La FIFA pensa che il suo nome si venda da solo, EA Sports anche

I perché e le prospettive dopo il divorzio FIFA/EA Sports, in un panorama dei giochi di calcio che, come il pallone reale, guarda inevitabilmente al soldo.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

È come quando ti chiama la tua amica per raccontarti che lei e il suo fidanzato si sono lasciati dopo che erano stati assieme per praticamente metà della loro vita. Rimani perplessa per un po’ e ti rendi conto che non pensavi potesse succedere, perché avevi dato per scontato che fossero fatti l’uno per l’altra e sarebbe stato sempre così. Sono stati insieme fino a oggi, come potrebbe succedere che non stiano più insieme domani? E invece succede.

È un po’ la reazione che tutti abbiamo avuto davanti alle indiscrezioni prima, e alla conferma ufficiale poi, del divorzio tra Electronic Arts e FIFA. Era il 1993 quando arrivava sul mercato FIFA International Soccer e, da allora, le due compagnie hanno unito l’arsenale, in termini di sviluppo e distribuzione videoludica l'una e di licenze l'altra, per dare vita a trent’anni di titoli calcistici.

Il risultato? Vendite che, solo negli ultimi vent’anni, hanno messo insieme cifre che superano i $20 miliardi.

Ma perché siamo arrivati al divorzio e, soprattutto, perché due compagnie che nuotavano nell’oro grazie alla reciproca forza sul mercato hanno deciso di separare le loro strade e trovarne di nuove? Cosa significa, questo, per i videogiochi di calcio?

La licenza della discordia

Non è molto difficile da credere, ma il seme della discordia tra Electronic Arts e FIFA è ovviamente legato al soldo e alle strategie da perseguire per il prossimo futuro.

Da diverso tempo, sapevamo che EA stava meditando di non rinnovare il suo accordo di licenza con la FIFA, in scadenza a breve, e nel corso della giornata di martedì è arrivata l’ufficialità. Secondo molteplici fonti, tra cui New York Times, i motivi sarebbero essenzialmente monetari e strategici.

Il primo punto era il costo della licenza. La nota testata aveva appreso che al momento EA pagava all’incirca $150 milioni l’anno per l’uso della licenza FIFA come titolo dei suoi giochi – che coinvolgeva anche la rappresentazione delle competizioni della compagnia, come il Mondiale.

Tuttavia, la FIFA per il rinnovo avrebbe chiesto circa $300 milioni l’anno. Provate a moltiplicare questi numeri per un accordo a lungo termine e va da sé che siamo nell’ordine dei miliardi di dollari, con un incremento di investimento che evidentemente né Electronic Arts né i suoi azionisti ritenevano giustificato.

A farlo ritenere ancora meno giustificato sarebbe la strategia imposta dalla FIFA. Dovendo lavorare su licenza, EA era ovviamente chiamata a rispettare dei paletti. Questi paletti sarebbero andati a stringersi ulteriormente con il nuovo accordo, nonostante il costo sensibilmente più alto.

La compagnia chiave del calcio professionistico mondiale aveva diffuso, a ottobre scorso, una nota ufficiale sul suo sito, in cui recitava:

«Il futuro del calcio e degli eSport, per gli investitori del mondo del calcio, deve coinvolgere più di una singola parte che controlli e approfitti di tutti i diritti».

Tradotto in soldoni (letteralmente): la FIFA intendeva ampliare la sua offerta videoludica, impedendo ad Electronic Arts di detenerne la licenza esclusiva. Immaginate un panorama, secondo la FIFA, in cui il gioco simulativo è prodotto da EA Sports, ma magari il titolo mobile da un altro publisher, e un gioco manageriale da un altro ancora. 

Non è una sorpresa che Electronic Arts fosse estremamente discorde su questo punto, fino ad arrivare a far saltare il tavolo: poter vendere con il marketing di detenere l’esclusività sulle licenze FIFA, con il nome del gioco che è diventato sinonimo di EA stessa, ha un effetto diverso rispetto all’avere in mano una proposta sì chiave, ma diluita in mezzo ad altre. 

Di recente, EA ha vissuto qualcosa di simile anche con la licenza Star Wars (trovate l'ottimo Jedi Fallen Order su Amazon), di cui non detiene più l’esclusività. Non era evidentemente disposta a ripetere il percorso con quella FIFA – e non sicuramente al doppio del prezzo precedente come suggerito dal report del New York Times.

Perché EA ha tirato la corda, perché l’ha tirata la FIFA

Lo scorso gennaio, le analisi del mercato di GFK hanno rivelato che FIFA 21 era il gioco più venduto su 17 dei 19 Paesi europei presi in analisi, almeno nel mercato retail. E sappiamo tutti quanto in Europa sia amato il pallone. Le uniche eccezioni erano rappresentate dalla Russia (dove dominava GTA V) e dalla Finlandia (dove si piazzava davanti NHL 22).

Andando più a fondo, i numeri si fanno ulteriormente succulenti: il report di Electronic Arts sull’anno fiscale 2021 e, in particolare, sul suo Q4, ha evidenziato oltre 25 milioni di giocatori di FIFA, con una crescita di FUT – la modalità online persistente del gioco – del +16% anno su anno.

Se aveste ancora dubbi sul fatto che i giochi di calcio (e le licenze di calcio) siano una miniera d’oro, il report del 2020 aveva numeri ancora più specifici. Delle entrate di Electronic Arts, $1,62 miliardi provenivano da modalità Ultimate Team dei suoi sportivi, con la maggioranza che, per ammissione dello stesso publisher, erano relative proprio a FIFA e quindi al calcio.

Non pensate, però, che sia una questione di tanta pecunia solo per Electronic Arts: andando a indagare i dati finanziari della FIFA, infatti, è abbastanza cristallino come la federazione dedicata al calcio mondiale abbia capito nel 2020 più che mai l’importanza del mondo del gaming.

Complici le competizioni interrotte per la pandemia, gli stadi chiusi e le TV che con i loro diritti avevano ben poco da trasmettere, nel 2020 la FIFA ha avuto più entrate dalle cessione delle licenze che da altri giri d’affari: si parlava, secondo la testata specializzata Goal.com, di $158,9 milioni su un totale di $266,5 milioni.

Da lì, il fenomeno è andato a crescere: il report della FIFA del 2021 ha visto addirittura gli incassi dalle licenze superare le aspettative degli analisti. Avevano calcolato $145 milioni, sono stati in realtà $180,2 milioni, + 25% rispetto a quanto era stato preventivato – secondo i dati presi in analisi dal sito specializzato Inside World Football.

La sintesi di questa montagna di numeri (e soldi) è in realtà molto semplice: Electronic Arts pensa che il suo gioco di calcio sia molto forte anche senza il nome della FIFA. Non a caso ha precisato da subito che, a prescindere dal titolo del gioco, manterrà le sue licenze sui club, gli atleti e le competizioni UEFA. Quasi come a dire: che vi importa se non si chiama FIFA? Avete amato il gioco fino a oggi e non solo rimane lo stesso, ma lo estenderemo perché liberi dai paletti della licenza.

Dal canto suo, la FIFA pensa esattamente il contrario: è convinta che il marchio FIFA sia fortissimo a prescindere da quale gioco ci sia dietro e da chi lo faccia. Abbiamo due giganti fermi nelle loro (giustificate, probabilmente) posizioni, con EA che pensa di poter continuare a vendere la sua opera con qualsiasi altro nome e la FIFA che pensa di poter vendere un gioco con successo, qualsiasi esso sia, perché l’attrattiva starebbe tutta nella licenza ufficiale.

Certo, il ragionamento della FIFA è probabilmente più miope: sarà difficile, nel breve periodo, abituare i giocatori a chiamare il titolo di EA Sports come “EA Sports FC”, per cui la community probabilmente continuerà a indicarlo come FIFA 24 anche se FIFA 24 sarà un altro. In sintesi, pur perdendo la licenza, EA Sports FC potrebbe non smettere affatto di godere della popolarità che secondo la FIFA gli veniva dal nome.

Sì, ma adesso?

C’è un primo aspetto interessante da tenere in considerazione, in tutto questo divorzio: nella sua nota ufficiale, Electronic Arts ha sempre parlato di piattaforma di calcio. L’espressione, che non fa mai riferimento al puro “gioco”, sembra quasi avvicinarsi alla concezione di eFootball, con Konami che ha cercato di mettere in piedi proprio una piattaforma persistente, anziché un’uscita a rinnovo annuale.

Non è chiaro se sarà anche la strada di EA, tutt’altro: l’unica certezza che abbiamo è che in merito a EA Sports FC la compagnia parla di «piattaforma indipendente» e che ne sapremo di più a luglio 2023. Fino ad allora, c’è stato un rinnovo momentaneo con la FIFA per la produzione di FIFA 23, in uscita in autunno, e da lì il resto è da scrivere.

Molto diverso, invece, il discorso che fa la FIFA, che allude in modo chiaro a uscite annuali. Nel suo commento sul sito ufficiale, il presidente Gianni Infantino recita:

«Posso assicurarvi che l’unico gioco, vero e autentico, che si chiamerà FIFA sarà il migliore disponibile per i giocatori e gli amanti del calcio. Il nome FIFA è l’unico titolo globale e originale. FIFA 23, FIFA 24, FIFA 25, FIFA 26, e così via — la costante è il marchio che rimarrà sempre il migliore».

Proprio quel «è così via» sembra il punto chiave del suo discorso: la simulazione di calcio con nome FIFA sembra destinata a continuare ad avere uscite rinnovate ogni anno. Una prospettiva coraggiosa, se consideriamo che non sappiamo ancora chi se ne occuperà, se guardiamo a dove sta andando il mercato e se pensiamo che il primo gioco dei nuovi autori dovrà essere pronto per settembre/ottobre 2023.

A questa proposta, già da quest’anno la FIFA affiancherà anche altri giochi per palati diversi, che non siano esperienze di simulazione calcistica ma che permettano di accedere al mondo del calcio con gameplay differenziati – a partire da contenuti dedicati alla (discussa, a dir poco) World Cup che si terrà in Qatar il prossimo inverno.

Da un lato abbiamo quindi una proposta, quella di EA Sports FC, in cui si parla di piattaforma per gli amanti del calcio e che vuole ampliare la sua offerta slegandosi dai paletti della FIFA, visti anche i soldi che risparmierà dalla licenza eponima. Dall’altra, abbiamo la FIFA che è già in contatto con altre etichette per rendere più capillare la sua proposta videoludica e avere anche pieno controllo del panorama eSport che ne fiorirà.

In tanti si stanno domandando se 2K, nota per i suoi giochi NBA (e non solo) e sotto il gigante Take-Two Interactive non possa essere il nome giusto che la FIFA sta cercando. È anche vero che spesso perfino 2K Sports ha attirato su di sé molte polemiche per la gestione del gioco online e delle microtransazioni nei suoi sportivi (fu spartiacque il caso NBA 2K18), quindi non è da dare per scontato nemmeno che il passaggio del marchio FIFA a questo publisher possa tradursi in un gioco di calcio che si allontani dai canoni del super-remunerativo FUT di EA – anzi.

Campi da gioco affollati e frammentazione delle licenze

I giochi di calcio sono una miniera d’oro per Electronic Arts e sappiamo già che EA Sports FC dovrà portare questa responsabilità sulle spalle. Il recente report finanzario della compagnia ha parlato di $1,75 miliardi di entrate nel Q4 fiscale, in crescita anno su anno, ma sotto le aspettative calcolate dagli analisti (che si aspettavano $1,78 miliardi). 

Questo perché Battlefield 2042 non ha affatto avuto l’accoglienza sperata e, considerando che insieme a FIFA, ad Apex Legends e ad alcuni altri franchise forti e persistenti (pensate, anche se nelle giuste proporzioni, anche a The Sims) era una delle punte di diamante degli incassi di EA, appare ancora più evidente come EA Sports FC non possa permettersi passi falsi.

Il panorama dei giochi di calcio, intanto, si sta facendo molto affollato. Se già le licenze erano frammentate in seguito alle battaglie tra FIFA ed eFootball – la Juventus di là e il Piemonte Calcio di qua, per dirne una – ben presto il dualismo sarà solo un retaggio del passato.

eFootball sta riuscendo a rilanciarsi dignitosamente ed è il gioco ufficiale dell’AC Milan (da luglio), della Juventus, della Lazio, della Roma, del Napoli, dell’Atalanta. GOALS vuole puntare fortemente al panorama degli eSport e siamo in attesa di saperne di più, affermandosi come punto di riferimento per i tornei di calcio virtuale.

UFL non ha mai nascosto le sue ambizioni da tripla A e ha dalla sua dei partner di tutto rispetto, in attesa, certo, di vedere qualcosa di più corposo.

Tenendo fuori dal discorso i manageriali, solo in termini di giochi che vogliono avere un approccio simulativo, dobbiamo sommare a queste proposte un nuovo FIFA da autori ancora non noti (almeno dall’autunno 2023) ed EA Sports FC. Parliamo di cinque giochi di calcio che puntano sulla simulazione, a cui poi si affiancheranno altre produzioni tra le più svariate che la FIFA ha già promesso e di cui non conosciamo i dettagli.

Di solito battere troppo un ferro per quanto caldo non porta a buoni risultati, ma attendiamo di capire con discreta curiosità come l’enorme pubblico dei videogiocatori calcistici reagirà a questa frammentazione, in un panorama molto diverso da quello dei temi di FIFA vs ISS Pro.

La pluralità è indubbiamente positiva: con tanta concorrenza, nessuno può realizzare un gioco mediocre dormendo sul cuscino comodo del «non ci sono altri giochi oltre al mio in questo segmento». Tuttavia, il rischio è proprio quello della frammentazione delle licenze, se continueranno a essere cedute in esclusiva: ci ritroveremo con giocatori che sceglieranno il loro titolo non in base alla sua effettiva bontà, ma all'affetto per la loro squadra del cuore.

E se di là ho il Milan, il Barcellona e la Juventus, ma di qua ho l'Inter, il Liverpool e il Real Madrid, alla fine della fiera mi trovo con un panorama spezzettato a cui manca qualcosa da qualsiasi lato lo si guardi.

Per ora, la certezza è che il giro d’affari garantito da questi videogiochi e dal loro pubblico era troppo corposo perché EA o FIFA accettassero qualsiasi tipo di compromesso – entrambe convinte di essere custodi del successo avuto dai loro giochi fino ad oggi. Ma chi sarà, allora, il nuovo autore di FIFA? Riuscirà a staccarsi dall’ombra di EA, che con i giochi di calcio sotto egida FIFA lavorava da trent'anni? Come farà a creare un modello persistente che non sia una copia carbone di quello di FUT, per permettersi i prezzi delle licenze richiesti dalla FIFA

Solo il tempo e i giocatori ci diranno chi delle due, tra la FIFA ed Electronic Arts, avrà fatto la scelta giusta per i videogiocatori: potrebbero essere entrambe, o potrebbe nessuna.