado di difenderci dagli attacchi che riceveremo ma, con il giusto tempismo di attivazione, di stordire momentaneamente anche il più minaccioso e coriaceo dei nemici in caso di un attacco corpo a corpo. La stessa barriera, che consumerà anch’essa energia magica ad ogni utilizzo, in alcune sezioni verrà usata per respingere attacchi a distanza e spedire i colpi al mittente così da superare indenni situazioni poco piacevoli. Tra le altre possibilità offensive e deambulatorie offerte dal gioco si trovano una serie di salti e supersalti, scatti, attacchi aerei e ultima ma non meno importante l’opportunità di diventare per un certo periodo di tempo fortissimi e velocissimi previa riempimento di un’apposita barra deputata a rimpiazzare il guerriero dorato (richiamabile nei momenti di maggior pericolo) del primo episodio.In caso di prematura dipartita avremo la inconsueta possibilità (assolutamente inutile se non per far pratica) di resuscitare accettando l’offerta del Signore del male, nostro acerrimo nemico, e diventare così immortali per un certo periodo di tempo, trascorso il quale il gioco terminerà definitivamente.Per quanto riguarda gli avversari, punto di forza in tutti i giochi marchiati Treasure, si è preferito puntare sulla quantità piuttosto che sulla qualità tanto che, a parte qualche boss, non avrete nessuna difficoltà a proseguire se non quella di evitare il classico (per il genere) effetto accerchiamento. A causa della mancanza di una vera sfida contro l’I.A. il più delle volte ci troveremo ad utilizzare a raffica la barriera per stordire gli avversari e poi colpirli rendendo la meccanica di gioco alla lunga leggermente monotona e ripetitiva.Unico vero aspetto rimasto invariato dal prequel a questo punto della recensione si può affermare sia, oltre alla frenetica azione di gioco, la possibilità al termine di ogni livello di attribuire alle diverse statistiche del nostro eroe vari punti esperienza guadagnati in combattimento. Potremo così aumentare la forza, la velocità, il potenziale magico e così via.

Un mare di pixelI grafici Treasure hanno compiuto una scelta ben chiara, sacrificare il dettaglio grafico in virtù di un numero alto di sprite contemporaneamente visibili su schermo ed una fluidità sempre costante. Purtroppo tutto non è andato secondo i loro piani visto che se da un lato saremo sempre assaliti da orde di nemici anche di grandi dimensioni, dall’altro spesso vedremo l’azione rallentare nei momenti di massima congestione (es. magie, spari e nemici contemporaneamente).La povertà del design dei fondali, la scarsa varietà dei nemici, la non esaltante interazione con i vari stage ed una linearità degli stessi a dir poco imbarazzante non fanno altro che peggiorare questo aspetto.Di positivo si segnala il sonoro, la caratterizzazione di alcuni personaggi e il livello sul fiume, anche se rovinato da una lunghezza eccessiva che alla fine ne rovina l’originalità e l’impatto iniziale.

Ma quanto dura questo gioco?Non molto purtroppo. Il tutto si riduce ad una manciata di ore. Niente di tragico visto il genere d’appartenenza ma solo nel caso AGH fosse stato al livello del suo predecessore o comunque ad livello qualitativo ben superiore. Malgrado la possibilità di riaffrontare l’avventura con un amico e la modalità arena dove fronteggiare orde di nemici una dopo l’altra nel minor tempo possibile, anche in cerca di tutti i personaggi segreti da sbloccare (tra cui gli originali protagonisti di Guardian Heroes) dubito che qualcuno di voi riprenderà in mano il gioco più di un paio di volte completata la quest principale, proprio per l’ insipidezza dell’esperienza vissuta.

– Frenetico

– Tanti personaggi da sbloccare

– Character design

– Grafica scialba

– Struttura di gioco molto migliorabile

– Rovina la memoria del primo episodio

6.5

Tutto da buttare dunque? No, non direi. AGH così com’è confezionato pur non riuscendo a raggiungere gli standard (altissimi) a cui i ragazzi della Treasure ci hanno abituato in tutti questi anni, alla fine risulta essere una alternativa decorosa ai vari Final Fight e Double Dragon grazie al suo originale approccio al genere ed alla costante frenesia che permea tutto il gioco. Se cercate però un titolo Treasure degno di questo nome sulla piccola console Nintendo sarebbe forse meglio orientarsi verso un certo Astro Boy….

Voto Recensione di Advance Guardian Heroes - Recensione


6.5