Immagine di Crusader Kings III | Recensione - Paradox Interactive ha di nuovo fatto centro
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Crusader Kings III | Recensione - Paradox Interactive ha di nuovo fatto centro

Crusader Kings III è l'ennesima dimostrazione del talento di Paradox Interactive, un grand strategy immenso e ancora più vasto rispetto al suo predecessore

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Informazioni sul prodotto

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Crusader Kings III
  • Sviluppatore: Paradox Interactive
  • Produttore: Paradox Interactive
  • Distributore: Koch Media
  • Piattaforme: PC , XSX , PS5
  • Generi: Strategico
  • Data di uscita: 1 settembre 2020 - 29 marzo 2022 (XSX, PS5),

Crusader Kings III è l’ultimo grand strategy in casa Paradox Interactive. Ambientato nel medioevo, questo titolo ci mette alla testa di una delle tante dinastie di allora e… Ok, smettiamola subito.

È inutile fare una fredda sequenze delle meccaniche di gioco o stare qui a sezionare ogni minimo anfratto, si tratta di un titolo estremamente complesso e ricco di sfaccettature, ma fare una recensione in questo modo non renderebbe alcuna giustizia all’ultima fatica creata dallo studio svedese e soprattutto non farebbe capire ciò che realmente è Crusader Kings III: un inno alla narrativa emergente.

George R. R. Martin è solo un principiante

Nel recente passato abbiamo avuto opere scritte in modo esemplare – The Last of Us - Part II giusto per nominare l’esponente più noto – ma fidatevi quando vi diciamo che vivere un'avventura lunga secoli, vestendo i panni di più personaggi – cercando soprattutto di tenere la testa ben salda sulle spalle – è ben altra cosa. In Crusader Kings III non si assiste ad una storia, ma si scrive e si è registi della Storia stessa.

Cerchiamo di farvi capire meglio, usando come spiegazione alcuni passaggi chiave di una delle campagne principali che abbiamo vissuto. Posti davanti ad un puzzle che corrisponde alla mappa di gioco nell’anno 1066 d.C, abbiamo scelto di guidare la dinastia dei Bosonidi, ai tempi duchi di Provenza – a cavallo tra la parte meridionale del regno di Francia e il Sacro Romano Impero – nella persona di Bertrando II.

Nel giro di un paio di secoli, la nostra famiglia ha accresciuto la sua fama e, facendosi largo tra i vari domini, ha scalato le gerarchie prima verso il regno di Borgogna, per poi poggiare le sue paffute natiche sul trono dell’Impero stesso. Un cammino crescente verso la gloria? Niente affatto. Crusader Kings III ha un loop unico, che sfugge a concetti classici di game design come feedback positivi e negativi – qui se volete approfondire l'argomento – e richiede di adattare costantemente le proprie azioni al mondo di gioco, che potrebbe andare avanti anche senza le azioni del giocatore. Ogni evento casuale è come la pagina bianca di un libro, fatto di bivi e decisioni.

La nostra già citata corpulenza ci ha salvato ad esempio in un paio di occasioni, quando ad un banchetto abbiamo sfruttato i chili di troppo per abbuffarci senza troppi pensieri, azione che, in un personaggio con una costituzione diversa, avrebbe al contrario aumentato il livello di stress e portato magari alla morte. Naturalmente il fisico tutt'altro che allenato ha alienato le attenzioni di nostra moglie, che ha preferito condividere le lenzuola con altri nobili.

Ogni partita nasconde momenti di questo tipo, attimi in cui si sorride con genuinità davanti ad occasioni inaspettate e successive cadute rovinose. La nostra ascesa è stata costellata di azioni poco dignitose, fra cui l’omicidio stesso dell’imperatore e di cui abbiamo fatto ricadere le colpe su un nostro ignaro consigliere, una guerra contro il Regno di Italia che chissà per quale motivo era finito al posto dell’attuale Ungheria, un pezzo di regno che è apparso nelle fredde lande scozzesi e una Crociata che abbiamo diretto verso le coste della Spagna, ancora occupate nella nostra realtà alternativa dai potentati musulmani a causa di una Reconquista mai avvenuta. Naturalmente abbiamo indicato come beneficiario dell’impresa il nostro stesso erede, perché si sa che politica e religione vanno a braccetto. Peccato solo non esser riusciti a sedurre il papa.

La dura vita di un re

Potremmo andare avanti a lungo con casi simili, ma ci limitiamo a fare i complimenti a Paradox Interactive per la sua capacità di creare una narrazione tutt’altro che lineare, mai uguale fra una partita e la successiva e soprattutto di essersi lasciata alla spalle la linearità eccessiva e la monotonia di fondo che hanno contraddistinto Imperator: Rome.

Crusader Kings III è un libro zeppo di lacrime e sangue, versate sia davanti all’ennesimo omicidio o figlio morto prematuramente, sia al cospetto di una curva di apprendimento ancora una volta molto ostica, soprattutto per chi vuole avvicinarsi per la prima volta a questo genere di opere. Gli strateghi più navigati apprezzeranno di certo le piccole novità e il fatto che molte delle meccaniche aggiunte nel secondo capitolo tramite espansioni sono qui immediatamente presenti – come i confini della mappa che arrivano fino all’India, la possibilità di usare i regni islamici e pagani e una componente ruolistica più dettagliata – ma i neofiti potrebbero trovarsi alla mercé degli infiniti fattori che incidono anche su una risorsa abbastanza basilare e fondamentale come l’oro.

Sfruttiamo l’economia per spiegare il livello della complessità di Crusader Kings III. Avere le casse piene è fondamentale per costruire nuovi edifici, per arruolare le truppe e anche per corrompere quel vescovo riottoso, solo che gli introiti derivano dai territori direttamente posseduti, dagli assedi andati a buon fine, dalle donazioni estorte – perché no – al papa, dai feudi clericali e dai vassalli, che però doneranno una parte dei propri averi in base alla legge vigente nel ducato o regno.

Bisogna inoltre tener conto delle abilità della corte e piazzare i consiglieri al posto giusto: dare il ruolo di amministratore ad un fedele ma incompetente cugino, oppure tapparsi il naso e premiare la qualità di un conte odiato? E se la scelta scontenta un potente vassallo? E se quel vassallo dà vita ad una fazione ribelle? Anche la sola componente economica non è dunque una mera catena di cause ed effetti, ma un puzzle da incastrare al meglio pezzo per pezzo.

Queste sono ovviamente le entrate, perché poi ci sono tutte le spese. Le uscite sono soprattutto imputabili agli eserciti, con le leve cittadine – la massa di plebei senza troppe pretese – arruolabili senza esborsi e i cavalieri che hanno un costo fisso, una cifra che aumenta a dismisura se chiamati alle armi durante una guerra. Insomma, capita di esser convinti di avere un’economia sana solo per scoprire di non poter tener in piedi un esercito nel momento del bisogno. E le sconfitte ovviamente si pagano a caro prezzo.

Abbiamo solo scalfito la superficie di una delle tante componenti della strategia, perché poi ci sono la guerra, la diplomazia, la religione, la cultura e il lignaggio, elementi a loro volta composti da più variabili e che si sovrappongono e confluiscono uno dentro l’altro per creare un’intricata ragnatela alla base di un design semplicemente perfetto. Il prezzo da pagare in termini di pazienza e attenzione è abbastanza elevato, ma il premio alla fine vale ogni goccia di sudore versato ed è un vero piacere scoprire gli infiniti flussi di un diagramma che termina proprio con l’obiettivo che ci eravamo preposti, come la conquista di un ducato raggiunta magari facendo scomunicare il nostro rivale tramite una mazzetta allungata sottobanco e finita chissà come nelle tasche del Vaticano.

Inoltre, giungono in aiuto dei nuovi giocatori un sistema di avvisi puntale sulle incombenze più importanti e un’interfaccia finalmente al passo coi tempi, gradevole da un punto di vista estetico, rinnovata grazie all’uso dei modelli 3D per i personaggi, impreziosita da infiniti tooltip, da rimandi all’esaustiva enciclopedia e facilitata nelle lettura per via dell’uso di colori come il rosso per i malus e il verde per i bonus. Fino a quando, durante una guerra, appaiono a schermo dieci menù, un paio di report delle battaglie, una richiesta di riscatto e la sorpresa dell'ennesimo figlio illegittimo. Paradox Interactive ha fatto del suo meglio per mettere tutto in ordine e diciamo che ci è quasi sempre riuscita.

A far da complemento alla componente strategica c'è poi l'aspetto ruolistico, con un sistema migliorato ed allargato rispetto al precedente capitolo grazie all'introduzione – questa volta senza passare per un DLC – di svariati alberi delle abilità. Per guidare al meglio i propri possedimenti non basta essere abili amministratori o formidabili guerrieri, ma occorre anche destreggiare in quell'intricato ginepraio che risponde al nome di famiglia. E non che la corte e i vassalli siano da meno.

Il rapporto con ogni personaggio varia costantemente e ci sono più modi – alcuni forse troppo semplici e di cui si abusa in ripetizione – per mantenere tranquilli i numerosi riottosi, con le buone o con le cattive, facendo sempre attenzione a non farsi nuovi nemici elargendo favori a destra e a manca. Portare a termine una partita è insomma un delicato esercizio di equilibrio, uno spietato gioco di ricatti ed estorsioni, in cui si è allo stesso tempo vittima e carnefice.

Un'inaspettata  Storia

Crusader Kings III potrebbe essere descritto come un mix fra una puntata di Beautiful e un episodio di Superquark, esattamente come ci immaginiamo una giornata tipo nel XI secolo d.C. Nelle sue stranezze, nei suoi dettagli pruriginosi e nei suoi voli pindarici, il titolo di Paradox Interactive riesce comunque a fare luce in modo accurato su molti aspetti reali – o comunque verosimili – del medioevo.

Stiamo parlando di decine e decine di case regnanti veramente esistite, di una mappa dettagliata fino alla più piccola delle città e di cosa sia stato il sistema feudale nel medioevo, dove anche l’imperatore in persona doveva fare costantemente i conti con un potere limitato e con concessioni, un’epoca in aperto contrasto con il concetto di assolutismo. Avete sempre immaginato re, baroni e vescovi slegati da diritti e doveri, capaci di nominare a piacere successori e senza freni nel togliere di mezzo vassalli scomodi? Vi sbagliate di grosso e Crusader Kings III ve lo ricorda ad ogni click sbagliato.

Le novità e le differenze di questo terzo capitolo

Crusader Kings III riprende con successo la formula vincente del capitolo precedente e rappresenta anche un netto passo in avanti. Questa è la parte della recensione dedicata alla vecchia guardia che, siamo certi, noterà immediatamente i miglioramenti e un flusso di gioco ancora più dinamico.

Lo sviluppo tecnologico è ora connesso alle culture e viene costantemente influenzato da quelle vicine, è stata data una maggior importanza alle dinastie con tanto di bonus da sbloccare al crescere della fama e soprattutto le religioni non mutano più solo a causa delle eresie storiche, ma lo stesso giocatore – soddisfacendo requisiti abbastanza esosi – può creare un credo ex novo, con tanto di dottrine, virtù e peccati, possibilmente facendo coincidere i valori positivi della fede con i tratti del proprio personaggio.

Come da tradizione, re, duchi e baroni sono infatti caratterizzati da una molteplicità di sfaccettature, che incidono in modo diretto sulle abilità militari e amministrative, nonché nella relazione con gli altri, infiniti, personaggi. Grazie al rinnovato motore grafico questi tratti hanno ora un immediato impatto visivo e, non nascondiamo il nostro cinico sadismo, è sempre piacevole accogliere a corte un nano sfregiato senza un braccio.

Anche la componente bellica è stata rivista e migliorata. Gli eserciti sono quantitativamente sostenuti dalle leve cittadine – che dipendono soprattutto dal numero di territori posseduti – ma qualitativamente dipendono dai cavalieri e dagli uomini d'arme, unità arruolabili tramite l'esborso di oro e che possono garantire la vittoria anche a piccole contee e ducati invase magari una massa informe di migliaia e migliaia di plebei.

Crusader Kings III è un continuo susseguirsi di eventi casuali e di decisioni prese senza saper bene quale sarà il finale, con l’unico obiettivo di far prosperare la propria casata fino alla data di termine, posta come sempre al 1453. Rispetto al secondo capitolo, Paradox Interactive ha però mischiato le carte per quel che riguarda la data di inizio della campagna.

Se in passato le lancette dell’orologio potevano esser piazzate a piacere su qualsiasi anno successivo al 1066 – escludendo le date alternative introdotte con i successivi DLC – ora la scelta ricade solo su due opzioni, l’867 d.C e ancora una volta il 1066 d.C. Queste due date non sono affatto casuali, coincidono con momenti storici precisi – nel primo caso la salita al potere della dinastia macedone nell’Impero bizantino e l’avanzata dei vichinghi nelle isole britanniche, nel secondo caso l’invasione normanna guidata da Guglielmo il conquistatore, giusto per citare dei casi – e sono stati sfruttati per dare al giocatore degli scenari affascinanti e dei personaggi di rilievo da guidare.

Nulla vi vieta però di ignorare questi protagonisti e di selezionare uno sconosciuto conte disperso sui Pirenei, capitolo iniziale di una Reconquista tutta da scrivere, oppure di un signore della guerra alla guida delle sue tribù nelle steppe russe.

Un medioevo progressista

Crusader Kings III getta una luce nuova sul passato, ma ha lo sguardo proiettato al futuro. Spendiamo le ultime righe di questa analisi per fare i complimenti a Paradox Interactive e all’inclusività della sua opera. Sfogliando le impostazioni, oltre ai classici menù per video e audio, è infatti presente una lunga sequela di opzioni utili per “calibrare” – scusate il pessimo termine – i generi e gli orientamenti sessuali. Ci si può così attenere a quelli che erano i dogmi religiosi e mantenersi vicini ad una situazione – almeno per come è arrivata a noi – più verosimile e limitare ad esempio, nei regni cattolici, l’apparizione di personaggi omosessuali. Nulla vi vieta però di prendere una strada differente e di dare più spazio ed importanza a personaggi bisessuali o asessuati.

Paradox Interactive ha imbracciato la scelta migliore, ha aumentato l’inclusività ma senza imporre una visione unica e lasciando libertà a ciascun giocatore di modellare a piacere la propria partita.

In conclusione, Crusader Kings III si inserisce con prepotenza fra i migliori strategici degli ultimi anni e, nel suo piccolo, riesce a fare un passo in avanti verso tematiche sempre più centrali e importanti anche nel mondo dell’intrattenimento.

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Voto Recensione di Crusader Kings III - Recensione


9

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • La vera narrativa emergente

  • Profondità strategica unita ad un gioco di ruolo

  • Graficamente rappresenta un netto passo in avanti

  • Non ha una fine

  • Un corso di storia diverso dal solito

Contro

  • Alcune meccaniche vengono sfruttate a ripetizione

  • Solo due date di partenza

  • Alle volte i menù sono davvero troppi su schermo

Commento

Crusader Kings III riesce nella difficile impresa di migliorare il già ottimo precedente capitolo e, cosa non sempre scontata quando si ha a che fare con Paradox Interactive, i DLC sembrano ancora lontani e soprattutto meno necessari. Ancora una volta, come tradizione per la software house svedese, siamo al cospetto di un grand strategy ricco e profondo, accompagnato da una narrativa emergente unica nel suo genere e che rende ogni partita differente. Inoltre, le migliorie apportate alle interfacce e l'aspetto decisamente più moderno nascondono in buona parte l'ermeticità e il complesso sistema che unisce le varie meccaniche di gioco.