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Dynasty Warriors e i Tre Regni – Breve guida videoludico-storica | Parte 2

Seconda e ultima parte del riassunto dell’epoca dei Tre Regni, raffrontata con la sua comune rappresentazione videoludica data da Dynasty Warriors e Total War.

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a cura di Adriano Di Medio

Redattore

Bentornati alla breve guida videoludico-storica sui Tre Regni. Con l’aiuto dei Dynasty Warriors e dei Total War riassumeremo quest’epoca nel modo più chiaro e lineare possibile. Nella puntata gemella di questo speciale abbiamo parlato della prima fase, che oltre a essere quella più “conosciuta” è anche quella riportata con maggiore fedeltà a livello videoludico. E se prima abbiamo parlato dell’ascesa, oggi parleremo della caduta.

Riposo a nord, turbolenza a sud

Eravamo quindi rimasti a Cao Cao che perde malamente la battaglia di Chi Bi. Intristito dal clamoroso insuccesso decide a lungo di non tentare più altre espansioni nel meridione, nei fatti avverando quanto speravano Liu Bei e Sun Quan. Negli anni successivi si dedica all’ormai nato Regno di Wei, dimostrandosi un politico assai competente nonché un uomo di lettere. Ben consapevole delle carestie e dell’importanza delle derrate alimentari Cao Cao riorganizza il sistema agricolo del settentrione e dona terre da coltivare ai reduci. Negli anni si diletta con la poesia e soprattutto scrive un commentario sull’Arte della Guerra di Sun Tzu. In politica estera pertanto il regno di Wei si muove molto poco. I generali di Cao Cao continuano con le scaramucce tra ovest ed est, ma non vengono di fatto coinvolti in nessun vero evento di massa.

Ben diversa la situazione tra Sun Quan e Liu Bei. I due regnanti nominalmente sono ancora in buoni rapporti, ma il secondo è ormai stanco di girovagare. Alla morte di Liu Biao era riuscito a prendere il controllo della provincia di Jing, ma si trattava di un dominio troppo piccolo per essere tranquillo. Di nuovo sotto consiglio dei suoi strateghi, si convince al colpo di mano: nel 214 d.C. invade il regno di Shu sottraendolo al suo parente Liu Zhang. Questa parte è senza dubbio una delle più controverse a livello di ricostruzione, in quanto molte fonti (tra cui appunto il Romanzo dei Tre Regni) cercano in qualche modo di giustificare le azioni di Liu Bei come appoggiate dal popolo e con l’intento di restaurare l’ormai morente dinastia Han.

Sun Quan negli stessi anni espande i propri confini prendendosi di fatto tutto il sud-est della Cina. Sia Wu che Shu continuano però a vedere Wei come il pericolo maggiore, e a riguardo gli strateghi di entrambe le fazioni si confrontano a lungo. L’idea di fondo (condivisa anche da Zho Yu) è quella di un paese diviso in due, in cui tenere sotto scacco Wei con un potere politico uguale e contrario. Sulla carta pare l’unica via possibile, ma dimenticano che Zhuge Liang vede molto più lontano: una vera stabilità non sarebbe venuta da una divisione in due, ma in tre. La conquista truffaldina di Shu (ottenuta anche grazie al sacrificio di Pang Tong) era stato un boccone amaro essenziale per la riuscita del suo pensiero.

Il risveglio della fenice

Zhuge Liang realizza quindi il suo sogno della Cina divisa in tre. Ma la pace ha, ancora una volta, breve durata: dopo quasi dieci anni di quiescenza Cao Cao intraprende una nuova campagna verso sud-ovest, irrompendo a nord della provincia di Yi (facente parte di Shu). Liu Bei (che nel frattempo si è legato ancor di più a Wu sposando Sun Shangxiang) immediatamente si preoccupa e manda un’ambasciata a Sun Quan, che risponde prontamente: nell’anno 215 dopo Cristo il regnante di Wu invade Wei alla testa di centomila uomini. Lo scontro decisivo avviene ad Hefei contro l’esigua forza di Zhang Liao. Contro ogni previsione è un vero e proprio disastro per i Wu, costretti a una confusa ritirata: persino Sun Quan si salva a stento dalla cattura. Le cose peggiorano quando Cao Cao stesso arriva a dare manforte a Zhang Liao, e di nuovo è solo grazie al gran lavoro dei suoi ufficiali che Sun Quan sfugge nuovamente.

A fronte dei molteplici fallimenti Sun Quan arrangia una pace con Cao Cao e rinuncia ai propri propositi di espansione. Wei quindi amplia ancor di più la propria influenza, ma allo stesso tempo Liu Bei tenta di riprendersi Hanzhong (la parte nord di Shu inizialmente invasa da Cao Cao) riuscendovi, mentre Guan Yu assedia e conquista il Castello di Fan, strappandolo a Cao Ren. Mentre Guan Yu finalizza l’acquisizione territoriale, Wu ha ricominciato a negoziare proprio con Wei nella speranza di riprendersi Jing, la provincia persa a seguito della sconfitta di Hefei. A occuparsene è lo stratega Lu Meng, che torna con condizioni sconfortanti: Wei cederà indietro Jing solo se il castello di Fan verrà riconquistato. Significa che Guan Yu deve morire.

Il castello di Fan

L’alleanza utilitaristica Wei-Wu sortisce l’effetto sperato, e sconvolge gli Shu che non si aspettavano un simile voltafaccia. Lu Meng e il suo pupillo Lu Xun arrivano via mare a Fan e stanano Guan Yu, che si trova costretto ad abbandonare precipitosamente il castello. L’epilogo della battaglia è tragico: Guan Yu perde di vista i suoi figli, sacrificatisi per coprirgli la ritirata. Lo sforzo congiunto di Xiahou Dun e Lu Meng alla fine mette all’angolo il signore della guerra, e di nuovo un condottiero dei Tre Regni muore in circostanze non chiare. Le fonti sono contrastanti, in quanto c’è chi dice che sia stato catturato e solo successivamente giustiziato (addirittura per errore), oppure che sia stato proprio Lu Meng a fare da boia. Quest’ultimo a sua volta muore poco dopo, sempre in maniera misteriosa.

Indagata o meno la morte di Guan Yu conclude la seconda fase dei Tre Regni: Cao Cao, ormai sessantacinquenne, viene poco dopo stroncato da un tumore al cervello. Per tutta la vita era rimasto nella sua carica di Cancelliere, obbedendo alla promessa fatta all’imperatore molti anni prima. Di contro suo figlio Cao Pi non ha nessun giuramento cui tener fede, pertanto alla morte del padre non ci pensa due volte a deporre l’Imperatore e proclamarsi tale lui stesso. Nel 221 d. C. il Regno di Wei diviene quindi Impero di Cao-Wei, e a ruota anche Liu Bei e Sun Quan fanno lo stesso con i rispettivi possedimenti: la strategia dei Tre Regni di Zhuge Liang è perfezionata.

Il Drago Dormiente torna in cielo

La morte di Guan Yu è un colpo troppo duro per Shu. Alla notizia Zhang Fei sragiona e comincia a bere e vessare i propri uomini che alla fine, stanchi dei suoi capricci, lo assassinano nel suo letto. La perdita dei suoi due fratelli giurati spezza la fibra di Liu Bei, che incurante di tutto parte per un’insensata vendetta contro Wu. L’invasione, mal programmata e disorganizzata, è un altro disastro: si dice che solo l’intermediazione di Sun Shangxiang abbia fermato Sun Quan dal vendicarsi dell’insensata follia di Liu Bei. Quest’ultimo si ritira al Castello di Baidi, dove si ammala. Liu Bei quindi muore nel 222 dopo Cristo roso dai rimpianti, appena dopo aver affidato il destino dello Stato a Zhuge Liang. In ogni caso Liu Shan (ormai cresciuto) succede al padre e di nuovo i rapporti tra Wei e Wu si deteriorano. Il Drago Dormiente stabilizza lo Shu meridionale, sconfiggendo le tribù semiselvagge del sudovest comandate da Meng Huo e sua moglie Zhurong, poi riprende la guerra contro Wei. Le invasioni si susseguono una dopo l’altra, ma nessuna di queste riesce effettivamente nell’impresa di avviare una conquista. Durante una di queste però Zhuge Liang conosce e arruola Jiang Wei, che diverrà poi il suo successore.

Il destino del Drago Dormiente si compirà alle Pianure di Wu Zhang. La continua pressione delle invasioni lo sta consumando: Zhuge Liang è consapevole che gli resta poco tempo. A confrontarlo c’è lo stratega Sima Yi, mandatogli contro dal nuovo imperatore Cao Rui (Cao Pi è morto appena quarantenne). I combattimenti sono intensi ma anche di breve durata: Sima Yi non cade nelle provocazioni di Shu e semplicemente aspetta. Alla fine il Drago Dormiente si arrende alla morte e Shu si ritira nel lutto, segnando l’ennesima invasione fallita.

L’ultima corsa: i Sima

Tutti i Dynasty Warriors prima del settimo concludevano il proprio Story Mode proprio alle Pianure di Wu Zhang. Di solito in questa occasione si sarebbero affrontati Wei e Shu, mentre ad Hefei si sarebbero affrontati i Wu per mettere fine al caos e far vincere la fazione comandata dal giocatore. Dynasty Warriors 7 e successivi invece esplorano anche l’ultima fase dei Tre Regni, con la caduta degli Cao e la successiva riunificazione dei territori.

Con Zhuge Liang morto, Sima Yi si proclama il più grande stratega vivente. Jiang Wei, successore del Drago Dormiente, si ostina per diversi anni a invadere Wei, senza però arrivare a nulla. Spesso il suo comando è carente a causa del suo essere continuamente richiamato per futili motivi alla capitale da Liu Shan. L’imperatore Shu è ormai succube dei suoi cortigiani, che vogliono che la guerra cessi perché la situazione non è più né economicamente né moralmente sostenibile. Shu diviene quindi paradossalmente gestibile, e Sima Yi si dedica a rinsaldare la propria influenza interna. Ad aiutarlo vi sono i due figli Sima Shi e Sima Zhao, che si faranno a loro volta un nome nel respingere gli inutili tentativi di invasione da parte di Jiang Wei. Gli eredi della famiglia Cao continuano a susseguirsi sul trono, ma nessuno di loro è veramente all’altezza degli antenati. Tra il 238 e il 240 dopo Cristo Sima Yi fa il colpo di Stato e prende di fatto il controllo di Wei.

In ogni caso, nella sua furbizia Sima Yi non si prende nessuna responsabilità diretta: mette un altro Cao sul trono e assicura una posizione di rilievo per sé e per i propri figli. Anche dopo aver fatto questo però, con sorpresa di un po’ di tutti, si ritira a vita privata lasciando il comando al primogenito Sima Shi, che da quel momento avrebbe proseguito il suo compito di reggente imperiale. Sima Yi si sarebbe poi spento nel 251, dopo un’ultima insurrezione soppressa. Shi contrasta anche le bordate di potere della corte imperiale, ormai consapevole dell’ingerenza subita. Il suo destino si compie quattro anni dopo: durante l’ennesima ribellione schiacciata con la forza Sima Shi viene colpito a un occhio (secondo alcuni da una freccia). Sopravvive miracolosamente ma non si ferma. I postumi della ferita degenerano presto nella malattia, che se lo porta via dopo pochi altri mesi.

Di nuovo, la storia si ripete e il potere passa a Sima Zhao. Sconfitta l’ennesima ribellione interna con a capo Zhuge Dan (cugino di Zhuge Liang) e appoggiata da Wu, costringe l’imperatore a offrirgli il titolo di Duca di Jin, in modo che possa strategicamente rifiutarlo per acquisire reputazione. Nessuno alla corte osava anche solo toccarlo, tuttavia Zhao continua a non approfittarsi della cosa; si sposa con Wang Yuanji e continua a respingere i titoli prestigiosi che l’imperatore gli offre. Alla fine, nel 262 dopo Cristo decide insieme ai suoi luogotenenti più fidati di mettere fine allo stillicidio di Jiang Wei e contro-invade Shu. Nello stupore generale, Liu Shan si arrende senza combattere e Shu cade. Zhao fa di tutto per assicurare che l’integrazione tra i due regni sia il meno traumatica possibile, spegnendo in fretta l’ultima ribellione di Jiang Wei che alla fine muore suicida. Nel 264 dopo Cristo alla fine accetta il titolo di Re di Jin, ma non ha tempo per dedicarsi alla politica interna: poco più di un anno dopo la nomina si ammala e muore. La sua opera sarà completata dal figlio Sima Yan, che assumerà il titolo imperiale e acquisirà il regno di Wu approfittando dei suoi numerosi sconvolgimenti politici interni. Così, dopo un secolo di guerre, l’era dei Tre Regni giunge al termine.

Dagli Han ai Cao, fino infine ai Sima (rinominatisi Jin) il periodo dei Tre Regni è giunto al termine, aprendo un altro capitolo della storia cinese. Certamente la particolarità più evidente a livello videoludico è la decisione dei Dynasty Warriors di fermarsi alla penultima fase della storia autentica. Potremmo pensare che sia stata una scelta obbligata dal fatto che la storia dei Dynasty Warriors è stata spesso un lungo what-if non dichiarato. Se la maggior parte delle volte avesse vinto qualcuno della prima “fase” come appunto Cao Cao, Liu Bei o la famiglia Sun non ci sarebbe stato lo spazio per l’ascesa dei Jin. Dall’altro lato però questo è stato ulteriore veicolo di confusione per i non avvezzi ai Tre Regni, che a lungo non hanno avuto una conclusione univoca della vicenda. Suddetti scenari what-if sono più “accettati” negli strategici, che appunto impongono al giocatore di scavare il percorso alla propria fazione. Allo stesso modo potremmo dire che gli stessi Koei non erano molto incoraggiati alla realtà storica: abbiamo visto come l’epilogo delle vicende di ciascun condottiero sia spesso triste, tragico o consunto. Nessun lieto fine “puro”, ma come volendo ci ha recentemente ribadito anche Il Trono di Spade, a contare (soprattutto quando parliamo di storia reale) non è la singola figura carismatica, ma la vicenda stessa che viene raccontata.

Voto Recensione di Dynasty Warriors e i Tre Regni – Breve guida videoludico-storica | Parte 2 - Recensione


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Commento

Dagli Han ai Cao, fino infine ai Sima (rinominatisi Jin) il periodo dei Tre Regni è giunto al termine, aprendo un altro capitolo della storia cinese. Certamente la particolarità più evidente a livello videoludico è la decisione dei Dynasty Warriors di fermarsi alla penultima fase della storia autentica. Potremmo pensare che sia stata una scelta obbligata dal fatto che la storia dei Dynasty Warriors è stata spesso un lungo what-if non dichiarato. Se la maggior parte delle volte avesse vinto qualcuno della prima “fase” come appunto Cao Cao, Liu Bei o la famiglia Sun non ci sarebbe stato lo spazio per l’ascesa dei Jin. Dall’altro lato però questo è stato ulteriore veicolo di confusione per i non avvezzi ai Tre Regni, che a lungo non hanno avuto una conclusione univoca della vicenda. Suddetti scenari what-if sono più “accettati” negli strategici, che appunto impongono al giocatore di scavare il percorso alla propria fazione. Allo stesso modo potremmo dire che gli stessi Koei non erano molto incoraggiati alla realtà storica: abbiamo visto come l’epilogo delle vicende di ciascun condottiero sia spesso triste, tragico o consunto. Nessun lieto fine “puro”, ma come volendo ci ha recentemente ribadito anche Il Trono di Spade, a contare (soprattutto quando parliamo di storia reale) non è la singola figura carismatica, ma la vicenda stessa che viene raccontata.