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RECENSIONE VR

Resident Evil 4 VR | Recensione - Una prospettiva tutta nuova

Resident Evil 4 VR dà nuova linfa vitale al classico di Capcom, in una trasposizione riuscita quasi al cento per cento

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Informazioni sul prodotto

Immagine di Resident Evil 4 VR
Resident Evil 4 VR
  • Sviluppatore: Armature Studio, Oculus Studio
  • Produttore: Capcom
  • Distributore: Koch Media
  • Piattaforme: OCULUS
  • Generi: Survival Horror
  • Data di uscita: 21 ottobre 2021

Vi prego, smettetela di urlarci in faccia “Te voy a matar” o di indicarci come un qualsiasi “Forestero”. Per un motivo o per un altro, saranno circa quindici anni che puntualmente ritorniamo a El Pueblo, il nostro luogo di villeggiatura preferito disperso in quel della Spagna. Eppure voi Ganados continuate a trattarci come degli sconosciuti, dopo che vi abbiamo decapitato e fatti a pezzi su un vecchio Nintendo Gamecube, sulla cara PlayStation 2, su PC e su qualunque altra console arrivata dal 2005 in poi.

Questa volta c’è però qualcosa di diverso nei vostri spettrali volti e Resident Evil 4 ha assunto tutta un’altra sembianza quando ci siamo ritrovati immersi nel suo putrido marciume fino al collo, catapultati tra tetri villaggi, castelli medievali e isole militari grazie la realtà virtuale.

Dopo le infinite riproposizioni ad alta definizione che aggiungevano ben poco, Capcom è finalmente riuscita a reinventare per davvero una delle sue più celebri opere e, affiancata da Armature Studios, ha dato vita a Resident Evil 4 VR, disponibile in esclusiva per Oculus Quest.

Cartoline ingiallite

Ogni scusa è buona per rivivere i fasti di Resident Evil 4, in qualsiasi sua forma. Stiamo parlando di un titolo che ha fatto scuola, preso come esempio da alcuni celebri franchisee che da lì a poco sarebbero nati, uno su tutti Dead Space. Nel lontano 2005 fu visto come un atto di tradimento, un radicale cambiamento rispetto agli standard imposti dalla serie nei suoi tre capitoli precedenti.

Niente più telecamere fisse ma una moderna prospettiva in terza persona dietro le spalle del protagonista, un Leon del tutto diverso dalla sua prima incarnazione e ora decisamente più a suo agio con le armi in mano. Ma anche con calci rotanti, suplex e sempre pronto a smorzare i toni con una frase del tutto fuori luogo.

Resident Evil 4 è infatti anche un capolavoro assoluto del trash, un film d’azione di serie B - e forse anche oltre - che è complicato da prendere sul serio, con i suoi buchi di trama, una geografia ambientale difficile da tenere assieme e scambi di battute rimasti nell’immaginario comune. El Pueblo è il nostro luogo di villeggiatura preferito, anche se non abbiamo ancora trovato le sale bingo.

Sulla componente narrativa conviene poi stendere un bellissimo velo pietoso. Sono passati sei anni dall’incidente di Raccoon City e Leon Kennedy non è più un poliziotto alle prime armi, ma un agente speciale al servizio del presidente degli Stati Uniti in persona. Spedito nel già citato villaggio della Spagna rurale, il protagonista ha il compito di riportare a casa Ashley Graham, la figlia del presidente, rapita da una misteriosa setta occulta che si fa chiamare gli Illuminados.

Da qui in avanti è un delirio quasi totale, una discesa fino ai classici laboratori segreti condita da un genuino sentimento anti-americano, una magnifica carrellata di personaggi secondari e nemici sopra le righe e che rappresentano i classici cliché dei loro ruoli. Fra castellani nani, spie e scienziati sotto copertura, in poco tempo ci si ritrova a combattere cavalieri in armatura posseduti, a cannoneggiare dall’alto di una torre e alle prese con le infinite mutazioni della Plagas, il virus che ha reso dei senza cervello gli abitanti del villaggio, comandati da Osmund Saddler, leader del culto.

Siete ancora certi di voler l’ennesima trasposizione cinematografica di una serie che non fa proprio della coerenza della trama uno dei suoi punti di forza?

Il vero paradosso di Resident Evil 4 è però la sua sorprendente capacità di far convivere alla perfezione tutte le sue stramberie con una filosofia di gioco che per certi versi non è ancora stata superata. La svolta action non ha subito quella deriva smodata che avverrà nel quinto capitolo, ma anzi ha ridato linfa alla serie e ha aggiunto una nuova forma di tensione grazie a dei nemici aggressivi, intelligenti e armati fino ai denti, una minaccia decisamente più letale rispetto ai lenti zombie a cui eravamo stati abituati fino ad allora.

Il risultato finale fu ai tempi un perfetto equilibrio fra sessioni più incalzanti e puzzle ambientali, elementi tenuti assieme da un’esplorazione più libera, valorizzata da una scelta estetica e da una palette di colori perfettamente calibrata, un mix letale di ansie che montava quando da lontano riecheggiava il rumore di una motosega.

Nei panni di Leon

Fino a qui nulla di nuovo sotto il sole. Tutti i concetti appena elencati sono ben presenti anche nella versione in realtà virtuale, ma come vengono tradotti dalla periferica? Forse la parola traduzione non è nemmeno quella più adatta, visto che Resident Evil 4 VR è proprio un altro gioco in questa sua nuova veste.

Non fraintendeteci, i Ganados sono ancora al loro posto, Ashley è sempre lì da salvare e l’arsenale di armi è degno di un Rambo con il taglio emo, ma entrare fisicamente dentro il mondo creato da Capcom amplifica a dismisura l'arco delle sensazioni che si provano mentre si attraversano le capanne derelitte di El Pueblo o ci si avventura dentro il castello di Salazar.

La modifica più evidente è il cambio di prospettiva, che passa dalla terza persona alla visuale in soggettiva, una svolta quasi obbligatoria in VR. I due joypad diventano così le mani di Leon, con le quali dovremo fisicamente compiere tutti i gesti che prima erano delegati al continuo dentro e fuori dal menù. La gestione delle armi e degli oggetti, come i curativi o le bombe, non avviene più in modo extradiegetico, ma tutto l’arsenale è concretamente attaccato alle nostre cinture e buffetterie.

Ad esempio, la pistola va realmente estratta dalla fodera, i proiettili sono indicati sull’orologio e per ricaricarli devono prima essere presi dalla riserva e messi nel calcio. Questa routine varia poi da arma ad arma e genera un senso di immedesimazione assoluto, con la tensione che cresce alle stelle quando si viene circondati da pazzi fanatici con in mano delle mazze ferrate.

Volendo si può procedere nel modo classico per l'utilizzo dell'arsenale e degli oggetti, usando il menù giù visto in passato, oppure adottando una soluzione nuova e decisamente più rapida, ma seguendo queste vie si perderebbe molto della stessa essenza di questa nuova versione.

Ci sono poi fasi di pura esaltazione distruttiva, come la sessione in mezzo alle miniere o le fughe a bordo di camion, momenti in cui Resident Evil 4 VR diventa un vero e proprio shooter arcade da sala giochi, un parente stretto di quel House of the Dead su cui avete speso gettoni su gettoni nelle vostre vacanze estive.

Una nuova forma di tensione

Resident Evil 4 è sempre stato accusato di non essere un horror vero, ma cosa significa realmente fare paura? Anche in questa edizione non ci sono jump scare, ma vi assicuriamo che sentire un mostro invisibile che si aggira nelle fogne o trovarsi faccia a faccia con El Gigante sono delle delle esperienze che rimangono ben impresse nella memoria.

In ogni angolo ci si sente braccati, da lontano sale sempre l’ossessiva litania dei cultisti e grazie ad un’ottima gestione degli effetti audio in 3D, non c’è mai un attimo in cui si può abbassare la guardia, a meno che dietro l’angolo non si scorga il braciere blu del mercante.

La stessa gestione dell’inventario avviene ora in modo contestuale, i puzzle sono stati completamente rivisti per permettere al giocatore di manipolare realmente le varie leve, chiavi e tutte le diavolerie tipiche della serie e si prova una genuina soddisfazione a frantumare le casse coltello alla mano per recuperare munizioni, erbe e monete.

Gli unici momenti che spezzano davvero l’immersione sono le numerose cutscene, sia quelle cinematografiche, sia quelle dedicate ai tanti salti giù dalle finestre e alle varie animazioni, filmati che sono stati trasposti in una modalità teatro e che proiettano il giocatore nel ruolo di semplice spettatore. Una soluzione forse non molto elegante, ma la migliore se non si vuole finire preda della motion sickness dopo pochi minuti.

Muoversi fra villaggi, castelli e isole

La difficoltà è tarata verso l'alto e ogni azione deve essere memorizzata alla perfezione, perché i nemici sono tanti e sono aggressivi. Proprio questa vena action è però sia croce che delizia, perché gestire gli spostamenti in realtà virtuale è un’operazione del tutto diversa rispetto a quello che abbiamo finora fatto su un comune monitor.

Il team di sviluppo ha creato due sistemi di locomozione. Il primo viene incontro a quelli che meno digeriscono la VR e si basa su un sistema di teletrasporto, utilizzabile comodamente da seduti e che non genera alcuna motion sickness. Questa rigidità però mal si sposa con la costante minaccia, Leon diventa lento e impacciato ed è costretto a spostarsi e a girarsi in due tempi differenti. Insomma, difficilmente avrete la nausea scegliendo questa opzione, ma spesso vedrete partire la vostra testa e selezionando questa impostazione aumenterete in modo involontario la difficoltà, vista la quasi impossibilità di utilizzare gli spazi in modo strategico.

La seconda opzione è invece il full motion. Questa modalità aumenta la libertà dei movimenti e aiuta a fuggire con rapidità nel momento del bisogno ma è pensata per gli stomaci forti, visto che fra corse e giramenti di testa, non fa del comfort il suo punto forte, anche se le opzioni dedicate al tunnelling - cioè alla limitazione della visione periferica -  e alle rotazioni mettono una toppa.

Sono comunque molte le opzioni messe a disposizione per garantire un’esperienza confortevole e Resident Evil 4 VR non è una pigra trasposizione. Molti dei sistemi legati al game design sono stati ritoccati per meglio adeguarsi alle possibilità e ai limiti della tecnologia. Ad esempio, il comportamento di Ashley è stato leggermente rivisto, il calcolo dei danni da lei subito è stato ritoccato e anche gli stessi nemici saranno meno propensi ad attaccarla, preferendo dirigere i loro colpi verso Leon. Anche alcune boss fight hanno subito dei maquillage, una su tutte il celebre combattimento contro il mostro del lago, ora più adatto ad esser vissuto in prima persona.

Insomma, dopo tante rivisitazioni più o meno riuscite, Resident Evil 4 VR è stato capace di proporre una prospettiva realmente nuova sul titolo di Capcom, una conversione in realtà virtuale curata in molti dettagli, anche se costretta a convivere in modo non sempre armonioso con la natura dell’opera.

Infine, nonostante i vari upgrade effettuati, il titolo dal punto di vista grafico inizia a sentire il peso degli anni, con una resa visiva che sa un po' troppo di passato, soprattutto se messa a confronto con alcuni titoli VR usciti di recente, come Lone Echo II.

Se volete continuare il vostro viaggio in VR in Resident Evil, potete acquistare il settimo capitolo, compatibile con PlayStation VR.

Voto Recensione di Resident Evil 4 VR - Recensione


8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • La realtà virtuale genera una tensione tutta nuova

  • Molte opzioni dedicate alla VR utili a calibrare al meglio l'esperienza

  • Molti sistemi di gioco sono stati rivisti per adattarsi al meglio alla piattaforma

  • Comparto audio estremamente immersivo

Contro

  • Entrambe le opzioni per i movimenti hanno i loro difetti

  • Le cutscene non sfruttano in nessun modo la VR

  • In prima persona è molto più complicato gestire le orde dei nemici

Commento

Resident Evil 4 VR è una scommessa vinta quasi del tutto. Trasporre il celebre titolo horror in realtà virtuale poteva sembrare un azzardo, dati i molti adeguamenti da fare per adattarsi alla periferica, ma Capcom e Armature Studios sono riusciti a calare il giocatore dentro i panni di Leon Kennedy in un modo molto credibile. Il titolo fa un ottimo uso di tutte le potenzialità dell'Oculus Quest e mette inoltre a disposizione svariate opzioni per adeguare l'esperienza ad un'ampia fetta di giocatori, sia quelli alla ricerca di un viaggio più confortevole, sia quelli che cercano azione e adrenalina. I due sistemi sistemi di movimento hanno entrambi i loro punti deboli, ma con un po' di allenamento siamo riusciti a tener testa alle orde di Ganados e a goderci a pieno tutta la fisicità di questa nuova edizione, esaltata dalla gestione dell'inventario e da un rifacimento di molte delle meccaniche di gioco.
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