Sony ha imparato una lezione le cui conseguenze pagheranno i giocatori

Un cambio di rotta che cambia la percezione rispetto PlayStation 5.

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Ieri abbiamo assistito al tanto atteso PlayStation Showcase di Sony (qui trovate tutti gli annunci e trailer): un evento che, come ormai capita in maniera oltremodo puntuale con le kermesse del platform holder nipponico, si carica di aspettative a volte tra l’esagerato e l’incomprensibile. Frutto della posizione, per adesso granitica, di PlayStation 5 e in generale del brand PlayStation sul mercato.

La console perlacea è la bella della festa, c’è poco da fare. È quella che tutti vogliono corteggiare e portarsi a casa, letteralmente vista la velocità con cui spariscono le console quando vengono rese disponibili nei negozi e nei marketplace online.

Questo significa, ed ha significato negli ultimi anni, che Sony ha potuto fare il bello e cattivo tempo con PlayStation 5. Non dimentichiamoci mai, perché è importante nell’economia del discorso, che vennero aperti i preordini sulla console quando ancora non si sapeva niente di essa. Questa è una dichiarazione di intenti molto importante: “noi ve la possiamo vendere, e voi la comprerete, solo perché sopra c’è scritto PlayStation”.

Un atteggiamento che porta ovviamente a rischiare, ad osare sempre di più con la comunicazione perché “tanto ci perdonano tutto”. Lo dimostra il recente caso della vicenda sull’aggiornamento di Horizon Forbidden West, e ancora prima il fatto che Demon’s Souls sembrasse addirittura un gioco PC all’inizio, e poi la poca chiarezza nell’esprimere quali giochi saranno cross-gen oppure no.

Tutte vicende, scivoloni più o meno piccoli, che hanno spesso un elemento in comune: le date di uscita.

Torniamo al 2015, una delle ultime apparizioni di Sony all’E3 di Los Angeles. La leggendaria conferenza che ha sganciato Final Fantasy VII Remake, Shenmue III e The Last Guardian dal nulla.

Tre reveal che hanno fatto esplodere i media, lasciando a Sony il palcoscenico per i mesi e gli anni a venire. Tre annunci presentati rispettivamente senza data, con un Kickstarter che poi ha rivelato una partnership a dir poco nebulosa, e per il 2016. Tre giochi usciti poi nel 2020, nel 2019 e (curiosamente puntuale vista la natura del progetto) nel dicembre del 2016.

In quel momento, secondo me, è cominciato un lungo processo con cui Sony ha sempre tirato la corda riguardo le date di uscita dei propri titoli, usando carota e bastone con i suoi fan. Una strategia che indubbiamente funziona se si riesce a mantenere alta l’attenzione, ma che rischia di ritorcersi contro nel caso il meccanismo si inceppi.

Un reveal, un rinvio, un altro trailer, piccolo rinvio, trailer e poi uscita. Di solito funziona, lo abbiamo visto anche con prodotti come Cyberpunk 2077 (del risultato, poi, apriti cielo ma si è parlato anche troppo), ma usare una comunicazione del genere significa camminare su un filo molto sottile.

Con l’inizio della pandemia, tra i tanti problemi che ha causato nel mondo, le grandi aziende hanno dovuto rivedere pesantemente i propri piani di lavoro. Contemporaneamente scoprendo anche le carte, in qualche caso.

Lo abbiamo visto con i tanti rinvii a cui abbiamo dovuto assistere in questi mesi. Proprio il già citato Horizon Forbidden West poteva essere il grande titolo della fine dell’anno, che invece slitta al 2022. I titoli che erano già a buon punto sono usciti, Marvel’s Spider-Man Miles Morales, Demons Souls, Ratchet & Clank Rift Apart e Returnal, gli altri sono ritornati in lista d’attesa.

C’è una differenza però tra chi riesce, a fatica, a lavorare in uno studio di sviluppo durante una pandemia rallentando comprensibilmente di conseguenza i lavori, e chi invece quei lavori deve raccontarli e comunicarli al proprio pubblico.

Pensiamo a God of War Ragnarok, annunciato con un solo logo a ridosso dell’uscita di PlayStation 5 con quel generico “2021” come data. Una finestra di uscita a cui onestamente era difficile credere, così e senza neanche aver mostrato un minuto di gioco reale. Ma poco importa, perché l’idea che la nuova avventura di Kratos potesse debuttare relativamente presto rispetto all’uscita della console ha contribuito senz’altro alle vendite di PS5.

Poi il silenzio totale per mesi, il rinvio fatto quasi a mezza bocca, e il trailer di ieri che seppur mostri finalmente un po’ di gameplay e dettagli sul proseguimento della storia, non mostra nessuna data. Si parlava di un rinvio al 2022, ma la situazione potrebbe essere ben diversa. Lo dimostrano anche le dichiarazioni di Sony di qualche mese fa, che non si dimostrava convinta nel volersi sbilanciare a confermare il 2022 come finestra di uscita effettiva.

Se scorriamo gli annunci di ieri si nota un certo atteggiamento univoco rispetto al comunicare le date di uscita dei videogiochi presentati.

Sono molti i titoli che non hanno data di uscita, tra cui Star Wars Knight of the Old Republic Remake e Project EVE che hanno aperto l’evento, e gli altri hanno finestre di lancio molto generiche. Quelli che ce l’hanno sono prodotti che erano già noti, oppure titoli cross-generazionali che erano in via di rifinitura da un po’.

Insomniac Games e la sua accoppiata di annunci: Marvel’s Wolverine è un teaser e Marvel’s Spider-Man 2 è fissato per un generico 2023 che è sempre a potenziale rischio di rinvii. In questo caso la prudenza è stata palese, per quanto apprezzata, nel non dover dare ai giocatori delle informazioni su cui dover ritrattare in seguito.

La data di Ghostwire Tokyo è stata comunicata successivamente, tanto per un esempio, mentre quello di Gran Turismo 7 è il caso più emblematico, insieme a God of War Ragnarok, di come Sony abbia bruscamente cambiato tendenza comunicativa.

Il titolo di Polyphony è stato mostrato nuovamente, in versione PS5, con un downgrade evidente rispetto alla prima apparizione. È questo è normale perché, come sapete, il titolo uscirà anche su PS4 e gli sviluppatori devono pur inventarsi qualcosa per salvare capra e cavoli. Ma nel trailer trasmesso non compare la data di uscita.

La quale, invece, è stata inserita nella copertina del video che appare su YouTube e nei comunicati stampa. Perché? Semplicemente è più facile, nel caso di un rinvio, togliere quel 4 marzo 2022 da una immagine e da un testo, oppure oscurare semplicemente il trailer e ricaricarlo tagliando la parte relativa alla data d'uscita, come nella trasmissione allo Showcase.

Cosa succede, quindi, nei meandri di Sony? Che finalmente sembra esserci un cambio di rotta. Si continuano a mostrare trailer in computer grafica, teaser e poco gameplay in generale, ma il numero di date buttate lì tanto per generare hype è diminuito drasticamente.

Questo è poco entusiasmante perché, di fatto, alla di un evento come PlayStation Showcase si ha la sensazione di aver perso del tempo a vedere cose che si potevano scoprire tranquillamente la mattina dopo con le notizie. Dall’altro, almeno, c’è una rinnovata prudenza nel comunicare le date di uscita.

Certo potrebbe essere più un cogliere la palla al balzo della situazione traballante degli studi di sviluppo a causa della pandemia, ma il famigerato reveal di God of War Ragnarok è arrivato con una già nota consapevolezza dell’emergenza sanitaria. In questo caso il cambio è abbastanza netto.

Più prudenza, molte più suggestioni invece che certezze, le date generiche sono più una indicazione teorica che una comunicazione effettiva. Il che è poco galvanizzante, ma sicuramente più apprezzabile degli azzardi fatti per generare solo hype e far partire la frenesia da preordine. In un evento che poi, alla fine, è stato molto ritmato con tanti trailer e zero tempo morti. Ma che lascia poco o niente.

Sony sembra aver imparato una lezione: basta date a casaccio.

A pagarne le conseguenze, però, sono i giocatori – i quali si sono prima ritrovati sedotti dalle potenzialità di un primo anno di PlayStation 5 con i fiocchi, e adesso hanno di fronte a loro mesi e mesi di vuoto assoluto, e anche le novità che vedono non hanno nessun legame con la realtà. Al di là della sorpresa iniziale, come può un reveal come Marvel’s Wolverine essere in qualche modo interessante a mente fredda?

Un evento come PlayStation Showcase è indirizzato ai giocatori, quelli veri, chi si sintonizza su Twitch o YouTube in pausa pranzo oppure dopo cena (a seconda del fuso orario), non il giocatore occasionale. Gli annunci di ieri parlano a chi segna le date sul calendario e pianifica le “giocate” annuali in base a tutte le altre uscite perché, magari, ha anche altre console a casa.

Dall’evento di ieri si nota molta prudenza, che sia più o meno frutto di opportunità o virtù, ma quelli che pagano lo scotto sono i giocatori che si ritrovano una PlayStation 5 che rischia di essere inutilizzata per un’altra annata, o quasi.

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