Recensione

AMY

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a cura di Slice

Dopo essere stato rimandato un paio di volte ed essere riuscito a creare attorno a sé un discreto hype da parte degli utenti, è arrivato finalmente su Playstation Network e sul Marketplace di Xbox Live, AMY, l’atteso survial horror di VectorCell.

Un’esperienza decisamente horror!Le primissime battute di gioco servono per introdurci i personaggi protagonisti della storia. Noi impersoneremo Lana una ragazza che ha deciso di prendere in affidamento Amy, una bambina che probabilmente – usiamo il condizionale perché la trama non chiarisce precisamente la cosa – soffre di autismo, o ad ogni modo, di qualche disturbo della parola.Mentre le due protagoniste si trovano su un treno, Amy realizza uno strano e potenzialmente innocente disegno, che però è presagio di quello che accadrà immediatamente dopo. Il treno deraglia, e dopo essere svenuta, Lana si risveglia senza più trovare Amy, in una città, Silver City, infesta da strane creature molto simili agli zombie. Da questo punto in poi inizierà prima la ricerca della piccola e, successivamente, il salvataggio della stessa, nel tentativo disperato di fuggire da quel malefico luogo. La collaborazione tra le due è intrinsecamente collegata anche per scelte di gameplay molto delineate. Lana, infatti, è infetta dal virus e solo la vicinanza e il contatto con Amy, che ne sembra invece immune, le evitata la contaminazione totale e di conseguenza la sua trasformazione in zombie senza cervello.Questa scelte pongono sicuramente le basi per un titolo altamente ansiogeno e con un gusto molto vintage, capace di strizzare l’occhio alle vecchie produzione che hanno fatto amare al grande pubblico il genere survial horror. Le ottime idee di fondo non sono però state sviluppate con dovizia durante l’esperienza di gioco, questo per via di alcuni problemi che pregiudicano irrimediabilmente la qualità finale dell’avventura.In primis, trattandosi di un survial horror, ci si aspetterebbe un’azione carica di tensione con zombie affamati decisi a non dare tregua ai malcapitati di turno. Purtroppo i nemici di Amy e Lana si rivelano terribilmente stupidi e, complice la possibilità di scavalcarli in una sorta di modalità stealth, rendono la classica azione da cardiopalma troppo sporadica e poco incisiva in termini di emozioni percepite. A questo si aggiungono anche dei palesi problemi tecnici che incidono nei movimenti della protagonista rendendoli estremamente scattosi, poco fluidi e che, pad alla mano, restituiscono un pessimo feeling. Come se non bastasse, sul carro delle imperfezioni non possono mancare i classici problemi di compenetrazione poligonale. Questa piaga in particolare, si è rivelata decisamente fastidiosa sopratutto quando, armati del nostro oggetto contundente di turno, abbiamo cercato di colpire invano il nemico, vedendo più di una volta la nostra arma sparire all’interno del modello poligonale invece di andare a segno, portando poi saltuariamente alla morte il nostro personaggio. Proprio la morte, abbastanza frequente, porta alla luce un altro dei diversi problemi che affliggono il titolo: i checkpoint. Questi, sono posizionati in maniera davvero pessima, e in più di un occasione vi troverete ad imprecare perché, a causa di una morte improvvisa, sarete costretti a rigiocare una buona porzione di livello già eseguito precedentemente, per colpa della distanza siderale che c’è tra un punto di salvataggio e quello successivo.In definitiva quindi, sommando tutti questi macroscopici difetti, ci troviamo davanti ad un titolo frustrante, non tanto per la difficoltà elevata – a volte punto a favore delle produzioni – ma per una serie di bug e problemi tecnici che inficiano in maniera fin troppo netta l’esperienza del videogiocatore.Questo è un vero peccato, sopratutto perché tutto si può criticare ad AMY tranne il fatto che manchino le idee. Oltre alla già citata sinergia tra le due protagoniste del titolo, ci troviamo di fronte ad un survival horror che si era presupposto l’obiettivo di ricalcare le leggendarie orme dei primi e avvincenti capostipiti del genere. La presenza di enigmi e situazioni in cui la collaborazione tra le due malcapitate risulta fondamentale, sono tutto sommato, sulla carta, ben strutturate. La necessità di nascondere la piccola in alcuni posti per evitarle il contatto con i mostri o sfruttandola per arrivare a porte o interruttori altrimenti inaccessibili, facendola passare in stretti cunicoli o prese d’aria, sono idee che seppur non originalissime avrebbero terribilmente giovato alla qualità dell’esperienza. Purtroppo tutte queste buone idee sono rimaste solamente sulla carta, lasciando al giocatore un survival horror in terza persona afflitto da numerosi bug e problemi di gioco.

Tecnicamente, da paura! Sotto l’aspetto tecnico il titolo soffre tantissimo. I modelli poligonali per quanto caratterizzati abbastanza discretamente, sono stati modellati su una base di poligoni insufficiente, rendendoli così poco definiti e poco piacevoli alla vista. A salvarsi, ci pensano i volti sia delle protagoniste che di alcuni personaggi secondari, animati da buone espressioni facciali. Pessima invece la scelta della palette di colori che donano all’ambiente di gioco un immagine slavata che accentua ulteriormente la carenza di poligoni e particolari. In generale si ha la percezione di stare giocando ad un titolo antiquato, questo anche per via del level design che prevede sezioni scarne e molto squadrate, tipiche dei giochi della passate generazioni.Discreta invece la soundtrack con temi che seppur non memorabili, riescono a restituire una certa enfasi, e sembrano ben contestualizzati in base a quello che sta avvenendo su schermo. Assolutamente insufficiente, purtroppo, il doppiaggio in lingua inglese del titolo.Cosa dire in definitiva di questo AMY? Sicuramente che il rammarico è molto alto. Il prodotto poteva avere dell’ottimo potenziale. Sopratutto grazie al materiale che era trapelato nel lungo corso di sviluppo, si era riuscito a ritagliare il giusto hype che purtroppo è stato disatteso. Un’opera incompiuta quindi, che lascia ai difetti tecnici le luci della ribalta andando così a guadagnarsi una più che meritata grave insufficienza.

– Idee sulla carta originali

– Buona Soundtrack

– Realizzazione tecnica terribilmente insufficiente

– Comandi macchinosi e imprecisi

– Non fa per niente paura

4.0

AMY aveva tutte le carte in regolare per riportare in auge un genere, quello dei survival horror, da troppo tempo in crisi d’identità. Purtroppo, le buone idee sono rimaste sulla carta e il giocatore è costretto a scontrarsi con degli enormi problemi tecnici che inficiano in maniera irrimediabile l’esperienza di gioco. Un vero peccato.

Voto Recensione di AMY - Recensione


4