Stadia: Harrison lodò il lavoro del team la settimana prima di chiuderlo

Testimonianze raccolte da Kotaku svelano le perpelssità degli sviluppatori che erano nel team di Google Stadia (e i riferimenti a Xbox).

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Il cambio di direzione repentino di Google con il progetto Stadia ha preso in contropiede non solo gli appassionati che aspettavano di scoprire che progetti stesse realizzando il team di Jade Raymond ma, ci svelano delle testimonianze raccolte dal sito Kotaku, anche gli stessi membri di quel team di sviluppo.

Diversi membri della software house, infatti, hanno confermato che solo una settimana prima della chiusura, il dirigente Phil Harrison aveva inviato loro una mail, lodando i progressi fatti e scrivendo che «[Stadia Games and Entertainment] ha fatto dei grandi progressi nel costruire un team diversificato e di talento e nello stabilire una forte line-up di giochi esclusivi per Stadia»Era il 27 gennaio: il 1 febbraio è stata poi diffusa la notizia della chiusura di quegli stessi studi interni.

«Confermeremo a breve gli investimenti su Stadia Games and Entertainment e seguiranno gli obiettivi e i risultati chiave» continuava la mail di Harrison, solo pochi giorni prima dell'addio, quando invece spiegò al pubblico che Google avesse deciso di «non investire ulteriormente nel portare contenuti esclusivi realizzati dal nostro team di sviluppo interno di Stadia Games and Entertainment».

Se, insomma, la situazione suonava a suo modo confusa – Google aveva da sempre sottolineato di credere fortemente nella realizzazione di giochi esclusivi per Stadia, da cui l'assunzione di una figura di spicco come Raymond – le testimonianze sembrano puntare ulteriormente in questo senso.

Oltretutto, gli sviluppatori hanno fatto sapere a Kotaku di aver appreso la notizia della chiusura quasi contemporaneamente al pubblico, con l'invio di una mail interna prima e una conference call con Harrison poi. Durante la chiamata, che «non è stata bella», è stato chiesto al dirigente cosa fosse cambiato dalla precedente mail con i complimenti fatti, se solo pochi giorni dopo era prevista la chiusura. Harrison ha replicato che non era cambiato nulla e che «lo sapevamo».

Le fonti di Kotaku non sanno spiegarsi quali fossero le aspettative di Google:

Le persone volevano solo la verità su cosa era successo, volevano delle spiegazioni dalla loro guida. Se avvii uno studio e ingaggi un centinaio di persone, nessuno si aspetta che tutto finirà al macero in un anno circa, no? Non puoi realizzare un videogioco in quel tempo. Avevamo un'assicurazione pluriennale e ora non ce l'abbiamo più.

Il riferimento a Xbox

Secondo le testimonianze raccolte da Kotaku uno dei motivi che avrebbero convinto Google a non imbarcarsi ulteriormente nello sviluppo first-party sarebbe da ricercare anche nelle acquisizioni di Microsoft per i suoi Xbox Game Studios – e, in particolare, in quella di Bethesda Softworks.

Secondo quanto citato dal noto sito:

[Harrison] avrebbe fatto specifico riferimento alla tendenza di acquisizioni di Microsoft e a quella di Bethesda Softworks, come uno dei fattori chiave che hanno spinto Google a decidere di chiudere i piani sullo sviluppo di videogiochi originali. La compagnia proprietaria di Google, Alphabet, è una da trilioni di dollari e praticamente in pari con Microsoft.

Sembra, insomma, che Google abbia riconosciuto di non essere intenzionata a investire quanto Microsoft per la realizzazione di videogiochi originali – e che anche da qui si sarebbe originata la decisione di staccare la spina ai first-party.

Al momento il gigante di Mountain View sta cercando di riassegnare gli sviluppatori del team appena chiuso ad altri ruoli, all'interno della sua compagnia – anche se la cosa è molto complicata, perché gli sviluppatori di videogiochi sono estremamente specializzati e difficili da assegnare a mansioni del tutto slegate a quelle per cui erano stati assunti. Jade Raymond, invece, ha lasciato Google.

A proposito di Bethesda, avete già giocato The Elder Scrolls V: Skyrim?