Immagine di Astro's Playroom | Video Recensione PS5 - Deliziosamente next-gen
Recensione

Astro's Playroom | Video Recensione PS5 - Deliziosamente next-gen

Pre-installato su PlayStation 5, Astro's Playroom è un adorabile viaggio nelle novità offerte da DualSense, ma anche un platform ricco di easter egg

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Informazioni sul prodotto

Immagine di Astro's Playroom
Astro's Playroom
  • Sviluppatore: ASOBI
  • Produttore: Sony Interactive Entertainment
  • Distributore: Sony Interactive Entertainment
  • Piattaforme: PS5
  • Generi: Azione , Platform
  • Data di uscita: 19 novembre 2020

Quando si parla di un videogioco che arriva pre-installato in una piattaforma, la diffidenza è sempre dietro l’angolo: noi videogiocatori non abbiamo ancora fatto pace con l’idea che qualcosa possa esserci data compresa nel prezzo, complice un’industria che propone di tanto in tanto modelli di monetizzazione molto aggressivi, e anche Astro’s Playroom ha rischiato di finire in questo calderone-del-sospetto.

Così, quando Sony ha annunciato che il platform di ASOBI (una delle divisioni di Japan Studio) sarebbe stato compreso all’interno di PlayStation 5 e già installato, molti sono saltati a superficiali conclusioni affrettate, come il fatto che fosse una scarna demo o poco più, che sono piacevolmente smentite dalla realtà dei fatti: Astro’s Playroom è davvero un videogioco. Ed è un videogioco delizioso.

Tech demo sarai tu

Vi avevamo già riferito nella nostra anteprima di qualche giorno fa che Astro’s Playroom ha su di sé un compito importante compito: quello di essere, per molti, il primo gioco in assoluto che proveranno su PlayStation 5. E proprio questa consapevolezza è diventata il cuore pulsante del progetto di ASOBI, che nato con la natura di una tech demo, prende una via tutta sua per trasformarsi in un platform coloratissimo e divertente, senza rinunciare a fare da bussola ai nuovi arrivati.

Sotto i riflettori è soprattutto il controller DualSense, ciò che sa davvero di next-gen in tutto quello che di PS5 in questi giorni abbiamo potuto saggiare: Astro’s Playroom lo esplora in lungo e in largo e, innalzando sull’altare delle mascotte di PlayStation l’adorabile Astro, spinge l’utente a guardare al futuro del marchio Sony a partire dal passato e dai ricordi che, tra X, O, Quadrato e Triangolo, tutti noi in qualche modo condividiamo — seppur senza conoscerci. Una magia videoludica albergata nei feels che Astro’s Playroom sdogana per farne il suo cuore pulsante.

Il potenziale di PS5, spiegato bene

La nuova avventura vede il nostro Astro al centro di uno scenario che lo vede pronto a balzare all’interno di quattro mondi, o macro-aree: del primo, Fonti Raffreddanti, vi abbiamo già dato resoconto nel nostro articolo di pochi giorni fa, e gli altri tre sono strutturati allo stesso modo.

Ciascuno dei quattro mondi di gioco contiene, in realtà, quattro aree consecutive che potremmo considerare come dei singoli livelli: si tratta di scenari in cui si alternano meccaniche differenti e che rendono l’esperienza eterogenea, evitando di reiterare le stesse dinamiche troppo a lungo e garantendo così un intelligente ritmo di gioco.

Ci troveremo così a saltare oltre gli ostacoli, spesso su piattaforme semoventi, a scacciare nemici goffi che tenteranno di farci la festa e folgorarci, a raccogliere monetine sparse per lo scenario e a portare a casa avidamente collezionabili di ogni sorta. La natura è, in tutto per tutto, quella di un tradizionale platform in tre dimensioni, dove ogni cosa è però costruita per strizzare l’occhio alle potenzialità di DualSense.

Come vi spiegavamo nell’anteprima, infatti, il gioco sfrutta pienamente il controller che più di ogni altra cosa in PS5 guarda a un nuovo modo di giocare: i vostri passi sulla sabbia sono accompagnati da un flebile vibrazione e da un effetto sonoro che arriva direttamente dal controller, la pioggia che sbatte sul vostro ombrellino prima e la grandine poi sono ricreate in modo straordinariamente fedele dal feedback aptico e perfino il microfono finisce coinvolto nelle meccaniche, quando ci soffierete contro per avviare l’elica della vostra improvvisata zattera.

Tutto, in Astro’s Playroom, è stato costruito pensando a dare sensazioni sempre diverse e uniche al giocatore, facendo in modo che i quattro macro-livelli potessero esplorare tutte le diverse aree di applicazione dei nuovi sensori di DualSense. Vale lo stesso discorso anche per i grilletti adattivi che qui, molto più che in Marvel’s Spider-Man: Miles Morales, esprimono un’infinità di potenziale che attendiamo di vedere all’opera in videogiochi che puntano all’alto tasso di coinvolgimento: quando Astro si troverà a tendere un arco il grilletto diventerà più rigido per la resistenza dell’arma, quando tirerà la leva di una macchina gacha con cui giocare sentirete L2 bloccarsi come per un “gradino” da superare per avviare il meccanismo in-game; e, ancora, quando dovrete arrampicarvi con una mano assegnata a L2 e una a R2 sentirete tutto il peso del vostro corpo che oscilla nel vuoto e la fatica di allungare il braccio fino al prossimo appiglio sicuro.

Il dinamismo mostrato da Astro’s Playroom vi farà vivere la sua esperienza con un sorriso quasi costante sulla faccia, perché è lecito chiedersi in che modi creativi i designer dei giochi next-gen riusciranno a sfruttare queste nuove possibilità di output per dare ai giocatori esperienze ancora più intriganti.

La questione del sorriso costante a cui facevamo cenno si accascia un po’ nelle sezioni in cui sarete chiamati a servirvi dei sensori di movimento, due per ciascun mondo: per quanto varie negli intenti, si tratta di fasi in cui il level design si trova un po’ “costretto” dal fatto che i suddetti sensori siano tutto meno che agili per percorsi prolungati e difficili da bilanciare tra le mani. Vi capiterà di morire, in sintesi, solo in alcune di queste fasi, che semplicemente non godono della stessa brillantezza e del piglio creativo delle altre controparti.

Costruire il futuro e tenere in vita il passato sono la stessa cosa

Mentre sarà impegnato in salti oltre dirupi, in rimbalzi misurati e in una sfida sempre accessibile anche ai neofiti e per tutta la famiglia, il nostro Astro sarà chiamato anche a mettere insieme dei collezionabili che sono, in realtà, dei memorabilia dalla storia di PlayStation.

Ognuna delle quattro aree rappresenta infatti una delle generazioni precedenti di Sony: nel primo mondo troverete memorabili a tema PlayStation, nel secondo su PlayStation 2 e così via. Mettendole insieme, andrete ad allestire un allegro stanzone battezzato PlayStation Labo, dove verranno esposti come cimeli tutti i collezionabili che avete messo insieme, ognuno in un suo quarto di stanza e circondato da piccole chicche, tra action figure di Spyro e dischi inconfondibilmente neri.

Se alcuni collezionabili risultano in una presenza verbosa (siamo piuttosto sicuri che nessuno di voi si emozionerà quando ritroverà l’impugnatura da pistola per PlayStation Move, per capirci), altri sicuramente vi riporteranno alla memoria dei bei ricordi, accompagnandosi a descrizioni che si perdono un po’ nell’autocelebrazione, ma che sanno strappare più di qualche sorriso.

A tutto questo si accompagna uno degli aspetti più divertenti di Astro’s Playroom: la valanga di easter egg nascosti nei suoi mondi. Da Kratos a riva con Atreus in una barchetta improbabile a Sam Porter Bridges impantanato nel fango, passando per la Buster Sword di Cloud e per richiami all’orizzonte che riportano a Shadow of the Colossus: non vogliamo anticiparvi nient’altro, ma vi assicuriamo che dietro ogni passo Astro’s Playroom nasconde una scenetta che richiama alcuni dei videogiochi che hanno fatto la storia di PlayStation e le hanno permesso di diventare sinonimo del videogame stesso, all’alba della sua quinta generazione.

In complesso, potete terminare la vostra corsa in tutti i livelli in un paio d’ore, ma se volete raccogliere tutti i collezionabili e godervi tutte le chicche, senza andare di fretta, Astro’s Playroom si estende fino a circa quattro ore — con anche qualche sorpresa aggiuntiva sul finale, che non dimentica di omaggiare il passato che gli ha dato i natali.

La direzione artistica di Astro's Playroom

Da un punto di vista della direzione artistica, Astro’s Playroom è senza ombra di dubbio un piacere per l’occhio e per l’orecchio: il gioco gira agilmente in 4K e 60 fps (e HDR), risultando in un tripudio di colori sgargianti che vi rapirà fin dal primissimo impatto. Ad accompagnarlo è anche una colonna sonora ipnotica e allegra, capace di regalare la giusta atmosfera a ogni momento.

È proprio la direzione artistica a essere il vero plus della produzione: se il level design non ha nessuno slancio di genio, limitandosi a seguire scolasticamente quanto i platform tradizionalmente hanno da offrire tra salti, nemici da schivare e oggetti da raccogliere qua e là, è il modo in cui tutto questo viene confezionato a risaltare per personalità e capacità di prendere la storia di PlayStation straordinariamente sul serio, senza… prendersi troppo sul serio.

Se volete provare a prenotare PlayStation 5 in caso di nuove disponibilità, considerando che la console non sarà venduta nei negozi fisici al day-one (ma solo per chi non l'ha prenotata), tenete d'occhio la sua pagina su Amazon. A questo link, invece, le prenotazioni da Media World.

Voto Recensione di Astro's Playroom - Recensione


7.4

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Trasforma l’autocelebrazione della storia di PlayStation in un platform divertente e allegro

  • L’uso che fa di DualSense è la cosa più nextgen che abbiamo visto fino ad ora

  • Gli easter egg nascosti vi daranno assuefazione e vorrete scoprirli tutti

  • Colonna sonora irresistibile

Contro

  • Platform senza alcuna velleità

  • Le fasi con i sensori di movimento non sempre sono all’altezza

Commento

Astro’s Playroom è una dichiarazione d’intenti di Sony. Poteva accontentarsi di essere una tech demo, ma dal momento che la strategia scelta per il futuro di PlayStation è quella dei giochi che abbiano una forte attrattiva, non poteva che sposare la causa e presentarsi a sua volta come un gioco vero e proprio. A fronte di un level design senza troppi guizzi, che è bravo a rimescolare meccaniche chiave dei platform, troviamo una direzione artistica di personalità, capace di tramutare l’auto-celebrazione (a tratti ridondante ma simpatica) del brand Sony in un videogioco che scorre via con piacere e fornisce un antipasto di next-gen, grazie all’esplorazione integrale di DualSense. Dove il potenziale mostrato nel controller dopo questo gioco ci condurrà, non starà al piccolo Astro deciderlo: lui ha fatto il suo — e senza costarci neanche un euro.