Pokémon Snap è stato l’Instagram dei Pokémon vent’anni prima della photo mode

Pokémon Snap è stato il videogioco più strano del franchise in piena Pokémon Mania.

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Nella storia dei videogiochi esistono dei prodotti strani, sperimentali, che per un motivo o per un altro non vengono mai ripetuti e rielaborati. Pokémon Snap è decisamente uno di questi, ovvero se Nintendo e HAL avessero inventato Instagram, ma solo a tema Pokémon, vent’anni prima che tutti noi diventassimo pazzi con la photo mode nei videogiochi.

Con la scorsa generazione di console i platform holder hanno sfruttato i social network come strumento di promozione e metanarrativo, a partire dai tasti Share di PlayStation 4 ed Xbox One. Ma se Instagram nasceva solo nel 2012, tra il vecchio e nuovo millennio su Nintendo 64 usciva un videogioco il cui unico scopo era fotografare i Pokémon, e venire valutati nel proprio lavoro dal Professor Oak.

Praticamente quello che facciamo tutti noi oggi, più o meno inconsciamente, quando postiamo sui social network la foto del nostro gatto, del piatto di pasta al ristorante, ma anche la schermata di un punteggio stratosferico oppure una elaborata composizione con la photo mode dell’ultimo tripla A.

In vista dell’uscita di New Pokémon Snap su Nintendo Switch il 30 aprile prossimo, facciamo uno dei nostri viaggi nel passato per scoprire la strana storia dell’originale Pokémon Snap, uscito tra il marzo del 1999 ed il settembre del 2000 in tutto il mondo.

La Pokémon Mania prima della mania dei social network

Come tutti sappiamo, o almeno chi era abbastanza adulto all’epoca, gli anni a cavallo dell’inizio del nuovo millennio erano quelli della Pokémon Mania più sfrenata. Se, oggi, il franchise di The Pokémon Company è un colosso in grado di abbattere tranquillamente Marvel, Disney e Star Wars per indotto economico, percezione del pubblico e presenza sul mercato, a quel tempo ci fu il più grande sforzo produttivo e promozionale di sempre da parte di Nintendo e l’azienda che oggi detiene i diritti del franchise.

La Pokémon Mania si manifestava, in primis, con il merchandise più vario che vi possa venire in mente, dall’abbigliamento al cibo, passando per ogni tipo di gadget, sorpresina, promozione o concorso potesse essere anche solo minimamente associabile alla lontana con un Pokémon. In tutto il mondo eravamo completamente fuori di testa per i Pokémon, chiunque ci giocava, voleva giocarci o sperava di. Non avere un Game Boy con una cartuccia di Pokémon Rosso o Blu (o Verde, se fossimo stati in Giappone) significava essere fuori da tutto uno scambio socio-culturale mai visto prima.

Nintendo sperimentava con qualsiasi tipo di gadget e promozione, mentre allo stesso tempo iniziava a sfornare insieme a The Pokémon Company una serie di videogiochi che avrebbero continuato ad accompagnare il brand fuori dalla generazione delle console portatili.

A cavallo tra il ’99 ed il ’00, infatti, uscivano Pokémon Stadium e Pokémon Snap su Nintendo 64. I primi della serie su console casalinghe, ma soprattutto i primi videogiochi a mostrare i Pokémon in 3D. Se in Giappone uscì prima Stadium, in Occidente i due prodotti arrivarono a strettissimo giro rappresentando due esperienze a dir poco opposte.

Il primo era la realizzazione di un sogno, ovvero vedere i propri mostri preferiti uscire da quel mondo pixellato ed entrare fieramente nella generazione della terza dimensione. Peraltro con il Transfer Pack da attaccare al controller di Nintendo 64, una tecnologia all’avanguardia che permetteva di usare la propria cartuccia di Rosso o Blu e trasferire la propria squadra su Stadium. Un’esperienza quindi del tutto simile all’originale, niente di astruso o fuori contesto come invece Pokémon Snap dove, per quanto possa sembrare un voler sminuire l’esperienza, lo scopo del gioco è fare foto ai Pokémon.

Nonostante ciò, Nintendo spinse fortemente la campagna pubblicitaria del prodotto. Tra concorsi a premi con viaggi in Australia in ballo, una promozione che passò anche nel portare il gioco in oltre 80mila hotel sparsi per gli USA, la casa di Kyoto fece anche un accordo con Blockbuster più unico che raro.

All’interno dei negozi della storica catena di noleggio di prodotti audiovisivi, Nintendo commissionò l’installazione di speciali cabinati a tema Pokémon Snap. Chi aveva la cassetta del gioco, o chi la noleggiava da Blockbuster sul momento, poteva giocare al titolo per un periodo di tempo e, al termine della propria sessione di gioco, stampare le foto e portarle via con sé.

Per capire la potenza di uno strumento del genere bisogna immergersi in quell’epoca, attraverso la lente dei fan dei Pokémon che per la prima volta potevano interagire con i propri animaletti preferiti senza dover per forza combattere. Scoprire le peculiarità del loro modo di vivere, l’habitat e tante altre informazioni fino a quel momento sconosciute e, ovviamente, scattare una foto ricordo e portarla con sé. Era come avere un pezzetto di quella Pokémon Mania totalmente personalizzata, unica, da infilare in tasca e mostrare fieramente agli amici. Anche per chi non aveva un Nintendo 64 o non poteva permettersi di comprare il gioco.

Quelle foto, e anche le schede di credito personalizzate che servivano per interagire con quella macchina, oggi sono ovviamente dentro il calderone di tutti quegli oggetti di collezionismo Pokémon che sono tornati a valere cifre spropositate negli ultimi anni. Era Instagram senza il brivido del like, la photo mode dove il social network in cui condividere le foto era un raccoglitore da 16 pose che si poteva portare via con sé dopo la stampa.

Pokémon Snap era un gioco strano, anche io lo ricordo con sentimenti contrastanti mentre ne leggevo sulle riviste dell’epoca. Un progetto che, come spesso accade per videogiochi del genere, era nato in tutt’altro modo.

Pokémon Snap, piante di fagioli e Satoru Iwata

Il 27 febbraio del 1996 escono Pocket Monsters Red e Green, e qualche anno dopo avremmo visto Rosso e Blu in Italia. I titoli per Game Boy furono dei successi non immediati, ma più delle sleeper hit fomentate dal manga, dal gioco di carte collezionabili e soprattutto dalla serie animata che dall’aprile del 1997 fece esplodere Pokémon come un vero e proprio fenomeno di caratura nazionale, per poi essere esportato in tutto il mondo.

Un anno prima, HAL Laboratory rivelava il suo nuovo titolo per Nintendo 64 chiamato Jack and the Beanstalk, chiamato come la favola di Jack e la pianta di fagioli. In realtà il titolo era pensato per l’uscita su 64DD, ma lo sviluppo venne dirottato sulla console principale a causa dei ritardi nella progettazione del nuovo hardware. Un reveal di cui non si sapeva niente, se non qualche dettaglio minimo su come il gioco avrebbe dovuto funzionare.

Jack and the Beanstalk rimane lì sedimentare, lo sviluppo sostanzialmente non prosegue e, visto il successo rampante del brand, il team di sviluppo viene sostanzialmente costretto a far virare lo sviluppo ed includere i Pokémon all’interno del progetto. Una proposta che non venne accolta in maniera uniformemente positiva dal team, come raccontò nel 2010 Masanobu Yamamoto, uno dei designer di quello che poi sarebbe diventato Pokémon Snap. Ma, anche con l’intercessione di Satoru Iwata che all’epoca lavorava in HAL, alla fine il cambio di contenuti venne accolto:

Pokémon Snap per Nintendo 64 non era un gioco Pokémon in origine, ma un gioco normale in cui dovevi fare foto, ma la cui motivazione stessa nel giocare era poco chiara. Pensammo a cosa i giocatori avrebbe potuto fotografare con piacere, e successivamente venimmo grossomodo forzati a cambiare e permettere di fotografare dei Pokémon”

Yamamoto non fu altrettanto accogliente all’inizio, ma raccontò che successivamente si ritrovò ad avere una visione più chiara del proprio progetto una volta che i Pokémon erano stati inseriti nel discorso. Le meccaniche di gioco, le feature da inserire e il senso stesso del videogioco divennero più facili da costruire quando si pensava di dover fotografare un Pikachu invece di un generico personaggio. Alla fine il cambio di rotta sostanzialmente salvò il progetto, senza il quale sarebbe stato probabilmente cancellato.

Alla fine, Pokémon Snap è risultato essere uno degli spin-off più apprezzati sia dal pubblico che dalla stampa. Viene da chiedersi perché Nintendo abbia atteso vent’anni per un nuovo episodio, soprattutto nell’epoca dei social network e della condivisione istantanea e dopo aver capito, con Pokémon GO, quanto il franchise abbia potenza di fuoco anche al di fuori della nicchia dei videogiocatori.

Chissà come reagirà il pubblico di Nintendo Switch a New Pokémon Snap, platea già di suo molto ampia e per larga parte nuova, che per motivi anagrafici e di diffusione di Nintendo 64 non avrà giocato probabilmente all’originale. Che effetto farà la Pokémon Mania dopo tutti questi anni?

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