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Erica Recensione | Ditate ovunque

Esclusiva PS4 pubblicata a sorpresa, Erica è un dramma interattivo nel senso più letterale del termine, animato da un inedito istinto nazional-popolare.

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a cura di Adriano Di Medio

Redattore

Informazioni sul prodotto

Immagine di Erica
Erica
  • Sviluppatore: Flavourworks
  • Produttore: Sony Interactive Entertainment
  • Piattaforme: PS4
  • Generi: Avventura grafica
  • Data di uscita: 19 agosto 2019

Erica è un’esclusiva PS4 che si merita appieno la definizione “a sorpresa”. Il suo trailer di lancio proiettato alla Opening Night Live della Gamescom di quest’anno è coinciso con la sua istantanea pubblicazione. Incuriositi dalla sua formula atipica per la videoludica contemporanea vi abbiamo subito messo le mani sopra: ecco com’è andata.

In che senso “Bandersnatch”?

Da tempo la giovane Erica Mason è perseguitata sempre dagli stessi incubi. In questi non fa che rivivere un traumatico ricordo d’infanzia, quando trovò suo padre orribilmente assassinato e con un simbolo sanguinante greco inciso sul petto. L’uomo era stato infatti fondatore (insieme a un certo Lucien Flowers) della Delphi House, una clinica privata. Quando una mattina Erica riceve un sanguinolento pacco, l’indagine conduce proprio alla Delphi House. Ma lì, neanche a dirlo, niente è quel che sembra.

Sarebbe una grossa scorrettezza andare oltre con la trama di Erica. Non solo per una giusta propensione anti-spoiler, ma perché nei fatti è il motore portante del gioco tutto. Questa potrà risolversi in diversi modi, e saremo proprio noi a plasmarla attraverso le diverse scelte con cui ci ritroveremo a interagire. Per quanto non lineare e dai finali multipli, la vicenda comunque seguirà sempre un preciso filo, con anche un retroterra culturale piacevole nel suo riferirsi all’antichità classica. Per quanto non vi siano veri e propri momenti horror (a parte un paio di momenti truculenti) a trasparire è un deciso senso di disagio e oppressione.

C’è purtroppo da dire che, nonostante il fascino e l’innegabile coinvolgimento, la sceneggiatura di tanto in tanto si “perde” un po’, non riuscendo a chiarire del tutto i propri riferimenti o contesti all’interno di una sola “passata”. Potremmo quasi pensare che sia voluto, visto che Erica ha una durata cinematografica, letteralmente: per giungere a un finale basteranno poco meno di un paio d’ore.

Sarebbe però sbagliato fermarci al solo minutaggio, perché in Erica si ravvisa la volontà da parte degli sviluppatori di puntare alla rigiocabilità, stimolando ogni volta a fare scelte diverse per scoprire gli altri finali e andare a caccia di ulteriori dettagli. Questi ultimi sono presenti, specialmente esplorando le varie opzioni di dialogo e osservando come le scene varino a seconda del percorso intrapreso; ma alla fine c’è sempre qualche interrogativo che non riceve risposta.

In che senso “dramma interattivo”?

Probabilmente Erica è uno dei titoli per cui la definizione di “dramma interattivo” si applicherebbe proprio alla lettera. In sé la storia viene raccontata attraverso una serie di riprese live-action, che vanno influenzate con una serie di azioni e di scelte, alcune delle quali influenzano direttamente sia lo svolgimento che la chiosa della storia e dei suoi misteri. Se la storia della Delphi House è originale ma fino a un certo punto, è il sistema di controllo a prendersi la maggiore attenzione. Le azioni di Erica andranno infatti compiute con il solo ausilio del touch screen, che sia quello del controller PS4 che quello dello smartphone. Per le azioni ci verrà suggerito il movimento da fare con le dita, mentre per i dialoghi e l’osservazione ci verrà richiesto di spostare il cursore tenendo premuto e lasciare andare il dito per selezionare.

Ancora una volta vediamo emergere i limiti intrinseci, in quanto non ci sono Quick-Time Event né vere e proprie sequenze d’azione; piuttosto tutto si concentra sulla componente dialogica e di scelta. Di contro però dobbiamo riconoscere la grandiosa intuitività di Erica e del suo sistema di controllo. Per questa recensione abbiamo completato la storia quattro volte, sia con il pad che utilizzando la app; in entrambi i casi la reattività è stata impeccabile, mostrando il fianco solo in situazioni limite come la firma di un biglietto. La compatibilità della companion app è stata ugualmente adeguata, in quanto richiede solamente che cellulare (o tablet) siano connessi alla stessa rete oppure di utilizzare la console come hotspot.

Limite invalicabile

Eppure, proprio da questo emergono i difetti più grandi di Erica. Il lavoro Sony e Flavourworks risente infatti di tutti i limiti intrinseci del genere che si è scelto, risultando quasi una “visual novel evoluta. Non si può né plasmare liberamente una situazione né tantomeno interpretarla, ma solo decidere come mandare avanti la protagonista. Pure se il gioco non adotta la soluzione del “game over mascherato da finale cattivo”, più che un videogiocatore l’utente quindi diventa una sorta di “spettatore+1”, che può decidere svolgimento e finale ma allo stesso tempo rimane comunque incatenato a una struttura su binari. Una volontà ancora una volta riflessa anche fuori dalla quarta parete, scegliendo di distribuire il gioco a un prezzo a dir poco budget, assimilabile a quello di un biglietto del cinema ed ulteriore tentativo di puntare non solo al pubblico specializzato.

Eppure, vi assicuriamo che Hideo Kojima non ha sbagliato quando ha espresso approvazione per quest’opera. È evidente infatti sia la volontà di creare una storia sufficientemente atmosferica sia la passione che vi è stata profusa in ogni stadio della lavorazione. Pure se certe scenografie sono un po’ “finte”, l’interpretazione degli attori e la costruzione contestuale sono notevolissimi. Chiaramente il sole attorno a cui tutti ruotano è la protagonista Erica, interpretata da Holly Earl. Un po’ Emilia Clarke nelle prime stagioni del Trono di Spade e un po’ Max di Life is Strange, Erica Mason riceve in dono dall’attrice uno sguardo impaurito e turbato che si imprime a fuoco nel cervello del giocatore-spettatore. La fotografia è semplice ma efficace, incaricata di evidenziare la grande ricerca cromatica di ambienti e costumi, con colori e simboli ricorrenti nei tanti piccoli dettagli che è possibile cogliere nelle inquadrature. A una colonna sonora piacevole, incisiva ma non indimenticabile si somma poi una localizzazione italiana fatta con criterio, con anche un buon doppiaggio nonostante l’equalizzazione non perfetta e qualche errore di spaziatura nei sottotitoli.

- Coraggioso e appassionato

- Controlli intuitivi

- Prezzo contenuto

- Limiti intrinseci

- Sceneggiatura non sempre chiara

- Equalizzazione audio da rivedere

7.2

Erica è un titolo molto difficile da valutare. Non ha il paranormale di un Life is Strange o la capacità di creare tensione come un Heavy Rain, né tantomeno una trama altrettanto convoluta come altri esponenti del dramma interattivo. La sua stessa scelta di optare per riprese dal vivo lo diversifica, ma allo stesso tempo lo limita nel rispettare alla lettera la definizione di “storia interattiva”. Eppure, nonostante la sua natura ibrida e la durata cinematografica, si avverte la passione e il duro lavoro che vi è stato messo sia a livello di sviluppo che a livello attoriale, oltre che un deciso istinto “democratico” nel voler puntare su un’interazione semplice e su un prezzo a dir poco abbordabile. Un esperimento coraggioso, ma pericolosamente in bilico.

Voto Recensione di Erica - Recensione


7.2

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Coraggioso e appassionato

  • Controlli intuitivi

  • Prezzo contenuto

Contro

  • Limiti intrinseci

  • Sceneggiatura non sempre chiara

  • Equalizzazione audio da rivedere

Commento

Erica è un titolo molto difficile da valutare. Non ha il paranormale di un Life is Strange o la capacità di creare tensione come un Heavy Rain, né tantomeno una trama altrettanto convoluta come altri esponenti del dramma interattivo. La sua stessa scelta di optare per riprese dal vivo lo diversifica, ma allo stesso tempo lo limita nel rispettare alla lettera la definizione di “storia interattiva”. Eppure, nonostante la sua natura ibrida e la durata cinematografica, si avverte la passione e il duro lavoro che vi è stato messo sia a livello di sviluppo che a livello attoriale, oltre che un deciso istinto “democratico” nel voler puntare su un’interazione semplice e su un prezzo a dir poco abbordabile. Un esperimento coraggioso, ma pericolosamente in bilico.