Cosa deve fare il prossimo gioco di Hideo Kojima, secondo Hideo Kojima

Su cosa deve basarsi il prossimo gioco di Hideo Kojima? Ne parla Hideo Kojima, discutendo di come sia cambiato il suo lavoro dopo il COVID.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Durante lo scorso anno, quando le distopie di isolamento sociale proposte da Death Stranding trovarono realizzazione nel momento in cui ci ritrovammo tutti costretti alla quarantena, con i membri della catena logistica del lavoro che erano gli unici a cercare di collegare realtà diverse e fornire risorse a chi non poteva uscire di casa, qualcuno ha scherzato sulle capacità divinatorie di Hideo Kojima.

Il noto autore di videogiochi giapponese, a capo della reinventata Kojima Productions dopo il divorzio da Konami che l'ha resa indipendente, rispose di non avere (ovviamente) a disposizione nessuna palla di vetro. Niente voci dal futuro per la società ipermediale dove è difficile distinguere la fonte affidabile dalla convenienza vista in Metal Gear Solid 2, niente sussurri da un oracolo per la nuova ondata di mercenari noti come PMC che fanno della guerra un business di Metal Gear Solid 4 e niente visioni dal domani per l'isolamento sociale e la pericolosità di entrare a contatto con altri esseri umani di Death Stranding.

«Il futuro si raggiunge per accumulo» spiegò Kojima, sottolineando di essere un osservatore e che non sia difficile, pertanto, intuire le direzioni della società, prestando attenzione a verso dove questa si muova, un passo alla volta.

La questione è tornata sotto i riflettori durante la Summer Game Fest, dove il game director ha partecipato alla kermesse condotta da Geoff Keighley per presentare il per ora misterioso Death Stranding: Director's Cut – dove i richiami al passato, più che al futuro, sono stati numerosi.

L'occasione è stata prolifica per parlare anche di processi creativi e di come il COVID-19 abbia cambiato il modo di Kojima di immaginare i videogiochi. Dobbiamo aspettarci qualcosa di completamente diverso dal passato, nel suo prossimo progetto ancora non svelato?

Quando il futuro va troppo veloce

Intanto che il Giappone è ancora particolarmente alle prese con gli impedimenti causati dal COVID-19, mentre la campagna vaccinale procede a ritmi abbastanza lenti, Kojima ha dichiarato di aver vissuto questo periodo a rendersi conto del fatto che il futuro sia arrivato troppo velocemente.

Se, infatti, è servita una ventina d'anni per vedere realizzata pienamente quella (inquietante?) invocazione della Selezione per la Sanità Sociale sui mass media di Metal Gear Solid 2, sono bastati pochi mesi perché le divisioni di Death Stranding e quel senso di insicurezza nell'avventurarsi in lidi lontani dal proprio rifugio personale, come prepper del mondo reale, diventassero concreti.

«In passato, quando creavo pensavo a cosa sarebbe potuto accadere alla società da lì a cinque, dieci o vent'anni. Era come predire il futuro, aggiungendo l'elemento di intrattenimento» ha raccontato il game director a Keighley. «È così che ho sempre creato. Questa volta, però, il futuro è arrivato troppo presto, soprattutto nel caso di Death Stranding. Quindi ho riflettuto su come penso e creo, ora».

In passato, soprattutto, in occasione dell'uscita dell'avventura itinerante di Sam Porter Bridges, Kojima aveva sempre sottolineato di voler portare dei messaggi con l'intrattenimento. I suoi videogiochi, ne abbiamo discusso di recente in una visione d'insieme sul videogame che implica messaggi sociali, sottolineano spesso storture sociali e l'intrattenimento va a braccetto con la volontà di "appesantire l'utente". Addirittura, quando venne intervistato da Rotten Tomatoes Kojima spiegò di voler raggiungere un obiettivo simile a quello di Kurosawa con il suo Anatomia di un rapimento, che fece prendere coscienza del crimine del sequestro di persona, portando a una revisione delle pene in Giappone.

«È un po' anche il mio desiderio quando creo un videogioco» raccontò Kojima in quell'occasione. «Credo che l'intrattenimento debba avere il potere di cambiare la società, l'intrattenimento non è semplicemente intrattenimento: lascia delle cose nel cuore delle persone, e quella persona potrebbe poi essere portata a sua volta a creare qualcosa. È una spinta, una cosa che si porta nel mondo reale, il giorno dopo».

Una visione che, anche dopo il COVID e le riflessioni recenti di Kojima, non è cambiata. Alla Summer Game Fest, l'autore giapponese ha dichiarato:

Ci ho riflettuto molto. Visto che parliamo di intrattenimento, deve essere divertente. Voglio però che il giocatore abbia anche qualcosa da imparare. Dal momento, però, che i tempi stanno recuperando così rapidamente terreno sulle previsioni, non si tratta più solamente di finzione. È per questo che ho trascorso del tempo a reimmaginare il mio processo creativo, credo lo stiano facendo tutti i creatori.

Kojima sostiene che il fatto che una distopia come Death Stranding abbia cominciato così rapidamente a somigliare alla realtà, per via della pandemia, sia da considerarsi come un nuovo inizio nel rapportare le rappresentazioni videoludiche alla società che abbiamo intorno.

«È un po' come quello che è successo dopo l'11 settembre» ha citato, evidenziando un prima e un dopo COVID nella creazione dei videogiochi. «Dobbiamo considerare che direzione dobbiamo prendere, come intrattenimento. Penso sia un grosso onere, per noi» ha aggiunto.

Il prossimo videogioco di Hideo Kojima

Nel corso della chiacchierata, Keighley ha tentato di scucire a Kojima qualche dettaglio sul suo misterioso nuovo progetto in lavorazione: artwork dell'art director Yoji Shinkawa suggerivano alcuni scorci simili a Death Stranding, altri riferimenti invocavano più un nuovo tentativo di avventurarsi nell'horror dopo la triste deriva del progetto Silent Hills.

In merito, Kojima non si è ovviamente sbilanciato, ma ha promesso che le cose andranno diversamente che in passato. Kojima lo dice a chiare lettere e questo potrebbe essere relativo anche a come il gioco sarà annunciato, presentato e accompagnato mano nella mano alla release.

Il director è famoso per i suoi infiniti teaser, le auto-citazioni e i riferimenti nascosti, ma questa volta afferma «non posso dire molto specificamente, ma non sarà come in passato, non sarà uno step alla volta». Rimane da capire se questo potrebbe significare trovarsi di fronte al suo nuovo progetto senza troppi passaggi intermedi, proprio in virtù della volontà di lavorare con logiche e scalette diverse rispetto al passato.

«Sarà un cambiamento radicale, come dopo l'11 settembre» ribadisce Kojima. «Dobbiamo adattarci e pensare a nuovi metodi per creare, l'intrattenimento non può rimanere indietro. Devo pensare a cosa potrebbe succedere nel futuro».

Questo suggerisce che, pur con tutta la libertà creativa espressa nelle sue distopie (pensiamo al concetto di entità estintiva e di Spiaggia in Death Stranding), il prossimo gioco di Kojima rimarrà abbastanza ancorato – o avrà riferimenti – a strutture sociali quantomeno simili a quelle reali, che possano comunicare un messaggio di rilievo sociale.

«Se nel mio gioco ci fosse qualcosa come la venuta degli alieni, non importerebbe molto lo stato del mondo attuale, potremmo metterci qualsiasi concetto o idea» ha ragionato il game director. «Ma io voglio che ci siano sempre degli elementi sociali alla base del gioco, per introdurre i giocatori a cosa sta succedendo e magari portarli a rifletterci su. Ovviamente, questo dovrebbe avvenire mentre il tutto è ancora di intrattenimento».

Un così elevato numero di riferimenti all'importanza che il gioco sia ancora di intrattenimento sembra quasi una auto-riflessione su Death Stranding, estremamente polarizzante nelle sue meccaniche di gameplay, e alla vigilia del lancio del quale Kojima dichiarò alla BBC di essere molto ansioso per le reazioni controller alla mano, proprio perché temeva che alcuni giocatori non lo avrebbero trovato abbastanza divertente.

«Con questa velocità nei cambiamenti, devo considerare quale predizione faccio e in che modo introduco le idee al giocatore» ha concluso la guida di Kojima Productions.

Appare evidente da queste dichiarazioni, insomma, che l'esperienza di quarantena abbia tracciato un prima e un dopo nella mente creativa dell'autore giapponese, più intenzionato che mai a discutere di società (e sociologia?) nella sua prossima fatica.

Con un forte focus sulla volontà di rendere l'opera divertente, Kojima ha sottolineato a più riprese l'importanza di impreziosirla anche di un messaggio e di una riflessione che il giocatore possa portare con sé: nonostante i cambiamenti e le nuove certezze maturate, insomma, in questo e nel suo viscerale legame per il videogioco come veicolo di messaggi, i giocatori di lunga data riconosceranno sicuramente il Kojima di sempre.

Se siete pronti a guardarvi dentro e a scoprire che non importa la distanza – anche se siete soli, qualcuno pronto ad aiutarvi c'è – allora è il momento di tuffarvi dentro Death Stranding.