A Carte Scoperte: The Witcher

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a cura di Phoenix

Questa rubrica nasce con l’intento di “fare due chiacchiere” attorno ad un videogioco. Una rubrica che muove, dunque, a partire da alcune sensazioni squisitamente soggettive, espresse senza presunzione di verità, anche se motivate e giustificate di volta in volta. L’intento, pertanto, è quello di esprimere un’opinione, giocando a carte scoperte; quel genere di considerazioni soggettive che sono nient’altro che la massima espressione della nostra umanità, e che risultano magnificamente sagge laddove sono consapevoli della loro essenza di “semplici” opinioni. Perché un parere motivato, a volte, ha la capacità di arricchire, o di mutare la nostra visione delle cose, o, semplicemente, di suscitare rispetto. Così, a partire da questa doverosa premessa, chi scrive è pronto a scoprire le sue carte, analizzando gli aspetti cruciali, e non, di un videogioco che lascia uno strascico, nella storia videoludica o nei cuori dei videogiocatori, i quali, a volte, preferiscono qualcuno che, con sincerità e chiarezza, scopre le sue carte, rispetto a coloro che si celano, con troppa disinvoltura, dietro una falsa oggettività. Così, la redazione di Spaziogames ha ideato questa rubrica, per venire incontro a quel desiderio di sincerità che molti videogiocatori, a buon diritto, possiedono, e che, con franchezza, esigono.
Dal libro al videogioco
Devo confessare che prima di essere un gamer sono, assolutamente, un divoratore di libri; e non di fantasy.  Per questa mia natura, ho sempre trovato complesso, nel caso di adattamenti o ispirazioni, reggere un sano confronto con i testi da cui sono tratti. Penso, ad esempio, a film come La Guerra dei Mondi, Dorian Gray, Orgoglio e Pregiudizio e Les Miserables, solo per citarne alcuni. Tutti questi film, per quanto ottimi possano essere, risultano, alla fine, solo delle trasfigurazioni, invece che trasposizioni. La cosa non mi adira, perché è giusto così; è giusto che questi contenuti, nati per essere letti e immaginati, facciano difficoltà ad essere rappresentati per figure ed immagini.
Eppure, la cosa non vale in maniera oggettiva; esistono, infatti, delle ottime trasposizioni, che riescono a trasmettere le atmosfere e le emozioni di un libro in modo eccelso e, soprattutto, fedele. Dare vita ai personaggi di un libro è sempre un compito arduo ma, non per questo, impossibile, né condannabile aprioristicamente.
Così, la prima carta che voglio scoprire riguarda le atmosfere e i personaggi della serie The Witcher; poiché CD Projekt è riuscita, grazie anche all’aiuto di Sapkowski, a ricreare alla perfezione quelle ambientazioni logore, e quelle personalità rovinate che contraddistinguono le avventure di Geralt di Rivia. The Witcher e The Witcher 2: Assassins of Kings raccontano, infatti, una storia nuova, intricata e sorprendente, ma perfettamente coerente con i testi dell’autore. Ed è proprio questa coerenza che mi ha colpito profondamente. Ogni anfratto esplorato dal videogiocatore risulta perfettamente plausibile: strade lerce, povertà, razzismo, crudeltà, immoralità. Ogni personaggio che si incontra nel videogioco, dal semplice mercante fino ad arrivare all’Ambasciatore della Fiamma Bianca che Danza sulle Tombe dei Propri Nemici, è una chiara manifestazione di questa coerenza; una coerenza che mi ha entusiasmato moltissimo, una coerenza che ha fatto in modo che il videogiocatore, con disinvoltura, possa passeggiare e combattere come se egli stesso fosse all’interno delle pagine di un libro. Così, grazie al grande lavoro degli sviluppatori, diviene assolutamente semplice passare, realmente, dal videogioco al libro, o, se volete, dal libro al videogioco.
Una Spada per i Mostri
La seconda carta che voglio scoprire riguarda, nello specifico, il secondo titolo della saga, The Witcher 2. Questo titolo, a mia opinione personale, riesce a migliorare tutto il possibile. Dalla trama ai personaggi, dall’ambientazione al gameplay, tutto favorisce una profonda immersività degna di un grande GDR. Missioni secondarie non ripetitive e perfettamente calzanti con la natura del nostro protagonista, evoluzione del personaggio libera ma non infinita, difficoltà elevata e sistema di combattimento che richiede, in più di un occasione, uno sforzo di pianificazione; tutto ciò rende, questo titolo, uno dei migliori GDR-action che abbia mai giocato. La sensazione è quella di osservare un personaggio in continua evoluzione, di vivere un ambiente che non è mai uguale a se stesso, plasmato dalle azioni e dalle scelte che si compiono nel corso del gioco. “Finalmente”, questa è la parola che necessariamente bisogna usare parlando di The Witcher 2; finalmente le scelte del videogiocatore sono davvero importanti, mutando in maniera perfettamente credibile l’atmosfera che si respira e il mondo che si apre, distante, sotto gli occhi del videogiocatore. Finalmente un GDR che, pur limitando gli spazi, offre infinite possibilità di soddisfazione; giocare a The Witcher 2 significa essere pronti a fare delle scelte, sia in termini di evoluzione del personaggio, sia in termini di moralità, poiché dietro ogni angolo, per lo strigo, potrebbe celarsi una scelta cruciale.
Così, CD Projekt sembra davvero riuscire lì dove molti altri hanno fallito, restituendo, al videogiocatore, quella straordinaria sensazione di essere una parte fondamentale dello sviluppo della storia, come se all’interno del videogioco esistessero infinite trame e, ovviamente, infiniti finali diversi.
Una grande assente
L’ultima carta che mi resta da scoprire è, forse, ancora più personale. La trama messa in scena dai ragazzi di CD Projekt è perfettamente orchestrata, con alcuni “vuoti” importanti, tipici dello stile di scrittura di Sapkowski. La presenza di Yennefer che aleggia sullo sfondo della vita di Geralt, e del suo passato, è veramente un colpo di genio. Eppure, da lettore, non vedo l’ora che questa splendida maga dai capelli nero corvino faccia il suo magistrale ingresso; spero che Geralt la trovi, spero che il videogiocatore la trovi esattamente lì dove egli crede che sia.
Una storia fantastica, quindi, arricchita da questo mistero della caccia selvaggia, e di Yennefer, che aleggia, perennemente, sulle vicende di Geralt. Egli deve fare chiarezza, risolvere il mistero, trovare Yennefer e ricostruire il passato che ha perso; e con il lavoro svolto da CD Projekt, sono assolutamente fiducioso del fatto che tutto ciò, ancora una volta, sarà raccontato con una perfezione quasi assoluta, con fedeltà, phatos e coerenza. Geralt è sicuramente un personaggio dai mille volti, diverso e sempre lo stesso. Credo che in questo ultimo capitolo il nostro strigo prenda finalmente una decisione, realizzando quanto sia sciocco credere di poter rimanere neutrale, osservando, da lontano, vicende che sono destinate, irrimediabilmente, ad abbattersi, con violenza, sulle vite e le coscienze di tutti.
Pertanto, con sincerità e, soprattutto, “a carte scoperte”, vi confesso che non vedo l’ora.

Per questo primo appuntamento ho scelto The Witcher per diversi motivi. Il lavoro di CD Projekt è stato decisamente uno dei migliori degli ultimi anni; inoltre, da grande amante dei GDR, e delle atmosfere fantasy, devo confessare di essere rimasto piacevolmente sorpreso da questa saga che ha rappresentato, per me, una vera e propria boccata di ossigeno. Certo, ci sono pur sempre elfi, nani e umani, ma è tutto dipinto con toni più cupi, maturi, realistici e assolutamente unici.